La ricostruzione alcune domande senza risposta

di Eugenio Carlomagno

21 Settembre 2010   09:36  

Vorrei contribuire a porre alcuni spunti di riflessione sulla situazione che ci troviamo a vivere, dopo il 6 aprile del 2009. Sono passati ormai 17 mesi da quel momento e ci sono da sottolineare alcune sensazioni molto diffuse e alcune criticità.

La prima manifestazione è stata fatta nel giugno 2009 quando fummo ricevuti alla Camera anche dal presidente Gianfranco Fini. I comitati (diversi nelle tematiche e numerosi) sono nati attorno a singole specificità o priorità.

Dalla prima ora, questa fase di proposta civile è stata un libero confronto tra le diverse opinioni che poi si trovavano unite su obiettivi concreti aggregando migliaia di cittadini su argomenti o necessità riguardanti la ricostruzione; non solo quella materiale degli edifici e delle case ma anche quella della comunità sociale, culturale ed economica disgregata dal sisma (come ad esempio le carriole sul problema macerie oppure le manifestazioni relative al problema delle tasse).

Nessuno dei problemi sopracitati è stato risolto. Perché ancora non si individuano i siti per ospitare (anche in via provvisoria) le macerie relative alle demolizioni delle case del centro, della periferia e delle frazioni?

Perché non sono ancora stati fatti i piani di ricostruzione dove è necessario?

Perchè non è stata pianificata la totale e definitiva messa in sicurezza del capoluogo?

Su questi problemi la città si è mobilitata, dimostrando concretamente la voglia di partecipazione e di ricostruzione dal basso. Dobbiamo prendere atto però di una situazione di continuo degrado e di immobilismo. Infatti a distanza di 17 mesi, (dopo 12 mesi con Protezione Civile e 8 con vice-commissario delegato alla ricostruzione nella persona del sindaco) possiamo constatare un momento di grande confusione, pieno di incertezza e anche di stanchezza che ha portato a una stagnazione anche nelle discussioni che avvengono sistematicamente in Piazza Duomo. Spesso infatti i veri obiettivi vengono trascurati a favore di altri più immediati o pretestuosi. Questo spazio non può essere occupato dallo spontaneismo e dall'improvvisazione di chi vuole ergersi impropriamente a rappresentanza totale di tutta la città; si ricorda infatti che i nostri eletti (sindaco e consiglio comunale) sono i rappresentanti dei cittadini; le associazioni non devono essere organismi politici ma elemento di critica, pressione e pungolo nei confronti delle amministrazioni.

Non devono diventare strumento in mano a pochi per cavalcare obiettivi estranei all'interesse della comunità. I cittadini si misurano infatti giornalmente con problemi ben diversi: difficoltà quotidiane di ogni tipo, totale incertezza del futuro, precarietà del lavoro, mancanza di spazi sociali e impossibilità di realizzare qualsiasi tipo di progetto.

Queste sono alcune delle domande che si pongono i cittadini: che fine hanno fatto gli aggregati?

Esiste un piano generale per la ricostruzione?

Perché non vengono fatti i piani di ricostruzione e intanto si costruisce e si consumano porzioni ulteriori di territorio senza aver ben chiaro quale sia la vocazione della città dell'Aquila?

Perché non partono i cantieri delle case B, C ed E della periferia pur essendoci gli stanziamenti necessari?

Per rimuovere le cause di questi ritardi e di queste inadempienze, non bisogna perdersi dietro a falsi obiettivi o manifestazioni di parte, ma collaborare con tutte le autorità preposte alla ricostruzione per indicare e risolvere al più presto i veri problemi della città.

Eugenio Carlomagno: direttore Accademia Belle Arti

 


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