Incidente stradale sulla Mausonia, addio a Giuseppe Tomei storico gestore del "Bar del Tribunale"

Il ricordo dei parenti in una lettera

02 Giugno 2013   16:33  

"Non è giusto che una persona venga ricordata come "bella", solo quando non c'è più. Ma poche righe gliele dobbiamo".

Inizia così la lettera in ricordo di Giuseppe Tomei, scritta da alcuni familiari.

Giuseppe, meglio noto in città come "Pino", se ne è andata a 54 anni.

A strapparlo a questa vita un drammatico incidente stradale avvenuto la vigilia di Natale. Un gravissimo incidente dopo il quale Pino è rimasto per mesi in prognosi riservata, fino a due giorni fa, quando non ce l'ha più fatta.

Pino era il titolare del "bar del Tribunale" che fino al sisma del 2009 era a Piazza Palazzo, a pochi passi dalla sede del Comune.

Pino la sera del 24 dicembre 2012 è stato coinvolto in un incidente, lui a bordo della sua Panda, l'investitore a bordo del suo fuoristrada Nissan.

Gestore del bar in centro dal 1978 (la sua famiglia l'aveva aperto agli inizi del secolo scorso) dopo il sisma Pino era andato sulla costa come sfollato, a causa della sua condizione personale: era single, e non aveva accesso ai requisiti per gli alloggi pubblici costruiti dopo il terremoto. Pino poi aveva perduto il lavoro, che rappresentava una ragione di vita per lui, oltre che la sua unica fonte di reddito. Il suo ritorno a L'Aquila era stato possibile solo nel marzo del 2012.

I suoi parenti lo vogliono ricordare, sottolineando anche che nessuno, dopo il sisma, si è ricrdato di lui:

"Non è giusto che una persona venga ricordata come "bella", solo quando non c'è più. Ma poche righe gliele dobbiamo

Lui ha vissuto in un bar storico della città, che era la sua vita, fino allo stramaledetto sei aprile. Lui è stato costretto per mesi lontano dalla sua città, arrangiandosi alla bene e peggio, come molti di noi.

Lui, finalmente assegnatario di un alloggio presso la sua città, ha tentato vanamente di ricrearsi una vita. Lui, infine, aveva trovato un lavoro, iniziato la mattina della vigilia di Natale. La prospettiva futura, la tradizione dell'aperitivo al Boss, e della cena in famiglia, lo avevano reso finalmente felice dopo uno sfinente limbo di stillicidio.

Lui parlava del suo nuovo impiego, definendo il posto "un paradiso".

Dopo la cena, tornando a casa, un pickup decideva che in paradiso doveva starci in eterno, pur passando attraverso un purgatorio di mesi di sofferenze. Lui se ne è andato.

E questo sfogo è dovuto alla rabbia per la nostra situazione. Il fato regna sovrano, ma la quotidianità deve esserci garantita.

Noi pretendiamo che nessuno sia privato dell'opportunità di vivere in una casa, e di avere un lavoro.

A L'Aquila il terremoto persiste da quattro anni nelle nostre menti, e questo vuole essere un atto d'accusa nei confronti di chi non riesce a farcelo superare, togliendoci ciò che è un diritto innegabile di ogni uomo: libertà e dignità. Quello a cui ognuno di noi deve contribuire con le proprie forze e la propria anima è il poter parlare di queste situazioni dicendo "mai più". Insieme ce la faremo, perché saremo montanari, saremo ignoranti, ma semo tosti.

Questo vuole essere un saluto ad una persona che non era perfetta, come tutti noi, ma era una persona che merita le si auguri con tutto il cuore un buon viaggio."


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