L'abisso abruzzese del debito sanitario

di Nicola Facciolini

07 Agosto 2009   14:49  

Sanità in Abruzzo al collasso? Come e quando uscire dal commissariamento e dall'abisso del debito per la spesa sanitaria abruzzese? Con la chiusura, in questa prima fase di cinque o sei ospedali che saranno riconvertiti, diminuzione da sei a quattro delle Asl con la creazione delle due Asl provinciali di Chieti e L’Aquila, e creazione di due centri per gli acquisti, uno per il territorio di Chieti-Pescara, e l’altro per L’Aquila-Teramo. Sono le misure annunciate dall’Assessore regionale alla Sanità, il dr. Lanfranco Venturoni. Il nodo gordiano della sanità abruzzese (fortemente indebitata ma anche ferita a morte sia dagli scandali del passato, oggetto di inchieste della Magistratura, sia da una forte sperequazione rispetto alle altre regioni italiane) va spezzato alla maniera forte di Alessandro Magno. In Abruzzo occorre recidere le spese, licenziare i mediocri, assumere i migliori, potenziare la sanità pubblica e, soprattutto, smetterla di assumere senza criterio. E’ il messaggio contenuto, senza tema di smentita, nelle parole pronunciate dal Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi (eletto nel PdL), al termine dell’incontro che le Regioni hanno avuto a Roma con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, e il Governo. “E’ necessario un cambio di metodo del Governo nei rapporti con le Regioni – ha dichiarato Chiodi – perché la strada per riprendere la collaborazione è ancora lunga”. La riunione di alcune ore fa tra Governo e Regioni su fondi strutturali, patto per la salute e ministero del Turismo, avrebbe di fatto confermato l’attuale stato di difficoltà dei rapporti tra le parti. Sono le parole del presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani che ha parlato di “problematiche che rimangono tutte in piedi”. In linea con quella degli altri presidenti anche la posizione di Gianni Chiodi.

“Il dialogo con il Governo non è ancora ripreso perché rimangono indefinite tutta una serie di questioni che le regioni hanno sollevato e rispetto alle quali non hanno ancora ottenuto risposte, per questo motivo continuiamo l’azione di sollecitazione nei confronti del Governo”. Il presidente della Regione Chiodi ha aggiunto di “confidare tuttavia nella prossima riunione del 4 settembre in un atteggiamento più chiaro e aperto dell’Esecutivo”. La Sanità è il tema incandescente che interessa direttamente la Regione Abruzzo. Chiodi ha detto che “esiste un problema sanità con il Governo”, legato soprattutto “al fabbisogno della spesa sanitaria che il Governo ha intenzione di proporre”, ma ha anche aggiunto che “è il momento che alcune regioni sul tema facciano, in alcuni casi, un po’ di autocritica; devo dire che ci sono Regioni che sono disposte a farla e questo dimostra che non siamo nei confronti del Governo solo in un atteggiamento rivendicativo. Non c’è dubbio che le Regioni – ha concluso Chiodi – devono governare meglio la spesa sanitaria, ma dall’altro alto il Governo non può non prendere atto del fatto che i fabbisogni sanitari tuttora previsti sono sottostimati”. La soluzione c’è: spendere meglio. La ricetta per risanare gli ospedali pubblici teramani è ben nota: più ricerca, investimenti, cervelli e servizi ai pazienti. I conti della sanità abruzzese, sono altrettanto noti. Abbiamo ragione di credere che il presupposto di certi partiti politici sia quello di presentare la situazione disastrata della sanità abruzzese da un punto di vista finanziario, addossando tutte le colpe sull'altra parte, dichiarandosi poi di essere i soli capaci di tamponare questa enorme falla creata, ovviamente, dal precedente governo regionale. A onor del vero, nel Libro Verde del governo sulla spesa pubblica, con le prime indicazioni per spendere meglio, la parola d'ordine è sempre stata: spendere meglio, eliminando gli sprechi: ridurre i costi della politica, riorganizzazione gli uffici, adeguare le strutture ai nuovi bisogni e dare un taglio netto a tutto ciò che è superfluo.

