L'Aquila, cambi di domicilio ma non solo: Poste Italiane nel caos

A due anni dal sisma è ancora "emergenza"

10 Febbraio 2011   23:33  

Fioccano le proteste degli utenti delle Poste Italiane per la pessima qualità del servizio offerto ai terremotati dell'Aquila, che se nell'immediato post sisma poteva essere giustificata e assolutamente comprensibile, oggi, a ormai quasi due anni, non è affatto tollerabile.

In particolare a creare grossi disagi è l'ingiustificato procrastinarsi dell'accentramento del servizio di ritiro delle lettere raccomandate in un unico ufficio che serve l'intero comune dell'Aquila: settantamila abitanti su oltre 400 chilometri quadrati di estensione.
C'è addirittura, fra le decine di segnalazioni che quotidianamente riceviamo, chi sostiene che gli addetti alla consegna neanche suonano al campanello per verificare la presenza in casa del destinatario, ma mettoono direttamente nella cassetta postale la cartolina di avviso.
Ma il punto è un altro.
Ancora oggi tutte le raccomandate, che una volta potevano essere ritirate nell'ufficio postale del proprio quartiere, possono essere ritirate solo nel Centro postale operativo di Centi Colella. E il fatto che decine di migliaia di persone dall'intero comprensorio siano costrette a recarsi in questa sede (nella foto), crea notevoli problemi: l'ufficio è aperto ogni giorno dalle 10 alle 18,30, ma solo un impiegato, al massimo due durante la prima metà della giornata, è preposto alla consegna delle raccomandate.
La presenza di un unico ufficio per l'intera area, al servizio del quale ci sono nella migliore delle ipotesi due addetti, produce lunghe file agli sportelli durante tutto l'arco della giornata. Per ritirare una raccomandata si può arrivare ad aspettare fino ad un'ora e un quarto.
Non risulta affatto comprensibile il motivo per il quale non si ristabilisca di smistare le raccomandate nelle varie filiali, questo comporterebbe minori disagi per gli utenti e una velocizzazione di tutte le operazioni.

C'è poi un'altra scelta di Poste Italiane che sta creando non poche difficoltà ai cittadini, legata ai cambi di dimora seguiti al sisma.
Migliaia di persone che per ovvie ragioni oggi vivono stabilmente in luoghi diversi dalla loro originaria residenza non possono ricevere la corrispondenza. Così, tutta la posta non consegnabile viene dirottata nel Centro di Centi Colella, dove i cittadini devono recarsi per il ritiro.
Ciò comporta un evidente disagio, che può persino avere conseguenze economiche: si pensi ad un avviso di pagamento ritirato in ritardo.
Lo scorso maggio, dalle pagine di un quotidiano, fu lo stesso Mauro Lattanzi, responsabile territoriale comunicazione di Poste Italiane, rispondendo alla lettera di un utente che lamentava disservizi, ad ammettere che "al progressivo rientro dello stato di emergenza non ha fatto seguito una contrazione dell'attività degli sportelli, che oggi (maggio 2010, ndr) dovrebbero garantire il solo ritiro della corrispondenza non consegnata per assenza del destinatario".
In questo caso il problema deriva dal fatto che tutti quelli che, a causa del terremoto, sono stati costretti a trasferirsi in altra dimora, avrebbero dovuto comunicare ai propri mittenti il nuovo indirizzo, ma in molti non lo hanno fatto.
E' pacifico che chiedere di "comunicare ai propri mittenti i nuovi indirizzi" è come suggerire di "connettersi con il mondo".
Tuttavia, agli aquilani non è che sia mancata la voglia, piuttosto il motivo per il quale molti hanno declinato l'invito e continuano - dopo due anni - a "preferire" di recarsi più o meno spesso a Centi Colella per il ritiro della corrisponenza, è espresso meglio che in ogni altro modo in un commento scritto a penna proprio sulla fotocopia della lettera di Lattanzio pubblicata sul quotidiano, che fa bella mostra di sè sulle pareti dell'ufficio del Cpo: "Ma che c***o pretendi se il cambio di indirizzo è a pagamento!".

Marco Signori


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