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''E' vero, sono un imprenditore poco intelligente, perché ho investito sul commercio in centro storico con il pathos di chi ci è nato e cresciuto, perché ho pagato 70mila euro di affitti in venti mesi, sperando nella rinascita della mia città''.
E' lo sfogo amaro di uno dei titolari di negozi e locali, che a differenza di altre centinaia di colleghi terremotati, hanno riavviato l'attività nel centro antico dell'Aquila, spesso al pianterreno di palazzi inagibili e imbragati, in virtù di un certificato di agibilità parziale.
Almeno fino a metà novembre, quando il Comune, a seguito di una forte scossa di terremoto, ha deciso di richiudere il centro. Garantendo però ai commercianti costretti ad abbassare le saracinesche, verifiche veloci della sicurezza degli edifici, e un fulmineo rinnovo della certificazione di agibilità. I controlli sono in corso. Qualche locale ha già riaperto e ieri sono state tolte le transenne ad alcune strade, ma con ''percorsi di mezzeria'', cioè passando al centro delle strade ed evitando di stazionare sotto ai cornicioni.
''Stiamo facendo l'impossibile - ha ribadito il sindaco - per riaprire tutto il centro nel più breve tempo possibile, e per consentire la riapertura a tutti i locali di cui sarà certificata la sicurezza''
Per altri, come l'assessore regionale Gianfranco Giuliante, i consiglieri comunali Giorgio De Matteis e Vincenzo Vittorini, il problema è però a monte. Il centro antico non è mai stato sicuro, e forse non lo potrà mai essere, finchè non sarà completata la ricostruzione. A febbraio i Vigili del fuoco hanno lanciato l'ennesimo allarme sul rischio che corrono in caso di sisma i giovani e gli studenti che animano le movide del giovedi e del sabato.
E dunque è stata una scelta avventata quella di riaprire il centro, con il pur nobile, ma irrazionale intento, di evitarne l'abbandono definitivo, e non è stato saggio consentire a tanti locali di avviare l'attività sotto edifici non sicuri e lungo strade troppo strette e senza vie di fuga.
Ci sono poi le ragioni dei commercianti ri-evacuati che premono per una immediata riapertura. Spiegano che per molti di loro restare chiusi a natale significherebbe il fallimento. Ricordano che quando a loro spese riaprirono l'attività, furono considerati eroi che riportavano la vita nel cuore dell'Aquila, e che delocalizzare come gli altri in periferia sarebbe oramai impossibile, visti i costi e i debiti già contratti.
Nella nostra intervista il sindaco Massimo Cialente e il consigliere di opposizione Giorgio De Matteis.
Filippo Tronca