La mattanza del Freedom Flottilla. Lupicchini presto libero

03 Giugno 2010   14:01  

E' stato annunciato ufficialmente alla Camera dei Deputati da parte di Vincenzo Scotti, sottosegretario di Stato per gli affari esteri, che Manolo Luppichini, uno degli arrestati a seguito del blitz e bagno di sangue ad opera dei militari israeliani, rientrerà in Italia nel pomeriggio con il sottosegretario Stefania Craxi. Lupicchini, regista e freelance aveva lavorato  per mesi a L'Aquila all'indomani del sisma.

I sei pacifisti italiani, Angela Lano, Giuseppe Fallisi, Ismail Abdel Rahim Qaraqe Awin, Marcello Faracci Zani e Manolo Luppichini, hanno denunciano violenze ripetute. Racconta di Giuseppe Fallisi: ''Ci picchiavano a esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci"

Luppichini arrestato insieme agli altri è rimasto coinvolto in una "violenta discussione" con le forze di polizia israeliane, ha raccontato Fallisi al suo arrivo in Turchia. "Un ragazzo di origine palestinese di nome Osama si è messo a discutere con la polizia, sono cominciate a volare parole grosse e qualche sberla, a quel punto Manolo è intervenuto per difenderlo. I poliziotti lo hanno portato via", ha detto. "Quando stavamo per muoverci per l'aeroporto, io ho chiesto che fine avesse fatto Manolo, la polizia mi ha risposto che sarebbe arrivato di lì a poco e invece non l'ho più visto"

I RACCONTI DEI PROTAGONISTI

Giuseppe Fallisi. "Siamo stati picchiati, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all'aeroporto di Tel Aviv" dalla polizia. È il racconto di Giuseppe Fallisi, uno degli attivisti italiani arrivati stanotte a Istanbul dopo l'espulsione da Israele in seguito al blitz contro la flottiglia filo-palestinese. "Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci", afferma il tenore milanese. "Siamo stati portati in un carcere in mezzo al deserto, appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi. In prigione non ci sono state violenze, avevamo a disposizione anche una doccia", ha raccontato Fallisi.

Angela Lano. "Abbiamo subito un vero e proprio rapimento, sia sulla nave che in prigione, dove non avevamo nessun tipo di diritto: non potevamo fare telefonate, chiamare i nostri avvocati". È la testimonianza di Angela Lano, l'unica donna tra gli attivisti italiani fermati durante il blitz israeliano contro la flottiglia filo-palestinese e arrivati stanotte a Istanbul dopo l'espulsione da Tel Aviv.  "Sono anni che mi occupo di Palestina - ha affermato la giornalista torinese - ma la violenza che ho visto su quelle navi è stata incredibile", ha aggiunto la Lano.

Manuel Zani. "L'assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena di Apocalypse now", il trentenne Manuel Zani, il più giovane tra gli attivisti italiani fermati durante il blitz. "Quando abbiano capito che ci stavano per aggredire ci siamo separati in due gruppi. Io sono andato con i giornalisti nella cabina di pilotaggio per cercare di filmare quello che stava succedendo, ma ci hanno sequestrato tutto". "In Israele non ci torno neanche morto - conclude il trentenne, per la prima volta a bordo della flottiglia Free Gaza -, ma voglio tornare in Palestina al più presto".

UNA CRIMINALE MATTANZA A SANGUE FREDDO

Il racconto di chi c'era: David Sagarra, un giornalista che faceva parte della Flottiglia della pace destinata a Gaza e bloccata con violenza da Israele in acque internazionali

"E' un vergogna che Israele cerchi di accusare i pacifisti di aggressione". David Sagarra è uno dei giornalisti che faceva parte della Flottiglia della pace destinata a Gaza e bloccata con violenza da Israele in acque internazionali. Dopo tre giorni di prigionia è giunto in Turchia ieri. Collaboratore di TeleSur, canale d'informazione sudamericano, con sede in Venezuela, ha rilasciato al giornale per cui lavora una dettagliata intervista, che ripercorre la tragica notte e che riproponiamo in versione integrale.
Anche in ogni paese latinoamericano la notizia dell'aggressione alla Flottiglia è rimbalzata in ogni dove, scatenando una condanna pressoché unanime. La maggioranza dei governi dell'America Latina ha rigettato con fermezza l'azione israeliana e chiesto un'indagine internazionale.

David, come hai vissuto queste giornate dallo scorso lunedì?

