L'Aquila: la sfida di arte e cultura, moltiplicatori di ricchezza

Dalle pagine del quotidiano il Centro la riflessione dell'economista Antonio Porto.

"Potrà sembrare noioso, ma ripetere che le emergenze storico-architettoniche e culturali dell’Italia sono le materie prime a disposizione per creare ricchezza non è inutile, stante il disinteresse che tutti i governi di ogni colore politico hanno dimostrato. Quasi tutte le finanziarie, oggi legge di stabilità, hanno tagliato i fondi in questo campo. Non si è avuto il coraggio, la saggezza e la concretezza di prefigurare una prospettiva di lungo periodo. Le risorse di cui stiamo trattando sono un motore di sviluppo, poiché attraggono investimenti capaci di sostenere lavoro, tecnologia, mestieri e competenze. Oltre allo Stato, spetta al sistema delle imprese attivarsi investendo nell’innovazione della conoscenza e nella promozione del territorio a livello internazionale, perché le prospettive di profitto ci sono e, viste le dinamiche del turismo, risultano concrete. Tutte le indagini indicano una crescente domanda di cultura, di arte, di ambiente salvaguardato con marchio italiano.
Purtroppo non è solo questo il settore che oggi è penalizzato dai tagli previsti dalla legge di stabilità. Ciò che giustifica tali riduzioni è la mancanza di risorse finanziarie disponibili. Non si è mai praticata però la politica dell’efficienza della spesa pubblica né, come dimostra l’intervento notturno del governo sui contributi alle scuole private a danno di quelle pubbliche, un rigorosa politica qualitativa delle spese. Manca la cornice della politica, in particolare la leva strategica per avviare uno sviluppo reale del Paese. Predomina la filosofia partitica senza costrutto, con ragionamenti pretestuosi che ognuno può dire la sua senza mai giungere a proporre soluzioni che non siano di riequilibrio di poteri nell’ambito della consolidata e retriva sfera partitica. Questo ambito rappresenta un centro di costo in persistente aumento. Viceversa, i costi per arte, ambiente e cultura rappresentano certamente centri di costo, ma con una potenzialità di crescita economica in grado di esercitare un moltiplicatore di keynesiana memoria, di venticinque volte sul Pil nazionale. Un euro investito ne produce ben 25.
L’altra caratteristica sta nel fatto che questi investimenti, oltre all’effetto amplificatore ne hanno uno diffusivo e permeativo nel settore manufatturiero. Così come alcuni governi hanno compreso la convenienza economica nell’investire nella green economy, ora occorre andare avanti e prendere atto che anche la cosiddetta gold economy è fonte di straordinari effetti positivi nello stimare la crescita.

Aprendo una parentesi sulla ricostruzione dell’Aquila, la proposta si prospetta con forza in quanto non solo capace di rivitalizzare quelle che oggi sono rovine, ma rappresenta un’idea da porre a rete insieme ad altre, per dar vita ad un inesistente piano di sviluppo per l’intera regione e ricoprire il ruolo di motore di sviluppo non aleatorio. Si pensi solo allo start up che può indurre l’uso delle nuove tecnologie applicate alla ricostruzione, allo sviluppo di nuove professionalità applicate alle tecniche anti sismiche, all’evoluzione delle ricerche in ambito universitario che tutto ciò produce; senza dimenticare che L’Aquila, le altre città e comuni colpiti del terremoto, rappresentano uno dei giacimenti storico-culturali più importanti del territorio nazionale. Il tasso di speculazione rappresenta l’indice economico che misura le prospettive positive insite in un mercato. Non si può negare, stante l’attenzione della magistratura alle manovre di accaparramento degli immobili di pregio che si stanno realizzando nella città e nel suo interland, che tali prospettive di profitto futuro siano reali. Se si muove il privato, tanto più dovrebbe farlo il pubblico, per tutte quelle implicazioni sulla crescita della ricchezza, sulla occupazione, sulle prospettive di sviluppo dell’intera regione che sono state sottolineate."