L'oblio del pesciolino rosso e il nostro archivio storico

05 Marzo 2010   19:42  

A casa di un mio amico, osservando un pesciolino rosso dentro una boccia di vetro sopra il davanzale, mi chiedevo spesso: ''Ma non si annoierà, poverino, a girare in tondo tutto il tempo dentro quella piccola sfera?''.

No, non si annoiava, perché ho poi scoperto che i pesciolini rossi sono dotati di memoria molto breve, e ciò costituisce il segreto della loro piccola e incrollabile felicità. Il mondo di acqua e luce dentro la sfera di vetro, grazie alla loro capacità di dimenticare, deve apparirgli ogni giorno come un luogo delle meraviglie. Lo stesso identico mangime, allo smemorato pesciolino, ogni volta deve sembrare una prelibatezza mai assaporata prima, degna del re di tutti i mari.

Anche noi umani post-contemporanei, spiegano gli scienziati, stiamo sviluppando una sempre più pronunciata memoria breve. Anche in questo caso, per mero spirito di sopravvivenza.

Come faremo del resto ascoltare senza prendere a morsi il divano, ad ogni campagna elettorale, da parte degli stessi politici, sempre le stesse roboanti promesse e i mirabolanti impegni, che poi non saranno mantenuti, e che loro dimenticheranno di mantenere, e noi ci saremo scordati di pretendere prima di rivotarli?

Come potremmo vedere nel piccolo schermo, da anni tutte le sere, senza provare ad ingurgitare per autolesionismo il telecomando, sempre le stesse facce, le stesse stupidaggini, le stesse bugie e triviali spiritosaggini, o gli stessi stucchevoli giri di DO al Festival di Sanremo, da Nilla Pizzi al principe Emanuele Filiberto?

L'oblio, la capacità di resettare in continuazione la nostra scatola cranica, è insomma per noi un meccanismo che preserva la salute mentale e la serenità in un eterno ritornello dell'uguale. Ogni tanto, però, non farebbe male un esercizio mentale che consente di allungare almeno un po' la nostra memoria.

Può essere utile a questo fine, nel suo piccolo, anche il nuovo archivio storico di Abruzzo24ore.tv , che consente di sfogliare virtualmente il calendario ed eseguire ricerche complesse e mirate, incrociando le parole-chiave nello spazio CERCA, in alto a destra, navigando così, secondo la rotta desiderata, in migliaia di video, articoli e inchieste, da oggi fino al 2006.

Uno dei vantaggi del web rispetto agli altri veicoli e contenitori di informazioni, è infatti quello di conservare la memoria storica e i capitoli di un destino comune, in un luogo accessibile a tutti e consultabile con grande facilità.

Per testare l'utilità sorprendente di questo strumento, proviamo dunque ad inserire parole assolutamente scelte a caso, come. ad esempio... ''terremoto'', ''zona sismica'', ''faglia'', ''norme antisismiche'', ''prevenzione sismica''.

Ebbene, non sfuggirà che esse compaiono quasi tutte in pagine pubblicate dopo il 6 aprile 2009.

Prima dell'autunno del 2008, queste parole diventano poi rare come la rosa di Atacama o l'asino albino, e le troviamo più che altro in espressioni metaforiche, come ad esempio ''terremoto politico'', oppure incastonate in frasi come ''sisma giudiziario travolge la giunta''.

Più frequenti, nei mesi precedenti il terremoto che ha creato distruzione e morte a L'Aquila, l'espressione ''sciame sismico'', quasi sempre associata a ''niente allarmismi'', ''normale e progressivo rilascio di energia'', ''tutto sotto controllo'', ''fase di assestamento'', ''procurato allarme'', ''i terremoti non sono prevedibili'', e a nomi propri come ''Enzo Boschi'', ''Franco Barberi'', ''Guido Bertolaso''.

Praticamente sconosciute alla comunità dei parlanti prima del sei aprile, erano parole oggi a L'Aquila frequentatissime e di uso comune come 'tamponature'', ''cemento armato'', ''staffe'', ''pilastri'', ''casa antisismica'', ''micro-zonazione'', ''carotaggio'', ''indagini geo-strutturali''

Queste semplici constatazioni, rese possibili dalla consultazione di un archivio di notizie e parole, suggeriscono alcune riflessioni.

Tanto per cominciare a L'Aquila avevamo dimenticato di vivere in una terra ad altissimo rischio sismico, con interi quartieri costruiti sopra le faglie e in terreri che amplificano le onde telluriche.

Ci eravamo dimenticati l'antica saggezza che consente di interpretare i segni di avvertimento che sempre la natura lancia prima di ogni catastrofe.

Avevamo dimenticato chi e come aveva costruito la nostra casa, con quali materiali, con quali precauzioni.

Per anni avevamo gettato in qualche angolo dimenticato della nostra memoria, come inutili cianfrusaglie, parole che ci avrebbero consentito di prendere coscienza e di comunicare un rischio terribile e altamente probabile. Eravamo invece pronti a censurare ogni parola e ogni pensiero profeta di sventura, che minacciava la nostra instabile serenità, il nostro irresponsabile benessere.

Anche noi forse eravamo come quel pesciolino rosso sul davanzale a casa del mio amico. A girare in tondo in un beato e spensierato oblio. Nell'illusione che la sfera di vetro che ci ospitava, fosse eterna ed infrangibile.

Filippo Tronca

 


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