E' stato raggiunto l'accordo tra i pastori sardi e gli industriali sul prezzo del latte ovino a 74 centesimi al litro Iva inclusa. La cifra va intesa come acconto, a cui seguirà un conguaglio in autunno in base a una griglia di prezzi che dipenderà dalle vendite delle forme di pecorino romano ritirate. "Sono soddisfatto e ringrazio tutti quelli che hanno permesso di arrivare a questo risultato positivo. Conto di tornare presto in Sardegna per festeggiare con i pastori, sempre pronto a intervenire qualora ce ne fosse bisogno" ha commentato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. "Dopo l’approvazione del decreto legge in Cdm per la crisi del settore lattiero caseario e ovi-caprino, oggi un’ottima notizia dal tavolo del latte che si è appena concluso a Sassari. È stato finalmente trovato l’accordo sul prezzo del latte tra pastori e trasformatori a 74 centesimi, con l’impegno di un conguaglio a novembre in base al prezzo di mercato del pecorino romano" ha detto il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio.
Poche risorse, circa 61 milioni di euro in tutto, ma corsia preferenziale per il rilancio dei settori agricoli in crisi, dall'olivicoltura pugliese al lattiero caseario in Sardegna. E' la strada scelta dal governo con le misure varate ieri dal Cdm nel decreto legge del ministro Gian Marco Centinaio, secondo quanto si legge nel testo che l'Adnkronos ha potuto visionare. La maggior parte dei fondi, 29 milioni sono stanziati dal governo per la crisi del latte in Sardegna.
Per quanto concerne il prezzo di acconto i trasformatori si sono impegnati e le parti hanno raggiunto l’accordo sul pagamento di 72 cent per il latte conferito nel mese di febbraio e per fine campagna, a partire da marzo, fino a fine campagna, verrà corrisposto un acconto di 74 cent al litro. Nel mese di novembre 2019 verrà quindi calcolato il conguaglio sulla base dei prezzi medi ponderati del pecorino romano della Borsa di Milano per il periodo tra novembre 2018 e ottobre 2019.
Il tavolo ha raggiunto un accordo su una metodologia condivisa di correlazione del conguaglio ‘pecorino romano-latte’ che sarà ottenuto con il calcolo relativo al prezzo del formaggio: con il pecorino venduto a 6 euro al kg, il latte sarà pagato a 72 cent, con il pecorino a 6.20 euro al kg il prezzo del latte sale a 76 cent. Si prosegue poi con la griglia dei prezzi che prevede il formaggio 7 euro al kg, e il latte a 83 cent, poi con il pecorino a 7.50 kg al chilo, il latte a 90 cent, con un prezzo del formaggio a 8 euro al kg il latte arriva a 96 cent e con 8,50 kg al chilo di pecorino si arriva ad 1,02 euro.
"Mi sa che latte a 1 euro non ne vedremo mai", "Questa è una fregatura". "Sono riusciti a fregarli con quella griglia". Viaggia sulle chat di whatsapp il malcontento dei pastori per l’accordo raggiunto. "Per arrivare ad un euro al litro il formaggio deve arrivare sopra i 10 euro, non a 8,50". "Queste sono favole", "Questo accordo va bene solo a loro (agli industriali, ndr)", questo il tono dei messaggi audio dei pastori che si sentono "sconfitti e fregati" dopo oltre un mese di lotta. "Novembre è troppo lontano - dice un allevatore riferendosi ai tempi dell’aumento del prezzo del latte - con la siccità e con i guadagni persi siamo fregati. Quello non era un prezzo da concordare", spiegano contestando la griglia dei prezzi: "Dovevano entrare tutti i formaggi, non solo il romano, da subito".