L'Aquila Rugby: le controversie di una società anomala

28 Aprile 2011   20:02  

Alla conferenza di oggi, oltre i Navarra, hanno preso la parola due soli esponenti della società attuale nero verde: il presidente Romano Marinelli e il dimissionario consigliere Marco Molina.

Era ampiamente risaputo, già prima che ci si sedesse intorno ad un tavolo nell’Hotel delle 99 Cannelle, che le trame che si stavano delineando all’interno della società aquilana fossero quantomeno controverse.

Questa società ha un presidente, nella fattispecie Romano Marinelli, che sembra non avere assolutamente il controllo o almeno un minimo di influenza su quelle che sono le direttive da seguire da parte dei tre soci. Marco Molina ha parlato di un CDA (Marco Molina, Antonio Cialente e Vincenzo De Masi) che non ha voce in capitolo e che, spesso, non conta nulla.

La domanda sorge spontanea: chi è che decide?

Qualche tempo fa, una persona che aveva lavorato all’interno della società, scherzando mi disse che le più grandi decisioni vengono prese dalla segretaria. Ora non sono più tanto convinto che stesse scherzando.

Senza voler colpevolizzare nessuno e senza scagliare accuse contro quello o quell’altro, l’immagine che sempre più spesso questa società dà di sé è quella del caos calmo. E’ come se nell’insieme, tutta la serie di assurde correnti si compensino in un’unica bolla, pronta ad esplodere.

Qualche fuoriuscita dalla bolla, a dire il vero, c’è già stata. Proprio due giorni fa si sono dimessi due pezzi forti come Marco Molina e Antonio Cialente.

Marco Molina, suo malgrado, oggi è stato più volte chiamato in causa dai Navarra che rimproveravano errori societari dal punto di vista del marketing, di cui lo stesso Molina si è occupato in questa stagione. Il direttore marketing, quindi, ha doverosamente difeso l’operato suo e dei suoi soci ammettendo di essersi dimesso solo per favorire l’ingresso in società da parte dei Navarra.

Il suo gesto è quindi da intendersi come un voler aprire le porte ai nuovi arrivati, che, invece, avevano avuto il sentore che le sue dimissioni fossero un atto di disprezzo nei confronti dei Navarra stessi. Probabilmente qualche altra corrente era fuoriuscita dalla bolla e aveva deciso di indicare in Molina l’attentatore di tutta la trattativa.

L’impressione che si potrebbe avere è che c’è qualcuno che voglia boicottare la trattativa senza esporsi, anzi, cercando di addossare su altri la responsabilità del fallimento.

In questo, bisogna ammetterlo, la società aquilana è forse unica al mondo. Un groviglio di persone, ognuna con le proprie aspettative e le proprie volontà, senza uno straccio di linea guida.

 “Qualche giorno fa è stata emessa una fattura di 90.000 € da parte della Telecom. ”. Annuncia Molina e a chi chiede se questi soldi arriveranno in tempo per pagare i debiti con i giocatori risponde secco: “Quando la Telecom deve pagare è come gli svizzeri!”.

I soldi per la prima serie di lodi, quindi, ci sono!

In questo momento, l’esito della trattativa, è appeso ad un filo, che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Tutto è legato all’andamento dell’umore di uno o più dei soci, che in base alla propria volontà può decidere se pagare i debiti che loro stessi hanno accumulato o se rinunciare e condannare L’Aquila al baratro.

Io appoggio tutte le intenzioni che hanno i Navarra, in tutto e per tutto, ma non ritirerò le dimissioni. Se dovesse andare in porto la trattativa e loro decidessero di riprendermi a bordo io sarei molto felice”.

Marco Molina, quindi, in questo momento è fuori. Fuori da una società che sembra procedere a tentoni verso la fine o verso un rinnovamento epocale. “Per la prossima stagione già sono stati predisposti un certo numero di sponsor che porteranno una cifra importante”. Continua Molina, facendo notare come il lavoro che si è svolto, in fin dei conti, non è tutto da buttare. “Per quanto riguarda il futuro, credo che la base da cui partire sia l’aquilanità della squadra”.

Quando si parla di aquilanità, si parla della voglia di vedere giocatori aquilani e giovani in campo, si parla della voglia di vedere tanti spettatori sugli spalti e si parla della necessità di riportare questa squadra nel cuore di tutti. Ma, per fare tutto ciò, bisogna per prima cosa eliminare tutti quegli elementi che rendono questa società così lontana dalla gente e così avulsa dall’ambiente in cui vive. Bisogna garantire a tutti che alla spalle c’è un progetto serio e concreto e non un groviglio di intenti che, spesso, vanno in direzioni opposte.

Bisogna, infine, rendersi conto che questa città e questa squadra non meritano di vedere il proprio futuro messo in discussione per i capricci di chi potrebbe, ma forse non vuole risolvere la situazione.

Matteo De Santis


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