L'onorevole Mantini in difesa di Napoleone e fondi immobiliari

La ricostruzione privata

30 Novembre 2010   14:24  

Riceviamo e pubblichiamo dall'Onorevole dell'Udc  Pierluigi Mantini che prede le difese dl suo amico ''developer '' Antonio Napoleone e dei progetti che insitono sulla città terremotata di cui abbiamo parlato qualche settimana fa.

I napoleoni delle finanziarie alla conquista della città terremotata

''Si è sviluppato un dibattito, a tratti esasperato, sull'uso dello strumento dei fondi immobiliari nella ricostruzione dell'Aquila e dei comuni terremotati.

Uno dei materiali su cui esso si basa è costituito da un capitolo scritto da Antonio Napoleone sul libro, da me curato, dal titolo "Il diritto pubblico dell'emergenza e della ricostruzione in Abruzzo" (Cedam, 2010).

Per quanto il libro affronti molti e diversi temi, sono orgoglioso del fatto che esso abbia contribuito a dare informazioni e ad aprire una discussione sul punto poiché il dibattito informato e la trasparenza sono requisiti essenziali.

Conosco Antonio Napoleone da molti anni e ne ho stima per la riconosciuta professionalità nel settore e lo stile etico, raro in Italia, con cui esercita il ruolo innovativo di developer, sulla base di una consolidata esperienza internazionale. Non è un capitalista è un professionista.

Proprio per queste qualità è stato spesso chiamato a tenere corsi e conferenze nelle Università e in altre sedi prestigiose.

Sono stati sollevati dubbi su questioni societarie, che ignoro, e soprattutto sulla natura speculativa dei fondi immobiliari e del possibile condizionamento di questi sul futuro della ricostruzione. Su questo tema intendo confermare la mia opinione, più volte espressa. Mi auguro che Napoleone voglia chiarire quanto di sua competenza.

I fondi immobiliari sono solo uno degli strumenti possibili della ricostruzione. Gli altri sono i piani di ricostruzione, i programmi integrati di intervento, il project financing, gli appalti di opere pubbliche, i permessi di costruire, le D.I.A. e le perizie giurate, solo per dire dei principali. Tutti questi strumenti sono disciplinati dalla legge e hanno una diversa complessità professionale.

La mia ferma opinione, testimoniata con una vita e più volte sostenuta nella scena della ricostruzione, è che occorrano più legalità e più professionalità, insieme ai prerequisiti della trasparenza e della partecipazione, per affrontare con successo la difficile sfida del dopo terremoto.

I fondi immobiliari sono strumenti complessi, difficili da spiegare in due parole. Nella legge sul federalismo demaniale sono il principale mezzo per la valorizzazione di immobili dismessi trasferiti agli enti locali.

Ma per quanto riguarda le preoccupazioni espresse essi sono tra i più garantiti:

1) sono disciplinati dalla legge e strettamente vigilati da Banca d'Italia;

2) devono rispondere per regolamento al Comitato degli investitori;

3) devono necessariamente rispettare le procedure legali ossia l'approvazione dei progetti da parte degli enti locali, nelle forme auspicate della massima trasparenza e partecipazione.

Senza l'approvazione pubblica non si può nulla, per nessun progetto.

Per dirla in breve, i fondi immobiliari sono solo uno strumento di investimento possibile, se ci sono le condizioni, con cui si possono utilizzare risorse di Casse previdenziali, enti pubblici o privati che, anziché giacere nelle banche, vengono investiti anche su progetti di utilità sociale, assumendo un rischio nella speranza di un rendimento finale un po' superiore al tasso bancario.

In tempi di crisi profonda, dinanzi al formidabile tema della ricostruzione in Abruzzo, è meglio lasciarli alle banche, quei soldi, o investirli in progetti utili all'economia reale?

Questo è il punto. Un buon developer, e mi auguro che a L'Aquila vengano i migliori, è quello che riesce a concepire un progetto, di ricostruzione e sviluppo, che stia in piedi sotto ogni profilo, e che convinca sia le autorità pubbliche che gli investitori, che soddisfi sia l'interesse pubblico e sociale che quello degli enti che rischiano. Senza buoni progetti non si fa nulla.

Ho molto sollecitato, con successo, l'impiego di investimenti indiretti dell'INAIL e di enti previdenziali per la ricostruzione in Abruzzo: saranno oltre 800 milioni in tre anni, e dovremo avere progetti di alta qualità, credibili, discussi pubblicamente e approvati alla luce del sole e nel rispetto della concorrenza. Vincano i migliori!

Dunque si torna al punto di partenza. La ricetta è sempre la stessa: legalità, professionalità, concorrenza, con le chiacchiere non si vince la sfida della ricostruzione.

Occorrono tanti progetti seri e sostenibili e sedi pubbliche e trasparenti per decisioni efficienti e partecipate. Lo dico da professore universitario, da aquilano, da cittadino di comune buon senso più che da parlamentare.

Siamo indietro e questo dibattito può essere utile.


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