Energia e mare pulito? Se per energia si intende quella ricavata dal petrolio succhiato dalle piattaforme e trasformato nel centro oli di Ortona, il cui progetto stato congelato fino al 2010, la risposta è un aut-aut e un drammatico conflitto tra due concezioni dello sviluppo, e tra due idee di cosa significa la parola benessere e ricchezza.
Se per energia si intende invece quella inesauribile prodotta dalle maree, allora la sintesi è possibile.
La scorsa settimana la Fondazione Gilberto Ferri ha premiato l'ingegnere genovese Riccardo Bruzzone per “La migliore idea per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili dell’energia".
Il suo prototipo consente di produrre energia elettrica utilizzando le onde del mare, ovvero la forza gratuita e inesauribile delle correnti e delle maree. Il sistema congegnato cattura l’acqua mediante turbine attivate proprio dal movimento del fluido, alimentando così un generatore elettrico. Il principio di fondo su cui si basa l’idea è quello dello sfruttamento dell’energia meccanica delle onde del mare che, alzandosi in una camera (in questo caso i tubi), produce aria compressa che a sua volta muove un generatore elettrico producendo energia. Spiega l'inventore: "A differenza di altri sistemi si può utilizzare una quantità infinita di turbine, quindi non bisogna più chiedersi quanta energia si può produrre ma possiamo domandarci quanta energia vogliamo che si produca." Il mare non si ferma mai, a differenza del vento, non scompare dal cielo come il sole, non è puzzolente e e in via d'esaurimento come il petrolio.
Quello dell'ingegner Bruzzone è ancora un prototipo sperimentato in una piscina, ma altrove l'energia prodotta dalle mare è una realtà.
In Irlanda del nord è entrato in funzione SeaGen, una
piccola piattaforma collocata a 400 metri al largo, dal peso 1000
tonnellate, dotata di due rotori del diametro di 16 metri. Certo, ha un
discreto impatto visivo, però in compenso produrrà a regime 1,2
megawatts di energia pulita, quanto basta a rifornire 1000 case.
In Spagna, sulla costa della Cantabria, stanno collocando 10 piattaforme galleggianti tipo boe, chiamate Power-Buoy.
Ognuna ha un diametro di dieci metri. Sono munite di una colonnina che
contiene uno stabilizzatore e il sistema che trasforma in energia
elettrica le oscillazioni impresse dal movimento delle onde. Quando la
boa si muove su e giù, un pistone si muove e genera elettricità, che
viene trasferita a terra attraverso un cavo sottomarino.
Complessivamente, le dieci Power-Buoy produrranno elettricità
sufficiente ai consumi di circa 2.500 abitazioni.
In Francia la Edf, l'equivalente dell'Enel in Italia, ha
annunciato la realizzazione di un impianto pilota al largo di Paimpol,
in Bretagna. Il luogo è stato scelto perchè lì le correnti marine sono
particolarmente forti.
L'impianto dovrebbe entrare in funzione entro il 2011 e con sei
turbine potrà generare 4-6 MW di elettricità che verrà immessa nella
rete francese. Questa tecnologia per la Francia, avrebbe un potenziale
pari a 10 milioni di MWh all'anno.
In Portogallo hanno puntato invece su Pelamis, un
"serpente" che fluttua sotto la superficie del mare e che, mosso dalle
onde, genera energia elettrica pulita. E' una struttura semi-sommersa
articolata in sezioni cilindriche, lungo 140 metri, e dal diametro di
3,5 metri. Il movimento impresso dalle onde agisce su pistoni
idraulici accoppiati a generatori in grado di trasformare l'energia
meccanica in energia elettrica.
A regime, prevede il governo portoghese entreranno in funzione ben 25
Pelamis, complessivamente in grado di generare fino a 21 MW di
elettricità: quanto basta per provvedere ai bisogni di 15.000 case.
Energia inesauribile e pulita, che evita l'emissione in atmosfera di 60.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno.
In Inghilterra sperimentano invece Anaconda, un un
tubo di plastica ancorato ad profondità di 40-100 metri sotto il
livello del mare. Ogni onda, colpendo la plastica, genera un'altra onda
all'interno dell'Anaconda. Essa viaggia lungo tutto il tubo fino a
raggiungere la "coda", dove una turbina trasforma il movimento in
elettricità. Si calcola che un Anaconda lunga 200 metri sia in grado
di fornire 1 megawatt, sufficiente alle esigenze do 200 case. Il
vantaggio è che hanno costi di realizzazione relativamente bassi ed
impatto visivo nullo.
In Tasmania stanno costruendo BioPower: grandi ventagli dalle forme arrotondate che, come se fossero piante
acquatiche, fluttuano sul fondo del mare, mossi dalle correnti. In
realtà sono turbine e generano energia elettrica pulita. Una sorta di
versione subacquea delle centrali eoliche, insomma. Simile è il sistema BioStream, che imita il movimento della coda di uno squalo, invece di ruotare, come la
maggior parte dei congegni di questo tipo, compie un movimento
oscillatorio. Il sistema è
progettato in dimensioni che andranno da 500 kW a 2 MW e probabilmente
vedrà la luce, sempre nei mari della Tasmania, intorno al 2009.
Quelle brevemente descritte sono tutte politiche energetiche che non
trovano la minima resistenza da parte delle popolazioni locali, ed anzi
hanno il convinto appoggio delle associazioni ambientaliste.
E in Abruzzo? In Abruzzo incombe il faraonico piano energetico
dell'Eni che intende sfruttare i giacimenti di petrolio bituminoso. Una
follia, per il fronte politico e sociale trasversale contrario al
progetto: sfruttare il petrolio conviene solo a chi ha le mani nel
business, e avrà al contrario effetti devastanti sulla fiorente
agricoltura di qualità, sul turismo e soprattutto sulla salute di
migliaia di cittadini.
Il progetto del centro Oli è stato bloccato nell'ultimo
consiglio regionale pre-elettorale. La costa teatina fino al 2010 è
salva, poi si vedrà. Quello che intanto fa riflettere è che una classe
politica senza idee e la sedicente opinione pubblica si avvitano sul
dilemma binario "petrolio si petrolio no". Per il resto solo un immobile e malsana palude, insomma, altro che energia del mare e larghi orizzonti.