La settimana di Pasqua, la settimana della Passione di Cristo e, non me ne voglia la Curia, la Passione Aquilana.
Dopo una settimana sappiamo concretamente quante vite umane è costata l'incuria negli appalti e l'ingordigia del denaro "facile" di alcuni, dopo una settimana abbiamo le tende, riscaldate, viveri ed indumenti, ma non abbiamo più lo splendore della nostra città, dopo una settimana la bistrattata, sconosciuta, scippata L'Aquila ha scoperto la solidarietà dei Marsicani, dei Teramani, di "quelli della costa", del resto d'Italia che ha stento la conosceva e del mondo intero che l'ha conosciuta solo adesso che molto, moltissimo è andato distrutto.
Oggi dopo una settimana, dopo Berlusconi, Fini, Schifani, Napolitano ed aspettando il Papa, L'Aquila non è più sola, chiusa tra le montagne, L'Aquila ha capito che, nel bisogno, quello vero, è degna di essere il Capoluogo d'Abruzzo.
Ora però si farà "sul serio" ora la festa è finita, il periodo speciale, ora si DEVE tornare a lavorare, chi ce l'ha ancora il lavoro, ed impegnare chi l'ha perso.
Centinaia e centinaia di persone non devono esser lasciate sole nei campi, nelle tende, persone con le loro esperienze e professionalità, la città si dovrà riattivare, prima l'ospedale, le scuole, le attività commerciali, gli uffici.
Esistono ditte specializzate in edilizia eco-sostenibile in grado di costruire villette di 70mq in legno su base in cemento armato per 28mila euro ed in 2 mesi possono organizzare interi quartieri.
Adesso è tempo che ci si metta a tavolino e si pianifichi, un mese di tempo non di più, poi giù a costruire, abbattere gli edifici pericolanti e ricostruire.
Il centro storico dovrà attendere, ci spiace, l'arte dovrà aspettare, non si vive di solo pane, ma senza pane non si vive proprio.
Nelle immagini girate dal nostro editore Gianfranco Di Giacomantonio e l'operatore Alessandro Di Giacomantonio vi mostriamo il centro storico devastato, ma ripulito dalla maggior parte dei detriti, a futura memoria e ricordo per le generazioni che verranno.
Dopo una settimana sappiamo concretamente quante vite umane è costata l'incuria negli appalti e l'ingordigia del denaro "facile" di alcuni, dopo una settimana abbiamo le tende, riscaldate, viveri ed indumenti, ma non abbiamo più lo splendore della nostra città, dopo una settimana la bistrattata, sconosciuta, scippata L'Aquila ha scoperto la solidarietà dei Marsicani, dei Teramani, di "quelli della costa", del resto d'Italia che ha stento la conosceva e del mondo intero che l'ha conosciuta solo adesso che molto, moltissimo è andato distrutto.
Oggi dopo una settimana, dopo Berlusconi, Fini, Schifani, Napolitano ed aspettando il Papa, L'Aquila non è più sola, chiusa tra le montagne, L'Aquila ha capito che, nel bisogno, quello vero, è degna di essere il Capoluogo d'Abruzzo.
Ora però si farà "sul serio" ora la festa è finita, il periodo speciale, ora si DEVE tornare a lavorare, chi ce l'ha ancora il lavoro, ed impegnare chi l'ha perso.
Centinaia e centinaia di persone non devono esser lasciate sole nei campi, nelle tende, persone con le loro esperienze e professionalità, la città si dovrà riattivare, prima l'ospedale, le scuole, le attività commerciali, gli uffici.
Esistono ditte specializzate in edilizia eco-sostenibile in grado di costruire villette di 70mq in legno su base in cemento armato per 28mila euro ed in 2 mesi possono organizzare interi quartieri.
Adesso è tempo che ci si metta a tavolino e si pianifichi, un mese di tempo non di più, poi giù a costruire, abbattere gli edifici pericolanti e ricostruire.
Il centro storico dovrà attendere, ci spiace, l'arte dovrà aspettare, non si vive di solo pane, ma senza pane non si vive proprio.
Nelle immagini girate dal nostro editore Gianfranco Di Giacomantonio e l'operatore Alessandro Di Giacomantonio vi mostriamo il centro storico devastato, ma ripulito dalla maggior parte dei detriti, a futura memoria e ricordo per le generazioni che verranno.
