L'eccidio dei Limmari a Pietransieri. Settant'anni fa e sembra ieri

21 Novembre 2013   17:03  

Era il 21 novembre del 1949 quando durante la seduta della Camera dei Deputati venne commemorato per la prima volta l’eccidio dei Limmari a Pietransieri.

L’allora presidente della Camera, Giovanni Gronchi ebbe a dire: “Indipendentemente dal prevalere oggi o domani di un partito o di un altro indipendentemente dalla affermazione vittoriosa di una ideologia o di un'altra, non vi è paese, non vi è gente, che possa pretendere alla propria dignità politica, alla propria dignità umana, se non mantiene vivo, sincero, costante il culto per tutti i suoi figli che caddero vittime dell'oppressione e della tirannide”.

Sono pensieri ancora attuali e ribaditi da tutti coloro che hanno partecipato su invito dell’Amministrazione comunale di Roccaraso, al settantesimo anniversario dei Limmari, che si è concluso oggi con la celebrazione della S. Messa e l’onore ai Caduti nel Sacrario dei Limmari.

Per l’occasione, erano presenti i comandanti territoriali di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato, oltre al vescovo di Sulmona- Valva, mons. Angelo Spina e amministratori locali.

Virginia Macerelli, unica sopravvissuta alla strage, ha camminato mano nella mano con Karin Stoll, consigliera per la Stampa e Relazioni pubbliche dell’ambasciata della Repubblica Federale di Germania.

"Per la seconda volta il 21 novembre sono presente alle celebrazioni di questa ricorrenza – ha detto il Prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci - è un dramma ingiustificato, una violenza così incomprensibile. Sul mio tavolo di lavoro ho una rappresentazione del sacrario di Pietransieri e quindi con me scandisce tutte le ore della giornata. I bambini qui presenti, con i loro pensieri, ci hanno ricordato che la loro vita è condizionata da quello che avvenne qui 70 anni fa, perchè quelle persone che morirono sono tutte legate in un modo o nell'altro, con legami familiari e di sangue, a questi stessi bambini. 128 morti perché non hanno accettato di allontanarsi dalla terra dove erano nati e qui ritenevano giusto continuare a vivere.

Persero la vita in questa maniera indegna, che però è rimasta nel cuore nella memoria. Certamente ogni gratificazione successiva non può compensare il dramma e il dolore di quello che accadde. Virginia Macerelli, l'unica sopravvissuta, continua ad assumere in se il dramma di altri che poi è anche il suo e porta dentro di se una sofferenza costante, un ricordo che nessuno potrà lenire. E' una croce che porta con se e che forse vorrebbe passare ad altri ma è impossibile, perché quello che ha vissuto questa donna non può essere traslato su altri corpi e su altri cuori. Virginia Macerelli è per noi monito, memento, è per noi richiamo costante alle nostre responsabilità".

Il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato in occasione della cerimonia di commemorazione dei 128 martiri ha sottolineando come la strage sia ancora oggi una ferita aperta nel cuore degli abitanti del luogo e di tutto l'Alto Sangro.

“Settant’anni. Sembra ieri – ha dichiarato Di Donato - nessuno tra la gente ha mai dimenticato la strage dei Limmari, per troppo tempo, tuttavia, relegata negli armadi delle istituzioni e, senza voler per questo farne un primato, finalmente considerata oggi come una delle atrocità commesse contro il popolo italiano dall’esercito tedesco e allo stesso tempo una pagina anche eroica scritta col sangue della resistenza al nemico".

Così, come ogni anno, si ripete il mesto corteo che riporta gli abitanti della “nobile frazione di Pietransieri” sui luoghi dove le mitragliatrici dei tedeschi decimarono famiglie intere, frantumarono le speranze di molti fanciulli, tolsero a tanti vecchi la gioia di un sereno tramonto”.

Da quell'eccidio, si salvò solamente una bambina, Virginia Macerelli, e anche a lei va il pensiero del primo cittadino: "E' stata abbracciata da Papa Francesco e ricevuta in udienza privata dal Capo dello Stato. Virginia porta ancora i segni della paura sul volto ma ha l’animo sereno di chi ha perdonato senza pur tuttavia dimenticare. È l’icona di una Paese che ha poi scandito il progresso nella libertà e nella democrazia, ma sempre sul sentiero tracciato dai suoi martiri, senza mai dimenticare, cioè, il sacrificio dei suoi figli. Ecco, questo il messaggio che sale dai Limmari: avanti ma col capo rivolto al passato e nel segno del perdono".