Il Libro Verde si focalizza su alcuni fattori della spesa pubblica: giustizia, sanità, università e pubblico impiego, per offrire al Governo le indicazioni su come agire capillarmente sul territorio dello Stato e delle Regioni. Secondo il Governo Berlusconi sembra resistere bene la sanità pubblica italiana che resta in linea con gli altri paesi europei: anche se pare essere buono il rapporto spesa pubblica e salute, potrebbe essere possibile ridurre gli sprechi, aumentando la prevenzione e riducendo i tempi di ricovero. Quello che è prioritario, è però la riduzione del debito pubblico che va ridotto sotto il 100 % come chiede la Ue, orientando l’azione di bilancio alla crescita e all’equità sociale. Spendere meglio è possibile e vi è ampio spazio per riuscirci. Si tratta di eliminare gli sprechi ma anche di ridurre i costi della politica, incidere sull’organizzazione degli uffici, ripensare programmi obsoleti. Un’operazione di “micro-chirurgia” politico-amministrativa a cui devono partecipare tutti i livelli dell’Amministrazione dello Stato e della Regione, attraverso un’azione congiunta di passione politica e di passione amministrativa. Solo attraverso una forte riqualificazione nell’uso delle risorse che i contribuenti conferiscono alla collettività, governi e amministrazioni possono sospingere la crescita, elevare il benessere, rinsaldare il loro rapporto di fiducia con la società, offrire una prospettiva ai giovani laureati e diplomati.

La soluzione c’è: spendere meglio e tagliare gli sprechi, senza però bocciare pesantemente la nostra Regione Abruzzo e la sanità teramana. Il problema della spesa sanitaria può essere risolto, occorre la buona volontà e la capacità di farlo, con il contributo di tutti, a salvaguardia della salute di ogni cittadino abruzzese. Bisogna affermare nella sanità abruzzese, come in tutta la Pubblica Amministrazione italiana, i concetti di risparmio, efficienza, merito, favorendo investimenti in ricerca, formazione e sviluppo delle tecnologie al servizio della salute pubblica. Non è possibile che chi lavora di più e meglio, sia considerato come chi lavora di meno o peggio. Bisogna premiare chi lavora di più e meglio. La meritocrazia all’interno della macchina pubblica regionale abruzzese, è la sola in grado di farci risorgere. E Chiodi ne è il paladino. E non è più solo un problema di sanità, in quanto investe tutta la Pubblica Amministrazione; è un problema strutturale di approccio moderno, europeo, anche al mondo della produzione e del lavoro. Chi lavora di più, deve pagare meno tasse: è un concetto giusto. E’ nel programma liberale del Popolo della Libertà per gli Italiani e gli Abruzzesi, premiato in due distinte elezioni nel 2008: la detassazione sugli straordinari. Perché non possiamo essere per la crescita che finanzia il lavoro. E’ il contrario. Che significa dire: dobbiamo ricominciare a crescere e poi creiamo posti di lavoro.

Non è così. E' il maggior lavoro in quantità e qualità che ci permette di avere una crescita del Pil e di avere maggiore ricchezza per pagare le tasse allo Stato per avere servizi pubblici sanitari più efficienti. Ma Chiodi deve difendere a spada tratta le nostre strutture ospedaliere in provincia di Teramo, perché in questa Regione noi teramani continuiamo ad essere i più penalizzati in assoluto. Anche sulle strutture ricettive alberghiere e sul nostro grado di ospitalità. Dobbiamo indirizzare gli investimenti sui cervelli, sulle nuove tecnologie, perché oggi chi qualifica la sanità pubblica teramana sono i buoni infermieri, i buoni medici, i buoni primari, i buoni professori di Medicina. Vogliamo più prevenzione capillare dei tumori per tutti, per ogni fascia di età. Le tecnologie esistono, sul modello Pet. Anche all'Ospedale di Teramo. Non può essere un costo ma un investimento in vite umane salvate in tempo utile! Il messaggio fortissimo lo rivolgiamo a chi oggi ci governa e celebra i “successi” politici ed amministrativi. Non ci faremo prendere più in giro, senza sconti per alcuno. Non crediamo alle “riverniciate” di maniera ed alle “inaugurazioni” in pompa magna di sale operatorie e strutture che poi non aprono i battenti, senza aver dato alcun tipo di prospettiva, di sviluppo e di percorso a un settore così importante per la sanità abruzzese e teramana. I cittadini chiedono il buongoverno della sanità per l'Abruzzo: chi ne è capace trovi le soluzioni migliori in breve tempo ma sempre in difesa della nostra salute di cittadini contribuenti. Non possiamo più alimentare e sopportare le irresponsabilità del passato sulla cosa pubblica in generale, perché anche per la sanità occorre abbandonare la logica di "pantalone" che paga tutto, che costa al nostro Paese il triste primato del terzo posto nel mondo per debito pubblico, con 35 miliardi di euro di soli interessi sul debito pubblico. Dobbiamo introdurre meccanismi di efficienza nella sanità abruzzese che sul bilancio regionale incide in maniera preponderante. I dati del Ministero del Tesoro sono chiari da anni.

