Io padre nell'asilo dei pregiudizi

Sono ormai 24 ore che vivo nel dubbio atroce di aver sbagliato qualcosa, di non aver capito o saputo ascoltare. 

Sono un padre, un padre che ogni giorno, o quasi, accompagnava all'alba il suo bellissimo bambino nell'asilo Cip e Ciop dell'Aquila. 

La struttura l'avevo scelta con mia moglie subito dopo il terremoto del 2009. 

Era stata appena riaperta in un grande container e mi dava, già solo per quello, sicurezza e non un senso di precarietà, come sarebbe stato più giusto che fosse. 

Visitammo numerosi "nidi", ma quello ci sembrò perfetto ed Anna passò due anni splendidi. Nella struttura e tra le educatrici sviluppò per loro un sincero affetto.

Così all'arrivo di Marco ci sembrò naturale rivolgerci a Cip e Ciop  che aveva mantenuto quasi tutte le educatrici a cui eravamo tutti affezionati.

Ma da 24 ore sono dilaniato dai dubbi come solo dopo la terribile scossa del 2009 sono stato. 

Ho dato fiducia a quelle ragazze, a quelle educatrici, che sono in larga parte madri loro stesse, ma quella fiducia come è stata ripagata?

Mi ritrovo a giustificare il presunto carnefice come le giovani vittime di violenza sotto shock o posso addurre motivazioni plausibili che mi fanno temere più il pregiudizio della gente che i presunti maltrattamenti all'interno dell'asilo. 

Fiumi di bile scorrono tra le pagine di Facebook, giovani madri che si trasformano in giudici e boia, ma che non fanno nulla di concreto ed io, parte lesa, che mi ritrovo a scommettere di nuovo in Cip e Ciop e nelle sue educatrici. 

Troppi particolari e troppe sensazioni mi portano a puntare ancora su di loro. 

Eccomi davanti alla città nudo contro i pregiudizi della gente e delle istituzioni che mai hanno neanche scambiato una parola con quelle giovani donne messe alla gogna con tanta leggerezza. 

Eccomi a difendere il mio presunto boia...

Ma non sono solo e questo mi stimola e mi convince che sto facendo la cosa giusta, siamo in tanti e vi sfidiamo, città fatta e disfatta nei pregiudizi!