Mentre la Regione difende la caccia ai cervi per ragioni di gestione, l'arrosticino viene tutelato con la richiesta delle certificazioni DOP e IGP.
L’Abruzzo si trova al centro di due dibattiti che sembrano, a prima vista, contrastanti ma che in realtà condividono un tema comune: la gestione del territorio e la tutela delle sue tradizioni. Da una parte, la Regione ha avviato un percorso per ottenere le certificazioni DOP e IGP per l’Arrosticino Abruzzese, simbolo della cucina locale, dall'altra è finita sotto accusa per la decisione di autorizzare la caccia a 469 cervi, una scelta che ha scatenato proteste da parte delle associazioni animaliste.
L’Arrosticino, orgoglio della gastronomia abruzzese, è al centro di un progetto di valorizzazione che mira a garantire l’autenticità e la qualità di questo prodotto attraverso la certificazione ufficiale. Questa mossa vuole preservare un patrimonio culinario che rappresenta la storia e la cultura della regione, distinguendolo dalle imitazioni. Il percorso per il riconoscimento delle denominazioni DOP e IGP richiede il rispetto di rigidi standard produttivi, una strategia per proteggere le tradizioni alimentari locali e offrire nuove opportunità commerciali.
Parallelamente, la decisione di permettere la caccia ai cervi ha sollevato profonde preoccupazioni. Le associazioni animaliste come LAV, WWF e LNDC Animal Protection hanno espresso forti critiche, raccogliendo oltre 134.000 firme contro il provvedimento. La caccia, secondo la Regione, è una misura necessaria per controllare la popolazione di cervi, prevenendo danni all’agricoltura e riducendo i rischi di incidenti stradali. Tuttavia, per molti cittadini e attivisti, questa scelta contraddice l’idea di tutela ambientale promossa dalla stessa regione.
Le reazioni sono state accese, con oltre 60.000 cittadini che hanno scritto direttamente al presidente della Regione, Marco Marsilio, chiedendo di bloccare la caccia. Nonostante ciò, il TAR di L’Aquila ha respinto la richiesta di sospensione, aprendo la strada all’abbattimento dei cervi. Le associazioni animaliste non si sono arrese e hanno annunciato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato, con l’obiettivo di fermare la caccia prima della data prevista del 14 ottobre.
Mentre la Regione difende il suo piano di gestione faunistica, affermando la necessità di un equilibrio tra conservazione e controllo, il dibattito rimane aperto. Secondo Marsilio, la riduzione della popolazione di cervi è fondamentale per garantire la sostenibilità delle attività agricole e la sicurezza dei cittadini. Tuttavia, per i critici, la caccia rischia di compromettere l’equilibrio naturale e rappresenta una visione a breve termine del rapporto tra uomo e ambiente.
La gestione del territorio abruzzese sembra quindi muoversi tra due poli: da un lato, la valorizzazione delle tradizioni locali come l’Arrosticino, che attraverso la certificazione potrebbe acquisire un riconoscimento internazionale; dall’altro, la decisione di autorizzare un'azione drastica come la caccia per affrontare un problema legato alla fauna locale. Due aspetti che evidenziano quanto sia complesso trovare un equilibrio tra la tutela delle eccellenze regionali e la necessità di gestire il territorio in modo sostenibile.
In fondo, la domanda resta aperta: è possibile tutelare le tradizioni abruzzesi, come l’arrosticino, senza compromettere la fauna e l’ambiente? La Regione sembra puntare su entrambe le strade, ma il dibattito su come conciliare sostenibilità, cultura e gestione ambientale continuerà a dividere l’opinione pubblica nei mesi a venire.