La recensione di "Beverly Hill's chihuahua"

La recensione del film

26 Gennaio 2009   14:40  

Regia: Raja Gosnell
Cast: Piper Perabo, Manolo Cardona, Jamie Lee Curtis
Genere: Commedia
Durata: 91 minuti
Data uscita: 16 gennaio
Voto: OO 1/2

Chloe è una chihuahua che va in giro per Bevrly Hills sempre ben vestita, ben lavata e piena di gioielli. Il suo mondo finisce lì, tra un party con le amiche e una seduta dalla sua curatrice d'immagine, non lasciando spazio a nient'altro al mondo, nemmeno a Papi, cane giardiniere perdutamente innamorato di lei. Ma sarà proprio lui, quando la sua amata si smarrirà in Messico, aiutata solo da un pastore tedesco, ad organizzare una spedizione di ricerca tutta a quattro zampe.
I soldi non sono tutto nella vita. Anche se stiamp parlando di una vita da cane, anzi, da chihuahua. Chloe, infatti, è il viziatissimo animale domestico di una donna in carriera, che ha occhi solo per lei e la tratta come se fosse una figlia. I guai cominciano quando Viv (così si chiama la padronicina) deve partire, e lascia il suo unico amore alla altrettanto snob e incasinatissima nipote Rachel, ancora ragazzina e abituata ad un mondo fatto solo di discoteche, bei ragazzotti ed alta moda. Proprio la ricerca di queste tre cose, porterà la ragazza e Chloe in una folle vacanza in Messico, dove la coppia riceverà una bella lezione di vita. La Disney non perde occasione per propinarci pillole di saggezza, e lo fa anche quando il materiale di base è assai scarso. E' questo il caso di "Beverly Hills chihuahua", commedia all'acqua di rose, pensata per un pubblico di under 10, ma dall'alto valore educativo (almeno questo vorrebbe essere). Infatti, nessun adulto si stupirebbe nello scoprire che un bel vestito non è minimamente paragonabile ad una bell'amicizia, o che l'amore non ha confine di razza o status sociale. Eppure, pare proprio che ci sia bisogno di sottolineare ancora di più questo concetto, visto che la bella e ingenua Rachel, si stupisce quando il giardiniere le confessa di essere laureato. Inutile moralismo? Magari, ma è questo il prodotto di una società fondata sull'apparenza, sui bel vestito più che sulla bontà d'animo. Probabilmente nessuno sentiva l'esigenza di fare un film di questo tipo, ma la Disney, dai tempi dei classici, ha sempre sentito il bisogno di puntare sui buoni sentimenti, di quelli che t'insegnano da bambino. Ecco allora, che questa pellicola altro non è che una favoletta per farci ritornare un pò tutti pargoletti, quando pensavamo che una bella avventura non avesse prezzo.
A guidarci nella folle odissea di Chloe e Rachel ci pensa Raja Gosnel, che di cani se ne intende (sono suoi i due film con protagonista Scooby Doo), il quale dirige evitando particolari virtuosismi, un film che chiede solo di essere condotto senza scossoni dall'inizo alla fine. La sceneggiatura è quello che è, non di certo il punto di forza di questo prodotto, che punta forte, invece, sull'antropomorfizzazione dei cani. Non a caso, infatti, tutto quanto è centrato sul parallelismo Rachel/Chloe, che a parte le differenze morfologiche, sono molto simili, se non identiche. Entrambe, infatti, percorrono lo stesso cammino di crescita e il punto di arrivo e quello di partenza sono identici. Sbalorditivo, inoltre, è come, attraverso un saggio intervento del computer, i protagonisti a quattro zampe (al di là del doppiaggio) sembrino davvero parlare anziché abbaiare.
Tutto molto infantile, ma non scordiamoci che, da sempre, la Disney mette al primo posto i bambini, e per loro "Beverly Hills chihuahua" sarà uno spasso. Si divertono con poco? Meglio così.

Francesco Balzano

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