L'Aquila tre anni dopo: nel Progetto Case la resistenza degli aquilani

Tre anni fa l'emergenza, dopo il terremoto del 6 aprile 2009 gli aquilani si ritrovano orfani: degli affetti più cari, dello splendido centro storico, delle proprie abitazioni.

Dare un tetto agli sfollati, dopo la prima emergenza, è stata la necessità.

Alberghi sulla costa e 19 aree del Progetto C.A.S.E costruite ex novo diventano le dimensioni per l'alloggio temporaneo.

Se gli alberghi sono ormai completamente svuotati, il progetto case ospita ancora quasi 13.000 persone.

Siamo andati a vedere a tre anni dal sisma come si vive lì: l'imrpessione è che le aree del progetto case siano state calate in zone senza servizi e tali siano rimaste a tre anni dalla loro creazioni.

Accanto agli alloggi e alle strade, poco o nulla.

Gli anziani autosufficienti si accontentanto di camminare tra le viuzze, tutte uguali e anonime, delle aree abitative. Quelli più fantasioni creano campia da bocce improbabili. Manca tutto, ma ciò che colpisce è la capicità degli abitanti di cogliere il buono della situazione: "si sta benissimo" sentiamo rispondere a tanti, "si mancano i servizi, ma cosa possiamo chiedere di più?"

Nel viaggio ci hanno accompagnato Loretta Del Papa delle Spi Cgil, sindacato che ha analizzato i disagi sociali degli anziani in luoghi dove manca qualsiasi cosa e dove, senza autonomia di trasporto, è impossibile qualsiasi cosa.

Abbiamo concluso il viaggio con Monica Mazza, priscometrista dell'Università degli Studi di L'Aquila, che ha studiato lo stress post traumatico degli aquilani e ha scoperto un dato importante: "gli aquilani sono combattivi e resilienti ovvero resistenti, capaci di interpretare e affrontare il dolore. Un fatto antropologicamente importante che permette di assicurarsi un futuro."

Con noi nel nostro viaggio anche l'assessore comunale alle abitazioni Fabio Pelini.

Tre anni dopo forse nel Progetto Case si vive bene, ma il senso di precarietà è totale nell'attesa della ricostruzione della propria casa che chissà quando arriverà.

di Barbara Bologna
montaggio Marialaura Carducci