La recensione de Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar

Il nuovo film del regista spagnolo

21 Novembre 2009   06:55  

Gli abbracci spezzati

Regia: Pedro Almodovar
Cast: Penelope Cruz, Lluis Homar, Jose Luis Gomez
Genere: Drammatico
Durata: 129 minuti
Voto: OOO 1/2

Un uomo scrive, ama e vive nell'oscurità. Quattordici anni prima ha sofferto un terribile incidente di macchina nell'isola di Lanzarote. Nell'incidente ha perso non solo la vista ma anche Lena, la donna della sua vita.
Dopo un terzetto di film semplicemente fantastici (Tutto su mia madre, Parla con lei e Volver), Pedro Almodovar torna con un noir spiazzante come questo "Gli abbracci spezzati". Noir perchè, dalla fotografia, ai costumi, alla storia, sembra ricordarci un genere molto in voga ai tempi del bianco e nero, ora, però, caduto in disuso. Spiazzante, perchè tutto è tranne che un noir. Il buon Pedro compie l'ennesimo atto d'amore nei confronti del cinema, 'indagando' sui vari processi che lo compongono. Prima la sceneggiatura, per cui non servono tanto gli occhi (il protagonista è uno sceneggiatore provocatoriamente divenuto cieco), quanto una grande fantasia ed immaginazione. Poi il passaggio al set dove il regista viene 'illuminato' dalla presenza della sua musa (una splendida Penelope Cruz, qui acconciata da autentica diva), che lo guida durante la lavorazione. Non è tutto rose e fiori, però, perchè in agguato c'è la censura (identificata col produttore), la quale tante volte ha provato a rovinare le pellicole dello spagnolo, uccidendone (nel vero senso della parola) la vena creativa. Nonostante tutto, la settima arte coinvolge talmente tanti sensi da potersi permettere di rimanere sempre in vita.
L'eccentrico cineasta è stato più complicato del solito, imbrigliando lo spettatore in una storia pretestuosa, ad alto rischio di delusione per chi si aspettava un finale col botto. Il film sembra non decollare mai, eppure cerca di mantenersi stabile ad alta quota dall'inizio alla fine. Un consiglio: lasciate perdere il plot in sè, e godetevi le immagini e le suggestioni che il film prova a dare. E' tutto un gioco, in fondo, il cinema di Almodovar parla di vita e mai di morte.
Sicuramente non è all'altezza dei precedenti, ma è l'ennesima perla nel porcile dei lungometraggi commerciali, tanto di moda ai giorni nostri.

Francesco Balzano

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