L’amministrazione
comunale di Chieti ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale. Dopo gli
ultimi avvenimenti, infatti, tra roghi criminali, siti contaminati, e allarme
diossina si fa sempre più indispensabile un radicale intervento di bonifica nei
punti di maggiore crisi della città di Chieti e più in generale nella vallata
del Pescara. Una mappa dettagliata dell’inquinamento, realizzata sulla base di
uno studio affidato al professor Visconti dell’Università dell’Aquila, verrà
infatti consegnata ai tecnici dell’agenzia per la tutela ambientale. Il direttore
regionale dell’Arta Gaetano Basti, ha tracciato un quadro generale della
situazione, facendo riferimento non solo all’incendio avvenuto all’alba di domenica
allo Scalo, ma anche al rogo divampato sabato scorso alla Ecotec di Ortona, evidenziandone
le differenze. “La precisa individuazione dei coni di ricaduta delle sostanze”,
precisa infatti Basti, “riguarda sia Chieti che Ortona, ma è bene chiarire che
parliamo di situazioni molto diverse: più grave l’episodio allo scalo, non solo
perché i materiali bruciati hanno caratteristiche più pericolose rispetto da
quelli andati in fumo a Ortona, ma soprattutto perché la combustione è avvenuta
a cielo aperto e gli elementi tossici sono stati trasportati dal vento su tutto
il territorio urbano. L’incendio alla Ecotec ha prodotto danni più limitati,
perché in qualche modo è stato mitigato dalla copertura del capannone”. In entrambi
il fattore più preoccupante è la diossina, anche se per quanto riguarda Chieti
la situazione è decisamente più preoccupante.
A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per i rifiuti delle vecchie
discariche che pian piano riemergono lungo il fiume Pescara. “Per i siti
contaminati”, chiariscono Valter De Cesare e Bassam El Zohbi (rispettivamente
assessori della giunta Ricci all’urbanistica e all’ambiente), “si sta
procedendo con il settore ecologia della Provincia nelle analisi necessarie per
la ricostruzione della effettiva portata della emergenza ambientale in atto”.
La settimana prossima saranno effettuati i prelievi nella zona di San
Martino che si annuncia particolarmente contaminata, proprio in corrispondenza del
nuovo pozzo Aca. “Si ritiene”, aggiungono i due assessori, “con elevata probabilità,
che l’intera fascia a ridosso del fiume, dalla zona dell’ interporto (Manoppello
ndr) a quella di San Martino, quindi su un territorio di centinaia di ettari,
sia costituita da un continuum di siti gravemente compromessi da inquinanti
tossici, sia chimici che metallici”. Diagnosi accertata dell’Arta, che conferma
la presenza di rifiuti nocivi. “Purtroppo sono numerosi i fronti di emergenza
su tutto l’Abruzzo”, commenta Basti, “ si tratta di questioni che non possono
certamente essere affrontate in una condizione di scarsità di risorse
finanziarie e senza una precisa programmazione da parte della Regione”.
(IP)