Karin Stoll, consigliere per la Stampa e Relazioni pubbliche dell’ambasciata della Repubblica Federale di Germania, nel suo discorso ha detto: "Un eccidio sistematico, orrendo senza motivo – ha affermato Karin Stoll - si è salvata sono una bambina, Virginia Macerelli. E' un onore per me rappresentare oggi la Repubblica Federale di Germania e per questo ringrazio il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato. Oggi commemoriamo anche tutte le altre persone che nel corso dei due anni successivi all’eccidio dei Limmari trovavano la morte in altre località italiane vittime delle rappresaglie naziste.

L'efferatezza scatenata della Germania non potrà mai essere cancellata. Dalla guerra sono trascorsi molti anni e la maggior parte della popolazione conosce gli efferati crimini di allora solo dai libri di storia e dai racconti dei testimoni. Per questo alle nuove generazioni è difficile capire la gravità degli eventi bellici e quindi è più importante che questo capitolo buio della storia non cada nell'oblio, non solo per ricordare le vittime della guerra ma anche per continuare ad essere consapevoli, per il presente e futuro della nostra Europa unita".

LA STRAGE DEI LIMMARI

Nell'autunno del 1943 la guerra giunse nella valle del Sangro dal Molise dove i tedeschi, sul Trigno, avevano contrastato più duramente l'avanzata alleata.

Una resistenza per poter allestire, intanto, un'efficiente linea di difesa invernale dall'Adriatico al Tirreno passante sui massicci del chietino, dell'aquilano (Altopiano e Parco) e del Molise (Mainarde) e, più a Sud, sui rilievi del cassinate.

La Linea Gustav, studiata in loco dallo stesso Kesselring, i cui punti fermi avanzati dovevano essere costituiti dai fiumi Sangro, Aventino, Volturno e Garigliano.

Poco prima della Forchetta di Palena, come il Valico è comunemente chiamato, si diparte la strada, per Pizzoferrato e Gamberale di accesso alla valle del Sangro e proseguendo si giunge sugli Altipiani.

Con l'abbandono del versante destro, a fine novembre, il mantenimento di tutto il territorio fu di competenza della 1^ Divisione Paracadutisti, una delle unità più valorose della Wehrmacht.

A Pietransieri e nella sua località Limmari, frazione di Roccaraso, sulla sponda del Sangro, in prima linea, era schierato il 1° Reggimento.

Dopo la metà di quel terribile mese iniziarono a distruggere sistematicamente anche i paesi di questa sponda obbligando contestualmente le popolazioni a sfollare verso le retrovie.

E’ stata una strage commessa dai nazisti durante il periodo di occupazione in Italia, avvenuta il 21 novembre 1943 a Pietransieri, oggi frazione del comune di Roccaraso in provincia di L’Aquila.

In località bosco di Limmari (Valle della Vita) i soldati tedeschi trucidarono 128 persone, di cui 60 donne, senza motivazioni documentate, ma per il semplice sospetto che la popolazione civile sostenesse i partigiani.

La zona in cui avvenne il massacro rappresentava uno dei capisaldi della linea difensiva Gustav su cui le forze armate tedesche si attestarono dopo lo sbarco alleato a Salerno.

Hitler ordinò alle forze tedesche di stanza in Italia centrale di mantenere le proprie posizioni, facendo terra bruciata attorno alle formazioni partigiane operanti, ed il maresciallo il 30 ottobvre 1943 Albert Kesselring fece affiggere un manifesto, nelle località: Rivisondoli, Pescocostanzo, Roccaraso, Roccacinquemiglia e Pietransieri, che recitava in lingua tedesca: "Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico": la fucilazione sul posto, che fu probabilmente ignorato dalla popolazione.

Ubbidirono in pochi al messaggio dei tedeschi, molti pietransieresi si rifuggiarono nei boschi dei limmari convinti di essere al riparo, ma fu proprio li il luogo della strage.

La rappresaglia dei tedeschi, comandati dal tenente Schulemburg, si accanì in un primo momento contro il bestiame razziato, mitragliato e abbandonato nei boschi circostanti.

In un secondo momento contro la popolazione.

Alcuni pietransieresi, vennero sorpresi e fatti saltare all’interno dei casolari (testimonianza di Cocco Pia superstite della stage, figlia di Maria Cordisco morta sotto una mina nazista all’interno di un casolare).

Molti altri vennero uccisi, con fucilazioni di massa, l’unica superstite fu Virginia Macerelli, una bambina di sei anni che fu occultata e protetta dalle vesti della mamma.

Le vittime furono 128: tra essi 34 bambini al di sotto dei 10 anni e un bimbo di un mese.

I corpi restarono a lungo abbandonati nella boscaglia, sepolti dalla neve sino alla primavera del 1944.

Sul luogo della strage fu edificato un piccolo tempio le cui pareti sono coperte di targhette di pietra che recano il nome e l’età di tutti i caduti.

Le vittime della Strage, ora riposano all’interno del sacrario realizzato a Pietransieri in via XXI Novembre in loro memoria, per non dimenticare. 


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