Questi dati ogni anno la dicono lunga sulle gravi condizioni in cui versa la sanità abruzzese. Qui è mancata una gestione del rapporto tra Regione e Governo centrale, la chiave di volta di una “sinfonia” che ora il Presidente Gianni Chiodi è chiamato a dirigere quale leader del PdL abruzzese. Questi numeri sono fondamentali perché il presupposto della politica fin qui seguita, è il problema del debito lasciato tra il 2000 e il 2005. Il debito accumulato fino al 2005 era grande e preoccupante ma, secondo alcuni analisti del Centrodestra, perfettamente in linea con i numeri della Regione Abruzzo, con la media nazionale, con il nostro Prodotto interno lordo (Pil). Un debito da poter affrontare con misure abbastanza semplici che la Regione poteva tranquillamente adottare. La fonte dei dati (qui riportati in euro, ma nel 1995 erano in lire) è il famoso “Libro verde sulla spesa pubblica” (pp. 140, febbraio 2007).

Nel 1995 la spesa sanitaria abruzzese era di 775 euro ad abitante, la media italiana era di 842 euro ad abitante: c'erano regioni, soprattutto quelle da sempre amministrate dal centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Lazio) con una spesa sanitaria di 200-250 euro superiori pro capite rispetto all'Abruzzo. La spesa sanitaria della Toscana era di 900 euro, quella del Lazio di 941 euro, nel 1995. Quindi, il problema della sanità in Italia con la gestione regionale, è il mancato controllo sulle commissioni della spesa pubblica. E’ la pura verità. Si tratta di un vero cancro, un'autentica piaga alimentata nelle nostre regioni dalla gestione del potere clientelare del passato. Non è il debito il problema principale della sanità, in effetti il debito è perfettamente affrontabile e risolvibile con politiche di gestione del gettito a lungo termine; ma il vero problema principale è il controllo e il contenimento della spesa sanitaria. Nel 1995 la nostra sanità teramana era considerata nel centro-sud all'avanguardia in Italia, una delle migliori nella Nazione, nonostante scontavamo questa differenza di finanziamenti da parte del Governo centrale. Ossia la spesa era molto inferiore a quella di molte regioni del centro e nord Italia. Dopodiché assistiamo all’evoluzione incontrollabile della spesa. In Italia la spesa sanitaria dal 1995 al 2004 è cresciuta dell'83 per cento! In questa situazione l'Abruzzo ha rappresentato la Regione in cui la spesa sanitaria è cresciuta di più. Quando parliamo di politica sanitaria abruzzese, non possiamo fare come quelli che dicono che il problema sono i soldi e poi sbagliano tutto il resto, ossia la parte finanziaria della questione. Nel 2005 assistiamo a un’evoluzione enorme della spesa: arriviamo a un aumento complessivo dell’ 85% della spesa rispetto ai dieci anni precedenti. L’Abruzzo è la prima Regione in Italia per aumento di spesa sanitaria, dopo le Province autonome di Trento e Bolzano. In Abruzzo la spesa sanitaria aumenta del 101%. Nonostante tutto, ancora nel 2004 il cittadino abruzzese ottiene per la sanità meno del cittadino medio italiano, grazie al recupero di un gap (si spende 1.501 euro per ogni abruzzese, 1.510 euro per ogni italiano).

