L'intervista: Alessandro Cagnale, una vita da professionista

Tanta voglia di mettersi ancora in gioco

12 Agosto 2010   09:04  

Una carriera costellata da tanti successi e ben poche amarezze: a Benevento, sua città natale, ha iniziato a muovere i primi passi da calciatore, a L'Aquila ha conosciuto solo il sapore della vittoria, ottenendo due promozioni in tre anni e a Pisa si è definitivamente affermato nel mondo professionistico.
Insomma, Alessandro Cagnale (a destra nella foto in compagnia di Raffaele Perna) possiede un curriculum di tutto rispetto, ulteriormente impreziosito da numerosi campionati di serie C con le maglie di Potenza, Sangiuseppese (attuale Neapolis Mugnano) e Isola Liri.
Nonostante tutto, l'ormai trentaseienne centrale difensivo non è ancora sazio: "Ho ancora delle cartucce da sparare: sto bene fisicamente e quindi credo di meritare un'altra opportunità".
 
Lei ha militato tantissimi anni in Lega Pro e quindi avrà certamente accolto con amarezza i fallimenti di numerose società del panorama calcistico italiano. "Sì, purtroppo la situazione è degenerata negli ultimi tempi e dunque era preventivabile un simile disastro. Ora mi auguro che vengano fatto delle riforme serie, in modo da evitare che certi errori si ripetano anche in futuro."
 
Fortunatamente però, c'è anche il risvolto positivo della medaglia: sono state infatti ripescate due compagini a cui lei è particolarmente legato, L'Aquila e Pisa. "Queste piazze meritavano ben altri palcoscenici e sono contento che finalmente si siano tirate fuori dal purgatorio dei dilettanti. Anche se, senza nulla togliere alle compagini che attualmente militano in Seconda Divisione, è assurdo vedere il capoluogo d'Abruzzo confrontarsi con realtà di scarso blasone e tradizione. Sono convinto che la C2 stia stretta ai rossoblu, così come la Prima Divisione credo non sia il campionato più consono ai toscani". 
 
E' facile immaginare come queste esperienze abbiano rappresentato i momenti più significativi della sua carriera... "Senza ombra di dubbio. A Pisa ho raggiunto la piena maturazione atletica, sfiorando anche la promozione in Serie B. Invece, a L'Aquila ho vissuto quattro stagioni indimenticabili, vincendo due campionati. Nessuno ci accreditava come possibile vincitrice, ma noi abbiamo sovvertito tutti i pronostici, dimostrando sul campo che eravamo i più forti. Quello era un gruppo fantastico: tanti di quei giocatori, su tutti Cinelli e Bellè, hanno poi avuto una splendida carriera."
 
Conferma che appena un anno fa è stato vicinissimo a un clamoroso ritorno in Abruzzo? "Io diedi la mia assoluta disponibilità a L'Aquila. E' chiaro che quando ricevi una chiamata del genere, è praticamente impossibile rifiutare. D'altronde, per me L'Aquila è come una seconda casa, sono rimasto legato in modo indissolubile a questa città, in cui tutt'ora possiedo tantissimi amici. Poi purtroppo, per svariati motivi non se n'è fatto nulla e sono rimasto cinque mesi senza squadra, prima di approdare a dicembre alla Viribus Unitis, squadra campana di Serie D. Con me sono arrivati anche due ex rossoblu, De Palma e Giugliano. Non siamo riusciti ad evitare i play-out, ma vincendoli abbiamo comunque raggiunto la salvezza."
 
E adesso uno sguardo al suo futuro. Ha qualche sogno nel cassetto, magari iniziare una carriera da allenatore? "Come ho già detto, non ho intenzione di appendere gli scarpini al chiodo. Ragiono ancora da calciatore e infatti sto aspettando che qualche società si faccia avanti per ingaggiari. Dunque, almeno per il momento, non mi sento pronto ad allenare. Poi tra qualche anno, chissà...".
 
Danilo Rosone


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