L'Emiciclo dei destini incrociati

Le schede di Abruzzo24ore.tv

06 Giugno 2008   13:28  

In questa intensa settimana politica molti i destini che si sono incrociati a palazzo dell’Emiciclo, come nel castello narrato da Italo Calvino. Il destino di una maggioranza nata in un era elettorale lontana anni luce. Il destino dei protagonisti, comprimari e gregari della politica abruzzese. Il destino dell’Abruzzo, soprattutto, una regione ingessata dalla voragine del debito sanitario. Una regione con punte di eccellenza e grandi potenzialità, ma che dal 2000 ha un tasso medio di crescita prossimo allo zero, con decine di fabbriche a rischio di chiusura, con i pescatori con i serbatoi vuoti, e con i pensionati e i precari con le scatole piene di fare sacrifici. Una regione che dunque non può sostenere un aumento dell’ Irap e dell’addizionale Irpef, per coprire il deficit sanitario di 196 milioni di euro relativo al 2006. Il salasso tombale non è affatto scongiurato. L’incontro del presidente Del Turco a Palazzo Chigi con il premier Silvio Berlusconi, in occasione della Conferenza Stato-Regioni, ha lasciato le cose in sospeso.

Del Turco ha chiesto al Governo di trattare l’Abruzzo come un onesta e volenterosa famiglia che non ce la fa più a pagare il mutuo, ha dimostrato che il piano di risanamento è efficace e consentirà il pareggio nel 2009, ha chiesto, per evitare l’aumento delle tasse, un prestito trentennale o di poter diluire di due anni il piano di rientro. Il governo ha preso atto e deciderà il da farsi nei prossimi giorni. La regione spera nell’ intercessione dell’ultimo abruzzese a Roma che conta davvero, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, e sul fatto che anche altre regioni italiane hanno difficoltà a contenere la spesa sanitaria e a rispettare un patto di stabilità troppo oneroso. Come a dire: deficit comune, mezzo gaudio.
Il risanamento del debito sanitario è ovviamente al primo punto del programma di fine legislatura illustrato da Del Turco nel consiglio regionale di martedi. Altri punti qualificanti sono l’immediato utilizzo del miliardo di euro dei fondi di programmazione europei per infrastrutture e sviluppo, il completamento delle riforme a cominciare dal trasporto pubblico, acqua e finanziaria regionale Fira e molto altro.

Destini incrociati, dicevamo: poche ore prima, per ironia della sorte, il ministro Tremonti ha annunciato il taglio di 165 milioni di euro per l'ammodernamento della ferrovia Pescara-Roma, una delle priorità del programma di fine legislatura, al fine di compensare il mancato gettito dell’Ici, la cui abolizione all’Abruzzo rischia di costare cara, complessivamente circa 200milioni di euro, perché sono a rischio anche le agevolazioni per le aziende in zona 87.3C, i fondi per la metropolitana aquilana, risorse per sport e banda larga.

In questo non pantagruelico contesto è stato sciolto il nodo del rimpasto di giunta. Escono, oltre a Tommaso Ginoble, eletto alla camera dei deputati, Franco Caramanico e Valentina Bianchi. Entrano in giunta Antonio Boschetti e Donato di Matteo, entrambi del Pd, il primo con delega alle attività produttive il secondo ai trasporti, e infine Augusto Di Stanislao dell’Italia dei valori, alla formazione e istruzione. Piccolo giro di valzer anche per altre deleghe: all’assessore di Rifondazione Betty Mura va il welfare ma deve rinunciare alla cultura, che il presidente Del Turco ha avocato a sé. Fernando Fabbiani del Pdci, d’ora in poi si occuperà di urbanistica e parchi. Marco Verticelli diventa assessore molto pesante, perché oltre all’agricoltura ottiene la delega all’energia e ambiente.

Il rimpasto a qualcuno è risultato un pò indigesto. Un’operazione di bassa cucina, lo ha definito Gianni Melilla di Sinistra Democratica. A far discutere è anche la nomina di Donato Di Matteo, che ha ricevuto un avviso di garanzia per la vicenda della mega-discarica di Bussi. La Federazione di centro si allontana sempre più dalla maggioranza. La nomina di Augusto Di Stanislao è stata poi preceduta da un battaglia interna all’Italia dei Valori, che non sarà indolore. Di Pietro aveva anche provato ad imporre Anita Zinni, insegnante di Sulmona, una donna espressione del territorio, ma non di quello abruzzese, bensì di Montenero di Bisaccia paese di Tonino Di Pietro. "Che c’azzecca la Zinni", hanno tuonato i dipietristi abruzzesi, a seguire il dietrofront.

Per l’opposizione, programma e nuova giunta sono una minestra riscaldata, un operazione servita a Del Turco unicamente per puntellare una maggioranza che non è più tale né in aula né in Abruzzo.

Chi il rimpasto non lo ha proprio mandato giù è il sindaco di Rocca Monte Piano, Adamo Carulli, uno dei cinquanta primi cittadini del chietino firmatari di una petizione a sostegno della permanenza in giunta di Franco Caramanico. Nel corso della seduta del consiglio, l’atletico amministratore ha improvvisato una solitaria carica della Balaclava contro il presidente Del Turco. Un episodio più che altro folcloristico, risolto con caffè chiarificatore, ma che è sintomo del malessere che serpegia nella base territoriale del Pd.

Questa classe politica dovrà ora tagliare la spesa, i costi della politica, razionalizzare enti e cda, farla finita con la politica delle mance e dei contentini a pioggia. Gli interessi di bottega e di campanile sono però notoriamente una retta parallela rispetto a quella del rigore finanziario e il razionale utilizzo delle poche risorse, rette destinate a non incontrarsi mai.

Filippo Tronca

 


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