La spesa sanitaria, ancora nel 2005, era in linea con la media italiana. Il debito sanitario in effetti era aumentato di 400 milioni di euro, ma era cresciuto in tutta l’Italia. Il centrodestra ha governato la Regione Abruzzo dal 2000 al 2005. Nel Duemila sono stati tolti i "ripiani automatici" e tutte le regioni d’Italia hanno accumulato debito sanitario. In Abruzzo come altrove. L’aumento della spesa sanitaria, però, potrebbe essere giustificata dal fatto che gli Abruzzesi volevano riprendersi quello che non avevano ottenuto negli anni precedenti rispetto alle altre regioni. Nel 2005 la spesa sanitaria in Abruzzo passa da un miliardo e 900 milioni di euro a due miliardi e 400 milioni di euro: al deficit dobbiamo però aggiungere le tasse imposte dal centrosinistra per colmare la spesa sanitaria. Nel 2006 siamo a due miliardi e 750 milioni di euro per la spesa sanitaria. Il 2007 segna lo sfondamento del muro di spesa sanitaria, un’enormità. In realtà mediamente il cittadino abruzzese comincia a spendere più del cittadino italiano soltanto alla fine dell'anno 2005. Qual è allora la norma di controllo della spesa sanitaria: il riordino della rete ospedaliera pubblica ai danni dei teramani come anticipato dal centrosinistra? Chi ha portato carte false al governo regionale per ottenere chissà che cosa quando lo stesso governo Prodi li ha colti in fallo sulle imposte? Come ha fatto nel febbraio 2006 quando si è accorto che il gettito dell'aumento dell'Irpef e dell'Irap non era stato messo sulla sanità e ci ha imposto una variazione di bilancio di 100 milioni di euro che ha tolto soldi al bilancio regionale. Come ha fatto all'inizio del 2007 quando ancora 200 milioni di euro (la scoperta è del prof. Padoa Schioppa) erano stati distratti dal bilancio della sanità e il parlamento regionale ha fare, in pochi giorni, una variazione alla finanziaria di 180 milioni di euro, per evitare il commissariamento, senza contare l'aumento di Irpef e Irap. Poi il centrosinistra fece una delibera in cui si diceva ai manager che dovevano alienare immediatamente, entro la fine dell'anno, la maggior parte dei beni immobili della sanità abruzzese. Ora, i principali beni immobili della sanità abruzzese, tutti sanno che stanno a Giulianova e Teramo.

