La controversia legale attorno al giovane di Castel di Sangro, Luciano Grossi, coinvolto nell'incidente che ha portato alla morte dell'orso Juan Carrito, si intensifica. La Procura di Sulmona ha portato il caso di diffamazione sui social media davanti al giudice per le indagini preliminari, Marta Sarnelli. Grossi, che il 23 gennaio dello scorso anno ha investito e ucciso l’orso, ha deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Stefano Iafolla.
Le indagini condotte dalla polizia postale dell’Aquila non hanno permesso di identificare gli autori dei commenti offensivi, che avevano preso di mira Grossi dopo l'incidente. Nonostante le accuse di diffamazione sui social, che avevano inferto un duro colpo alla reputazione di Grossi, la Procura non è riuscita a rintracciare i responsabili.
L'avvocato di Grossi, Gaetana Di Ianni, aveva presentato cinque querele contro diciassette persone e un rappresentante legale di un'associazione animalista. Solo una delle denunce ha portato all'identificazione dell'autore della diffamazione, ma quest'ultimo non è stato indagato. La Di Ianni ha contestato la richiesta di archiviazione, chiedendo al giudice di disporre nuove indagini per rintracciare tutti i responsabili dei commenti diffamatori.
«Grossi è stato bersaglio di attacchi ingiustificati che hanno danneggiato la sua reputazione e causato notevole stress», ha dichiarato Di Ianni. Ora spetta al giudice decidere se archiviare il caso o proseguire con ulteriori indagini.
L'incidente era avvenuto su una strada che conduce al cimitero di Castel di Sangro. L'Opel Corsa bianca di Grossi era stata distrutta dall'impatto, ma né il conducente né i passeggeri erano rimasti feriti. Juan Carrito, l'orso diventato noto per le sue incursioni alla ricerca di cibo, aveva attirato l'attenzione di molti per le sue avventure al di fuori del Parco nazionale.