L'Abruzzo che trema e neo-commissari nella bufera

09 Settembre 2010   13:20  

 

Uno sciame sismico che sembra infinito. Ieri si sono registrate altre quattro scosse superiori al 2.0 di magnitudo nell'area dei monti reatini e dell'Alto Aterno, a cui si aggiungono eventi registrati nella Marsica, uno di magnitudo 2.7 e anche nella Val di Sangro.

La situazione più critica va però ancora individuata nell'Alto Aterno. Sono centinaia le persone che hanno trascorso l'ennesima notte in macchina, in camper, roulotte e casette di legno montate in giardino. Con le temperature che intanto cominciano a scendere.

''Siamo pronti ad affrontare qualunque evenienza, sperando, però che non ce ne sia bisogno'. ha assicurato intanto il commissario con interim alla protezione civile regionale Gianni Chiodi. Che annuncia: dai prossimi giorni, sarà dato un maggiore impulso alle esercitazioni e ai test di evacuazione.

E la prima esercitazione sarà organizzata dal 24 al 26 settembre, dalla Croce giallo-azzurra di Torino e di Cesaproba, e simulerà una situazione di emergenza determinata da un evento sismico di magnitudo 4.2.

Spostiamoci a L'Aquila: dopo la proroga della chiusura della zona rossa per sciame sismico, ma limitata ai soli punti più a rischio, il Comune ha disposto l'uscita dalla zona rossa di via Veneto, piazza del Teatro, del tratto compreso tra piazza Regina Margherita e via Leosini.

Strada sbarrata invece per il nuovo vice commissario Antonio Cicchetti, ad un passo dalla nomina, da parte dal sindaco e vice-commissario Cialente e dal parlamentare Pd Giovanni Lolli.

''Può venire anche il commissario Montalbano - ha affermato Cialente ieri sera nel corso di un dibattito alla festa democratica - ma il problema vero è che non abbiamo ancora i soldi per l'autonoma sistemazione, per gli alberghi per i puntellamenti. E per rendere più efficiente la Struttura gestione emergenza - aggiunge - non occorre un altro commissario, ma personale adeguato, per numero e competenza.''

Ancora più esplicito Giovanni Lolli: '' I commissari e le ordinanze non servono per la ricostruzione, ma solo per gestire l'emergenza. La ricostruzione deve essere affidata ad autorità democratiche elette dai cittadini e regolata da una legge organica, come avvenuto in Umbria, Marche e Friuli''.

 


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