Sono i beni più preziosi della nostra sanità pubblica. Vendere strutture come quelle, non è uno scherzo. Se anche stavolta i cittadini dovranno assistere all’arrivo a Teramo di manager “stranieri”, allora sarebbe davvero l’ora del Big One, perché vorrebbe dire che quella delibera regionale inaugurata dal centrosinistra è ancora “attiva” e che la liquidazione della sanità pubblica teramana è vicina. Così accade di solito nelle aziende quando chiamano manager esterni. Facciamo gli scongiuri alla maniera texana. Perché non vorremmo certo assistere impotenti alla liquidazione dei beni immobili della sanità aprutina. Il problema poi è ancor più grande se ci sono dei vincoli di spesa. Dobbiamo ringraziare il Consigliere Regionale Claudio Di Bartolomeo e tutto il Centrodestra che, nella scorsa legislatura regionale, in Commissione hanno fatto un lavoro di alta competenza, qualità e controllo. La sanità abruzzese ha bisogno di para-medici, tecnici, informatici e medici, non certo di personale amministrativo. E qui che stavamo affondando, spendendo a più non posso. Ed hanno lievitato negli ultimi anni addirittura del 130%, nel periodo temporale di cui sopra, l’affitto delle sedi e di beni e servizi. Chi ci ha governato nel passato non solo non ha risparmiato, ma ha speso molto di più. Inutile e politicamente sconveniente, è peggiorare il servizio sanitario pubblico, togliendo alla sanità pubblica, i posti letto e gli strumenti diagnostici di alta tecnologia come la Pet. La legittima “battaglia contrattuale e politica” sulla sanità, tra Governo della Repubblica e della Regione Abruzzo, crediamo non possa fare a meno di far notare agli Abruzzesi i fallimenti dei governi del passato. E’ bene ricordare le parole pronunciate qualche giorno fa dallo stesso Assessore Venturoni, eletto consigliere regionale con Gianni Chiodi Presidente. Il dottor Venturoni eletto all’Emiciclo d’Abruzzo fino al 2000 (all’opposizione di centrodestra) come presidente della Commissione d’inchiesta sulla sanità, aveva denunciato la corruzione nel settore. “Rileggendo la mia relazione nell’ambito della commissione d’inchiesta di dieci anni fa - ha dichiarato il dr. Venturoni - ci si accorge che è stata scritta l’altro ieri. Gli arresti del 14 luglio del 2008 hanno fatto esplodere la corruzione che imperava prima di quella data e che io avevo denunciato”. In riferimento al taglio delle prestazioni causate dalla minore spesa, Venturoni ha sottolineato che sono in linea con il quadro programmatico stilato dal commissario nominato dal governo, Gino Redigolo. “E’ la fine della corruzione e di tutte le pressioni politiche, d’ora in poi - commenta Venturoni - i tetti saranno rispettati”. La nomina del commissario sarebbe stata determinata dal fatto che l’Abruzzo è tra le regioni che non hanno rispettato i tetti di spesa fissati dal Governo. Chiusura, in questa prima fase di cinque o sei ospedali che saranno riconvertiti, diminuzione da sei a quattro delle Asl con la creazione delle due Asl provinciali di Chieti e L’Aquila, e creazione di due centri per gli acquisti, uno per il territorio di Chieti-Pescara, e l’altro per L’Aquila-Teramo.

Le misure annunciate dall’Assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, mirano secondo gli analisti al contenimento della spesa e al miglioramento del servizio in modo tale da rispettare il tetto di spesa fissato dal governo. Il dr. Venturoni ha sottolineato che nell’ultimo anno la sanità è cambiata sicuramente con un nuovo rapporto pubblico-provato e un nuovo approccio sul contenimento della spesa. Le misure annunciate fanno parte di un piano industriale che al Regione sta concordando con il commissario Gino Redigolo e con la cabina di regia nominata dal Ministro per la Salute, che si riunisce da alcune settimane ogni giovedì, uno a L’Aquila, l’altro a Roma.

A proposito degli ospedali Venturoni avrebbe sottolineato che ce ne sono troppi e in questa prima fase ne saranno chiusi e riconvertiti cinque o sei in Abruzzo. L’Assessore ha anche annunciato che il contenimento della spesa passa anche per una “rivisitazione dell’edilizia sanitaria e in tal senso si utilizzerà l’art.20 del decreto sul terremoto che stabilisce la priorità per l’Abruzzo nella costruzione di nuove strutture sanitarie”. Non solo. “Stiamo lavorando, ci sono delle lamentele da parte di chi riceve meno - ha chiarito il dr. Venturoni - ma c’é bisogno di un giro di vite ovunque per non sforare il tetto di spesa”. L’Assessore Venturoni ha preannunciato che il 31 dicembre “dovrebbe terminare il commissariamento”. Sui debiti pregressi “ci sono mutui e cartolarizzazioni. per quanto riguarda la spesa corrente non siamo lontanissimi dal pareggio di bilancio. Ci sono le Asl di Chieti e Pescara che soffrono, Teramo è l’unica in pareggio, ed a L’Aquila la situazione è legata al terremoto del 6 aprile 2009 e quindi non può essere considerata”. In riferimento al rapporto con il commissario Redigolo, Venturoni ha spiegato che “collaborativo, in alcune cose siamo d’accordo, in alcune altre no, comunque la sintesi la cerchiamo nella cabina di regia decisa dal ministero”. In bocca alla balena!

Nicola Facciolini


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