Italiani e tedeschi: connubio inscindibile?

21 Luglio 2006   12:20  
"Italiani in Germania tra Ottocento e Novecento. Spostamenti, rapporti, immagini, influenze ": è questo il titolo scelto per il volume scritto a quattro mani dallo studioso italiano Gustavo Corni, specialista di storia tedesca e docente di Storia contemporanea all´Università di Trento, e dal  tedesco Christof Dipper, docente di Storia moderna e contemporanea presso l´Università di Darmstadt, pubblicato nella collana dell´Istituto storico italo-germanico . Gli studiosi partendo dallo strettisimo e secolare legame esistente Italia e Germania, i cui destini si sono incrociati per secoli, sia dal punto vista socio-politico che istituzionale hanno sviluppato la loro indagine storica sostenendo che: " In quest´opera abbiamo racchiuso il lavoro di numerosi anni – ha spiegato Corni -, non i rapporti tra gli stati e le loro istituzioni ma tra le popolazioni". Sotto la lente degli studiosi ci sono  i flussi migratori che hanno portato migliaia di italiani in Germania: "Una migrazione in gran parte stagionale, che solo dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale ha assunto caratteristiche più stabili – ha aggiunto lo storico -. I flussi  dall´Italia alla Germania sono iniziati gia nel �� ma con caratteristiche prettamente stagionali e transfrontaliere, migliaia di lavoratori partivano dal Friuli, dalla Lombardia e dalle regioni del nord in genere, per trattenersi solo durante la stagione invernale. Conclusi questi periodi, facevano ritorno alle loro case". Solo intorno agli anni trenta si verificò una sensibile trasformazione di questi flussi migratori: "Ad indurre un cambiamento a questo modello è intervenuto il Fascismo e, soprattutto, l´alleanza con il Nazional-socialismo. Il regime comincia a fornire la manodopera alle industrie tedesche sulla base di accordi definiti. Anche in questo caso si potrebbe parlare di migrazione stagionale ma indotta dalle necessità del Fascismo che voleva ridurre la quantità di disoccupati e sottoccupati italiani". Questo meccanismo si arrestò  solo nel 1943, quando il cambio di fronte italiano indusse Adolf Hitler a trattenere, forzatamente e drammaticamente, in Germania i lavoratori emigrati. > "Una nuova spinta migratoria, verso il paese del centro Europa, riprese forza a cavallo tra gli anni 䚂 e 䚌, in particolare diretta verso i grandi centri industriali tedeschi. Una spinta che pian piano rese questa migrazione stabile". Per secoli, le migrazioni sono sembrate a senso unico, con gli italiani poveri e in cerca di lavoro e i tedeschi ricchi e bisognosi di manovalanza, ma il professor Corni ha precisato: "La situazione oggi è fortemente mutata, gli italiani sono perfettamente integrati e presenti anche nei settori più elevati della società, e anche i luoghi comuni si sono modificati in favore di stereotipi positivi, favoriti dalla diffusione mondiale del Made in Italy. Forse è rimasta in piedi la convinzione che gli italiani siano un po´ troppo furbi". Corni  ha poi ribadito che anche l´Italia ha spesso aperto le porte ai tedeschi: "Anche l´Italia ha vissuto lungo questi secoli una forte presenza di tedeschi sul suo territorio, in particolare legata ai militari, ma anche ai molti intellettuali e studiosi che hanno viaggiato per la penisola e ancora ai banchieri che con il loro contributo hanno favorito l´industrializzazione italiana. Ma questo potrebbe diventare l´argomento per un nuovo volume". Patrizia Santangelo

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