Siamo appena arrivati a Istanbul e siamo stati accolti da migliaia di persone con bandiere palestinesi. Siamo ancora sotto choc, ma molto molto contenti e molto emozionati perché di nuovo liberi e soprattutto per aver saputo del riscontro e della ripercussione che ha avuto questa storia nel mondo. Hanno cercato di farlo passare sotto silenzio, di interrompere le comunciazione dei 40 media internazionali presenti sul Mavi Marmara, nella Flotta per la pace. Ma non hanno potuto azzittire il mondo, le voci del mondo che si sono levate come mai. E soprattutto quello che più mi conforta è sapere che i popoli dell'America Latina non sono stati zitti, al contrario, i Governi che hanno dignità hanno fatto sentire la proprio voce di unanime condanna, come mai si era visto prima.

David, sappiamo che le hanno preso tutta l'attrezzatura con cui trasmette per la nostra Tv. Come sono stati questi giorni di prigionia?

C'è stato un assalto che abbiamo vissuto in prima persona. Stavamo lavorando in sala stampa quando gli elicotteri militari hanno iniziato a calare a bordo truppe scelte, armate di mitragliatrici e granate. E lì abbiamo iniziato a vedere i primi feriti.
La gente cadeva e cadeva. Alcuni hanno cercato di resistere a quell'attacco di inusitata violenza, fatta di un immenso dispiego militare con truppe scelte. Stiamo parlando di un bilancio fra i nove e i sedici morti. Ancora si devono contare i morti. Ancora deve essere appurato se ci siano state vere e proprie esecuzioni sulla barca, e anche delle sparizioni. C'è ancora tanto da investigare. Sappiamo che ci sono molti giornalisti uccisi. Noi stessi abbiamo visto cadere a terra un fotografo.

David, si parla, secondo la televisione turca, di come i commando israeliani agissero in base a una lista di personalità da eliminare, e ci sono altre denunce di attivisti lanciati in mare. "Sai qualcosa in proposito. Hai idee o commenti?

Questo deve essere ancora confermato. Domani (oggi venerdì) ci sarà una riunione con l'organizzazione turca Ihh, la quale ha sostenuto i prigionieri, gli 800 prigionieri, inclusi i 40 membri della stampa internazionale, delle secrete e delle carceri israeliane, e anche con Free Gaza e il resto delle organizzazioni.
Si valuteranno queste situazioni. Ma già da ora ti posso assicurare che sì, c'è stato del fuoco indiscriminato e i militari cercavano delle persone specifiche. Certo, tutto deve essere ancora confermato, bisogna aspettare le indagini. Intanto ci consoliamo sapendo che il mondo non è stato zitto, che ha fatto sentire la sua voce di condanna unanime davanti a un attacco militare contro civili, attivisti, giornalisti totalmente e assolutamente disarmati.

Com'è stato il momento in cui sei stato catturato? Com'è andata?

Eravamo in sala stampa, quando a un certo punto ogni comunicazione è scomparsa. Internet oscurato, e dietro la Tv, i satelliti, i telefoni. A questo punto abbiamo avuto la certezza che si trattasse di un atto di guerra elettronica dell'armata israeliana. Quindi siamo usciti con le nostre telecamere per vedere cosa stava accadendo fuori e ci abbiamo visto le truppe sui motoscafi, e abbiamo visto anche come scendevano dagli elicotteri, e gli spari indiscriminati con pallottole vere e con granate e bombe assordanti. Abbiamo visto cadere le prime vittime. Abbiamo filmato tutto. E abbiamo visto vittime e ancora vittime.

Che pensi delle dichiarazioni di Tel Aviv che i suoi soldati hanno agito per difendersi dall'attacco dei passeggeri dell'imbarcazione?

Ecco, questa dichiarazione dimostra una totale mancanza di vergogna. Hanno mandato due navi dell'armata, sottomarini, elicotteri da guerra e unità speciali contro persone disarmate e civili. Quando ci sono spari indiscriminati e attacchi con bombe, quando ci sono fra i nove e i sedici morti da una parte sola, quella della flotta, e non c'è un solo morto fra le fila delle truppe scelte israeliane, queste dichiarazioni sono assolutamente vergognose. Grazie a Dio che nemmeno un governo, nemmeno un mass media ha potuto sposare una versione tanto assurda e tanto criminale.

Israele insiste che sull'imbarcazione c'erano armi e munizioni. Ci può ripetere in cosa consistessero questi aiuti umanitari destinati al popolo di Gaza?

Prima di tutto voglio smentire questa accusa. Quello che loro stessi hanno mostrato alla Tv sono pali di legno e posate da cucina, ossia arnesi che si trovano in ogni nave del mondo. E inoltre questi oggetti non sono capaci di affrontare una unità da guerra armata fino ai denti con ogni tipo di arma militare. Questo convoglio trasportava aiuti umanitari, sedie a rotelle e materiale sanitario ed educativo.

fonter www.peacereport.it


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