L'oro d'Abruzzo e la raccolta differenziata che non s'ha da fare

27 Settembre 2010   13:47  

Il cittadino che con coscienza fa ogni giorno la raccolta differenziata, come è normale che sia in un paese civile, i sindaci che con orgoglio dimostrano con i fatti che la quantità di raccolta differenziata anche in Abruzzo può superare il 70%, si chiedono, alla luce dell'inchiesta Re Mida: sto perdendo il mio tempo? Chi la decide la politica dei rifiuti nella mia regione? E secondo quali logiche?

Al di là dei rilievi penali tutti da dimostrare, e tenendo ben ferma la presunzione di non colpevolezza delle persone coinvolte nell'inchiesta fino a sentenza definitiva, nonchè l'opportunità di non utilizzare i brogliacci delle intercettazioni per alimentare tritacarni mediatici,  è lecito leggere gli atti della Procura di Pescara come un documento che disegna un teorema sulla filiera delle decisioni politiche, o non decisioni, intraprese negli ultimi tempi per far fronte ad un'imminente emergenza che attanaglia l'Abruzzo, dove dal 2002 al 2008 la produzione di rifiuti è aumentata di 92 mila tonnellate, del 15%, più della media italiana, arrivando a 703mila tonnellate, e dove si prevede la saturazione di importanti discariche già dal prossimo anno.

Per sventare questa annosa emergenza annunciata, il centrosinistra di Ottaviano Del Turco approvò la legge regionale 45 del 2007 incentrata sulla raccolta differenziata. Con l'obiettivo di raggiungere entro il 2012 il 60% e la riduzione della produzione di rifiuti del 5%. La parte rimanente del rifiuto non differenziato, secondo il Piano doveva essere trattato con la tecnica della digestione anaerobica, ricavando cioè energia dai rifiuti senza bruciarli. Di termo-valorizzatori, secondo il piano se ne sarebbe parlato solo dopo aver superato la quota del 40% di differenziata. E forse non sarebbero stati necessari, o comunque sarebbero bastati impianti a gestione pubblica di piccole dimensioni.

Poi il governo di centro-sinistra è stato spazzato via dal ciclone giudiziario di Sanitopoli.

Il centrodestra di Gianni Chiodi, salito al governo regionale, sul fronte dei rifiuti ha impresso una nuova sterzata verso la temo-valorizzazione, come da programma elettorale presentato agli elettori.

Lo ha ribadito con forza il senatore e coordinatore del Pdl regionale Filippo Piccone: ''Bisognerà farli, i termovalorizzatori, bisognerà solo capire dove e quanti farne perché' altrimenti l'Abruzzo non saprà tra un anno dove mettere i rifiuti. Non credo di dovermi nascondere rispetto a questo. L'abbiamo detto nelle stanze della politica e anche in pubblico continuerò a dirlo e nessuno ci fermerà in questo senso".

Le carte dell'inchiesta ipotizzano però un retroscena di questo progetto politico: un impresa privata, leader dello smaltimento rifiuti in Abruzzo, avrebbe corrotto e conquistato alla sua causa esponenti politici e funzionari per ''ottenere la radicale conversione delle modalità di smaltimento dei rifiuti nella regione.'' Conversione che all'impresa avrebbe fruttato, fa notare il gip Campli, profitti enormi per circa 100 milioni di euro.

Era lui, ipotizzano gli inquirenti, il vero assessore ai rifiuti della nostra Regione, e dietro al proposito di realizzare termo-valorizzatori non ci sarebbe stato un  vero calcolo dei costi e dei benefici, per il bene della collettività; i termo-valorizzatori andavano realizzati solo perché lo voleva un imprenditore privato, che secondo gli inquirenti della procura di Pescara, avrebbe foraggiato con fondi neri e bonifici bancari versati al politico di turno che ne faceva richiesta in occasione delle campagne elettorali.

Intorno al numero e alla localizzazione dei termovalorizzatori sarebbero dunque volate promesse di candidature, assunzioni, case acquistate a prezzi di saldo, finanziamenti di campagne elettorali, pressioni indebite, appalti pilotati, trattative segretissime.

L'imprenditore in questione commentava al telefono, intercettato, all'indomani della vittoria alle regionali del centrodestra:

''Oggi o al massimo lunedì si insedia la giunta regionale... la prima cosa che mettono mano è all'inceneritore''.

E l'imprenditore avrebbe fatto subito pressione per abbassare il limite minimo da raggiungere di raccolta differenziata fissata dalla leggein vigore dal 40% al 25%, premessa per poter dare il via alla costruzione dei termovalorizzatori.
Ed anche perché il termovalorizzatore mangia tanta immondizia, e se essa viene differenziata e riutilizzata come materia prima, viene a mancare il carburante. Dice sempre l'imprenditore al telefono intercettato, riferendosi alla soglia del 40%:

'' La vogliono ritoccare...speriamo la madonna perché quello (l'inceneritore, ndr) si mangia una freca di immondizia io non so dove andarla a trovare... a suo tempo facemmo un certo conto...''.

