La musica del 3e32 e l'assordante silenzio degli indifferenti

22 Agosto 2009   14:00  

Piano piano, via Strinella si ripopola di aquilani di ritorno dalla costa e qualcuno subito protesta per la musica e per il vociare notturno che si ode dal parco Unicef, luogo di aggegazione dei comitati e dei giovani che all'indomani del 6 aprile sono rimasti in città per fare politica, cioè interessarsi ai destini della loro città. E per continuare cocciutamente, nei limiti del possibile, ad essere sè stessi. Giovani che non hanno avuto paura  a metterci la faccia, cosa assai scabrosa in una città di provincia dove si celebra non a caso la maldicenza, cioè il parlare vigliaccamente alle spalle.

Si torna insomma alla normalità della cara vecchia L'Aquila, dove imperversavano i comitati di anziani e biliosi residenti del centro che organizzavano crociate contro gli schiamazzi notturni degli studenti, per i quali si sognava segretamente la deportazione ad Abu Graib.

Studenti che in buona parte non ci sono più, e che ora tutti rimpiangono, ma solo perchè portavano soldi ed erano la prima fonte di reddito per tanti aquilani possidenti che gli affittavano case fatiscenti, alcune delle quali crollate causando vittime innocenti, da affittare possibilmente in nero e al massimo costo che si riusciva ad estorcere con la connivenza di chi era deputato a controllare e a calmierare i prezzi. Studenti che ora tutti rimpiangono anche perchè erano una manovalanza a bassissimo costo, ovviamente in nero, per negozi, pub e ristoranti.

Il Parco Unicef in questi lunghi mesi, sottolinea Marco Sebastiani del comitato 3e32, è stato l'unico vero luogo di democrazia, cultura e socializzazione in una città deserta e impacchettata nelle varie tendopoli. Ridurre la sua esistenza ad un problema di rumore, aggiungiamo noi, appare davvero meschino. E' molto più assordante l'indifferenza e il silenzio di tanti, troppi aquilani,  anestetizzati nelle tendopoli o in soggiorno coatto negli alberghi sulla costa. In uno status mentale che ricorda in certi casi quello di Aspettando Godot.


Scrive Marco Sebastiani: 


 «Il parco Unicef di via Strinella» scrive Sebastiani «è diventato da fine aprile, con il consenso del Comune dell’Aquila, la sede del comitato cittadino 3e32, un comitato apartitico nato con l’intenzione di difendere il territorio colpito dal sisma e vigilare sulla sua ricostruzione. Il comitato è composto per lo più da ragazzi che da questa città vogliono ripartire scongiurando il rischio di dover costruire il proprio futuro altrove. E’ corretto dire che questo parco, unica piazza tutt’ora esistente in città, unico spazio di aggregazione non gestito dalla protezione civile, è diventato il punto di riferimento per molti giovani, ma è una dicitura incompleta, dato che fin dalla sua nascita la Piazza 3e32 è punto di riferimento di tutti. Fin da subito il tendone dal quale siamo partiti ha ospitato molte iniziative. Diversi sono anche i servizi al cittadino che il comitato offre a tutti, come una sede legale gratuita, istituita in collaborazione con Cittadinanza Attiva, dove avvocati aquilani forniscono consulenze legali gratuite su questioni come erogazione fondi per la ricostruzione o questioni legate all’assistenza sociale o sanitaria; uno sportello di consulenza per le donne, a livello sia sanitario che psicologico e sociale, con una psicologa che gratuitamente si è messa a disposizione, fino ad arrivare ad un internet point gratuito per tutti, l’unico attualmente presente all’Aquila al di là di alcune tendopoli. Per quanto riguarda i concerti, che fin dalle prime lamentele non vanno mai oltre l’una di notte e che si svolgono solo il sabato e la domenica, si tratta di eventi che gruppi musicali di tutta Italia e di ogni genere musicale, hanno deciso di regalare ai giovani aquilani, che altrimenti non saprebbero dove trovare svago senza spendere soldi. Varie volte abbiamo provato ad organizzare incontri con i residenti di via Strinella che negli ultimi tempi “con grande sforzo” come si legge nell’articolo, sono rientrati nelle loro abitazioni, incontri puntualmente disertati dalle famiglie, ma un invito sempre valido per chi ha voglia di conoscerci meglio. Chi invece in via Strinella è rimasto fin da quel tragico 6 aprile, ci conosce e ci ringrazia per quanto stiamo facendo per il quartiere e per la città. Varie volte infatti, quando le scosse di notte impedivano di dormire, abbiamo accolto cittadini spaventati, offerto loro tende che altrove erano state negate, preparato pranzi e cene per chi non aveva ancora il gas allacciato pur stando dentro casa. In molti, a via Strinella ogni giorno ci chiedono di restare, ma noi capiamo bene che non è il parco Unicef il luogo migliore per organizzare eventi, in una città che, seppur molto lentamente, va ripopolandosi. Stiamo già cercando una nuova sede per continuare a fare quello che abbiamo iniziato»

Filippo Tronca


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