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Hanno sollevato un polverone, nella città terremotata dell'immota manet, le parole del ministro Fabrizio Barca che ieri a L'Aquila ha stigmatizzato l'eccesso di sfiducia di politici, professionisti, media e cittadini aquilani, propensi addirittura a ''gufare'' contro se stessi, contro la ricostruzione della città. Elencando poi ben 17 casi in cui la sfiducia e le critiche sull'operato del governo a L'Aquila si sono rivelate immotivate e pretestuose.
''La fiducia va guadagnata con i fatti, non con le promesse – è la immediata risposta dell'Assemblea cittadina - la verità ammessa dallo stesso ministro è che oggi, all’inizio dell’annunciata primavera aquilana, i soldi sono finiti, sono stati spesi e ne occorrono altri. La primavera della ricostruzione, quindi, inizia senza denaro ''
Dura la reazione anche del consiglio regionale Giorgio De Matteis, "Caro Ministro – scrive in una lettera aperta - è vero che un sano ottimismo vale più' dei gufi, come e' pero' vero che una sana concretezza vale più' delle chiacchiere che lei ci ha regalato.
I fatti sono che ad esempio non c'e' stato alcun intervento per evitare il pagamento del 100 per cento degli importi a carico delle imprese che, se dovesse realizzarsi come sembra ormai ineludibile, determinerebbe un danno mortale alle aziende, alla occupazione e alla città'.
I fatti sono che mentre in Emilia Romagna sono stati stanziati 6 miliardi, i fondi Cipe da lei citati per la ricostruzione dell'Aquila, sono ancora quelli del 2009 e di fatto non sono disponibili tutti e subito.
E dunque il crono-programma secondo cui il capoluogo sarà ricostruito in soli 5 anni suona come una dolorosa presa in giro.
I fatti sono che i suoi uffici della ricostruzione stanno diventando carrozzoni per consulenti dei quali non sappiamo quale sia la necessita'.''
Affermano infine i giovani aquilani del Comitato 3e32 che domani organizzeranno una ironica festa della non-ricostruzione a piazza Palazzo.
''Nella tanto attesa giornata di inizio della primavera e della Ricostruzione, Barca e Letta sono venuti finalmente a spiegarci qual è stato finora il problema che ha bloccato la città: la nostra sfiducia!
E noi, che nella nostra ingenuità ci eravamo concentrati sulle inefficienze e gli sprechi di una struttura commissariale ipertrofica, sulla mala gestione dei fondi per i primi interventi (quel progetto C.A.S.E che oggi anche la Corte dei Conti giudica troppo costoso), sugli scandali delle cricche che hanno inquinato da subito la gestione degli appalti all’Aquila.''