Un dirigente della regione viene dunque intercettato mentre telefona all'imprenditore, che sempre più appare come il vero assessore ombra ai rifiuti, per comunicargli che l'obbligo del 40% di soglia di raccolta differenziata sta per essere cancellata. La modifica arriva infatti con una delibera della giunta regionale il 2 novembre del 2009.

Scrive il giudice per le indagini preliminari Guido Campli: non deve stupire che l'imprenditore ''sia l' interlocutore privilegiato del dirigente della Regione poiché è chiaro che la modifica legislativa si farà solo nel suo interesse''.

Ma all'imprenditore non basta; per poter fare (legittimamente) business deve avere la possibilità di realizzare un impianto di grandi dimensioni. E al telefono dice:

''Gli ho detto guardate, signori, ma che cazzo mi fate fare un fornetto da centomila tonnellate, poi quando vai a fare i costi, alla fine, non ci sono benefici''.

Un impianto di bio-essiccazione per centomila tonnellate di cdr, il carburante del futuro termovalorizzatore, è infatti troppo piccolo ed è anti-economico perché alla fine non porta benefici e perché, per alimentare l'inceneritore, occorrono almeno duecentomila tonnellate di combustibile da rifiuti.

L'impianto va poi affidato ovviamente senza gara senza appalto proprio all'imprenditore di cui sopra. Anche se l'affidamento diretto era assai problematico, come si sfoga un funzionario:

'' Credo che chiunque voglia fare un termovalorizzatore di rifiuti urbani debba fare una gara pubblica. Non è che possiamo andar lì a dire: lo faccio io!. Allora mi chiedevo in che termini ci chiedono il nostro interesse a una iniziativa del genere... mi spieghi meglio che cosa vuoi dire: se siamo interessati?''

La monnezza è oro, e l'Abruzzo, una regione a rischio emergenza perché le discariche si stanno riempiendo, di questo oro ne produce paradossalmente troppo poco.

Ecco allora che, secondo gli investigatori, si sarebbe scatenata una guerra tra le lobby politico-imprenditoriali per realizzare nel loro territorio e a loro beneficio i termovalorizzatori, contendendosi letteralmente i preziosi sacchi dell'immondizia necessari per farli funzionare.

''Altri appetiti - scrive a tal proposito la Procura - si sono suscitati attorno all'affare inceneritore. Vi è infatti un altro gruppo politico economico che intende realizzare un secondo inceneritore in regione''

Emblematico a tal proposito un altro passaggio delle intercettazioni, in cui l'imprenditore esprime preoccupazione perché ci sono anche altri che vorrebbero fare un inceneritore, quando in base al carburante disponibile ci sarebbe spazio solo per un impianto, il suo, ovviamente.

''Siccome questi vogliono fare due impianti in Abruzzo, va bene? Perché...? Lo puoi immaginare no? Perché, magari, vogliono accontentare altri...''

Ma c'è anche un sindaco che vuole il suo termo-valorizzatore, e al telefono esprime tutto il suo entusiasmo proprio al solito imprenditore:

''Io ti devo incontrare per sapere e parlare di termovalorizzatore perché quella idea, quel semino che abbiamo gettato l'altra sera lo sto innaffiando e vediamo se può nascere qualcosa''.

E' nostra sincera speranza che le persone coinvolte penalmente e politicamente nell'inchiesta Re Mida, possano dimostrare che quello dei pubblici ministeri è solo un fantasioso teorema, e che tutto invece è stato fatto nell'interesse della regione e dei cittadini.

E che la realizzazione di termovalorizzatori è una scelta nata esclusivamente dall'argomentata convinzione che essi sono la soluzione migliore per risolvere definitivamente l'emergenza rifiuti in Abruzzo producendo anche energia, prima che le discariche esauriscano la loro capienza, perché realisticamente la raccolta differenziata non raggiungerà mai percentuali significative.

E che il presunto imprenditore ed assessore-ombra, era in realtà soltanto un professionista del ramo che era opportuno coinvolgere, per la sua esperienza in materia e capacità operativa, e che il suo interessamento alle politiche dei rifiuti, presuppongono solo le sue legittime aspettative di profitto, nel rispetto della legge e delle regole sulla concorrenza.

E che le eventuali localizzazioni dei futuri termovalorizzatori sono state pensate perché le più opportune e razionali, in base a vari parametri compreso quello, ci permettiamo di sottolineare, della salute e qualità della vita dei cittadini residenti nelle aree circostanti.

FT

 


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