Ipazia, una donna scomoda scordata da tutti

Un libro e un film ne raccontano la vita

09 Dicembre 2009   16:07  

Esiste una donna che, a 1600 anni dalla sua morte, ancora non ha ricevuto giustizia. Questa donna si chiamava Ipazia, era una matematica, astronoma e filosofa uccisa, o meglio massacrata, per ordine di Cirillo, ora santo, all'epoca vescovo e patriarca. L'unica colpa di questa grande intellettuale era quella di aver professato il libero pensiero, di aver invitato i suoi 1200 seguaci a non cadere nelle trappole dei fondamentalismi.
Idee assolutamente condivisibili, sacrosante direi, ma non nel IV secolo, quando una mentalità ottusa e maschilista aveva stabilito che il gentil sesso era buono solo per stare in cucina ed accudire i figli. Ipazia, invece, si dedicò allo studio delle stelle, della musica e dei numeri, ed insegnava per le strade, convinta dell'impossibilità di escludere alcuno dal diritto alla conoscenza. Era veramente troppo per un uomo avido di potere come Cirillo, il quale la condannò a morte.
Venne, allora, portata dentro una chiesa da alcuni monaci parabolani, denudata, privata degli occhi e fatta a pezzi. Non soddisfatti di aver commesso questo efferato omicidio, la gettarono nella spazzatura, come si fa con i rifiuti. Per quasi due millenni la fine di questa donna è stata tenuta sotto silenzio, ma ora, per fortuna, la verità sta tornando a galla, anche se non senza tante, troppe difficoltà. Del resto l'unico modo per uccidere davvero una persona è cancellarne il ricordo.
Ad inizio ottobre, però, è uscito un libro: 'Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo', col chiaro intento di rompere il muro di silenzio creato attorno alla sua figura, troppo a lungo rimasta nell'ombra. Questa importante opera, scritta da Adriano Petta e Antonino Colavito, è già arrivata alla terza edizione, riscontrando un clamoroso successo di pubblico. L'inventrice dell'astrolabio, insomma, sta cominciando a ricevere giustizia.
Come dicevo però, siamo in Italia e per questo non può mai andare tutto liscio. Alejandro Amenàbar, noto regista spagnolo, ha realizzato un film (Agorà) dedicato alla vita di Ipazia, già presente nelle sale di mezzo mondo, ancora senza distribuzione da noi. Qui nasce il mistero. Come mai una pellicola d'autore, presentata in una vetrina prestigiosa come il Festival di Cannes non riesce ad arrivare nei cinema nostrani?
Nessuno sa dire il perché. Qualcuno ipotizza non provate pressioni del Vaticano, altri semplici calcoli economici. Qualunque sia la ragione, nessuna è tanto valida da giustificare un simile oscurantismo, una censura senza precedenti per una vita esemplare che, se ben raccontata, potrebbe addirittura risultare edificante.
"Per i cattolici sarà un momento di dolore scoprire la storia di Ipazia, nascosta per 1600 anni e che con questo film non sarebbe più soltanto nota agli studiosi ma a un pubblico vastissimo", ha affermato Andrea Petta. Per me, da cattolico, l'unico dolore è quello di aver scoperto come, a distanza di così tanto tempo, la verità faccia ancora molto male.

Francesco Balzano

 

 


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