Juan Alfredo Parisse a Roma la sua personale di acquerello

26 Marzo 2013   18:23  

Il Maestro acquarellista che dipinge l'Abruzzo, a Formello (Roma) dal 4 al 7 Aprile 2013 la personale di Juan Alfredo Parisse.

Paesaggi, borghi, monumenti, scene di vita vissuta e scene di vita presente, questi sono i dipinti del maestro acquarellista Juan Alfredo Parisse che si descrive così nel suo sito internet:

Sono nato a Buenos Aires (Argentina) da genitori aquilani tornati per nostalgia in questa splendida città, LʼAquila, quando ancora ero piccolino. Da qui infatti, non mi sono mai più allontanato, stabilizzandomi anche con la mia famiglia.
Dallʼamore per la natura, una passione che nata ed è stata ispirata dai paesaggi, colori ed atmosfere di questa dolce terra d'Abruzzo, parte il mio percorso d'arte pittorica che vede nella tecnica dell'acquerello il modo più congeniale per lʼespressione artistica, in cui i miei soggetti prediletti sono prevalentemente pastori, scorci, paesaggi e lavoro contadino.
Inizialmente autodidatta, ho frequentato alcuni stage di acquerello in Francia e in Inghilterra per arricchire e perfezionare la mia conoscenza dell'acquerello, una tecnica meravigliosa, che coniuga magistralmente, semplicità e rigore, qualità che non perdonano chi sbaglia.
Le prime mostre personali risalgono al 1990, quando all'Aquila ho esposto presso la galleria d'arte "Lo Scanno", in seguito presso la galleria "La Madia", nel cortile della storica scuola elementare aquilana "Edmondo De Amicis", al "Palazzo Cipolloni", poi nei locali della Pro Loco di Avezzano, di Sulmona, a "Villa Sabucchi" di Pescara e partecipato a molte mostre collettive.
Come spesso succede a molti artisti, a completamento di un percorso artistico arriva una pausa di riflessione, cominciato nel 2000 e culminata all'indomani della tragedia che ha colpito l'Aquila il 6 aprile 2009, un devastante terremoto che ha violentato la mia amata città, facendola cadere in un pozzo nero di tristezza e sconforto. In quel momento ho capito che era ora di riprendere il cammino che avevo interrotto, ma non per questo abbandonato. Ho capito soprattutto che l'acquerello non era più solo una bella tecnica pittorica ma una filosofia di vita nell'essere e nel sentire, che la vita caparbiamente continuava, che i miei soggetti preferiti cʼerano ancora, come la quiete dopo la tempesta, perché i pastori continueranno ancora a portare al pascolo le greggi, le antiche fontane negli scorci continueranno ancora a far sgorgare e zampillare le fresche acque, i contadini lavoreranno ancora le loro terre e i tramonti saranno più colorati che mai.
Ora ho una nuova mente per vedere, perché "Io ci sono ancora", sono qui affinché l'Aquila torni a volare, perché in fondo, quello che sono nel cuore e nell'anima lo devo in gran parte alla mia terra.


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