Dal
7,4% del 2008 al
10,1% del 2010, passando per il preoccupante
9,3% di quest'anno. E' il valore percentuale relativo al crescente
stato di disoccupazione stimato dall
'Ires, l'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali fondato dalla Cgil nel 79, che ieri ha diffuso i dati sull'instabilità occupazionale dilagante nel Paese, assieme ad alcune proposte che il Sindacato intende lanciare al governo, al fine di ridimensionare la portata di quella che molti economisti stanno identificando come una delle crisi più importanti degli ultimi 40 anni.
Cinquecentomila disoccupati in arrivo. Secondo i dati forniti dal Centro studi della Cgil, nel 2009 i disoccupati saranno circa
mezzo milione in più di quelli rilevati lo scorso anno. Nel triennio
2008-2010 i posti di lavoro perduti dovrebbero raggiungere
il milione, portando il numero di individui senza occupazione alla drammatica quota di
2,6 milioni a fronte del
milione e mezzo registrato nel 2008.
Soltanto tra il 2007 e il 2008 infatti ben
350 mila posti sono stati polverizzati, portando il totale dei disoccupati da
1,506 a 1,854 milioni. Quest'anno l'incremento si attesterebbe sulle
498 mila persone, per un totale di individui senza lavoro di
2,350 milioni, una cifra che, secondo i calcoli, potrebbe aumentare di ulteriori
334 mila unità nel corso del prossimo anno, conclamando, nella peggiore delle ipotesi, una platea di
2,684 milioni di disoccupati(pari ad un tasso di disoccupazione del
10,1%).
Vivere alla giornata. Superano i
3,4 milioni le persone in condizioni di
instabilità occupazionale. Il dato stimato dall'Ires comprende la totalità dei lavoratori con contratto a tempo
determinato, gli ex dipendenti
a termine e gli
ex autonomi con o senza partita Iva, disoccupati da non più di un anno dalla scadenza della cosiddetta "missione" lavorativa. Sono i precari, quell'onda umana di proporzioni gigantesche che da svariati anni si muove e arretra per poi avanzare di nuovo alla ricerca di un porto dove infrangersi, approdare, compiersi.
Tale moltitudine, di frequente definita "
onda", come il movimento studentesco per il diritto alla formazione e alla ricerca, è costituita, secondo le stime, da
3.418.000 persone, delle quali
659 mila(il
19,3%) risultano non occupate da circa un anno: una situazione definita dall'Ires come "espressione di
'fisiologica' discontinuità lavorativa, piuttosto che di disoccupazione in senso stretto". I dipendenti a tempo determinato,
"quasi tutti involontari", rappresentano infatti la grande maggioranza della massa in questione:
2.268.000 (il
66,4%).
UN PROGETTO CHE NON CONSENTE DI PROGETTARE. Meno corposo ma ancora più problematico il gruppo dei collaboratori a progetto(continuativi nella pubblica amministrazione):
392 mila( l'11,5%). Si tratta di individui messi duramente alla prova non solo dalla frequente reiterazione di un contratto che per legge non dovrebbe essere proposto più di un certo numero di volte, ma anche dall'uso fazioso che di esso viene fatto in Italia: se per un architetto, un ingegnere o un informatico può rappresentare una forma contrattuale elastica e conveniente, per una segretaria diventa esattamente l'opposto: alla scadenza del “progetto” la malcapitata si troverà infatti priva di Tfr e indennità di disoccupazione, con uno stato contributivo palesemente ridotto, e pressoché inutile ai fini della pensione.
Gli occasionali registrati dall'Ires sono invece
98 mila(il 2,9%). Le prestazioni occasionali, a differenza di quelle cosiddette "accessorie", sono prestazioni lavorative autonome, realizzate a favore di un soggetto senza il vincolo della subordinazione, e a carattere occasionale. Non è richiesta l’iscrizione in un Albo professionale né l’apertura di una partita Iva, in quanto il corrispettivo versato dal datore di lavoro rimane soggetto ad una ritenuta d’acconto pari al 20% dell’importo.
Nel complesso, l'occupazione instabile propriamente detta(senza includere quindi i "non occupati fisiologici"), è costituita da dipendenti a termine, collaboratori, e prestatori d'opera occasionale: circa
2.759.000 unità(l'11,9% dell'occupazione totale), divise in
1.442.000 donne (il
15,7% dell'occupazione femminile) e
1.315.000 uomini (il
9,4% dell'occupazione maschile), cifre che suggeriscono quanto sia ancora distante l'effettiva parità dei sessi dal mondo del lavoro e dal tessuto socioeconomico contemporaneo.
IL SINDACATO PROPONE. Molto interessanti le
proposte lanciate ieri dalla Cgil al governo, tra le quali: l'
estensione dell'indennità di disoccupazione ordinaria ad una platea di disoccupati maggiormente in linea con i numeri reali, l'istituzione di un
'indennità sperimentale(triennio 2009-2011) a favore dei
collaboratori coordinati e continuativi(ex art. 61.1 del D.lgs. n. 276/03),da liquidare in un'unica soluzione(una tantum) pari almeno al
10% del reddito percepito l'anno precedente, e l'
ampliamento degli importi massimi mensili versati dalla
Cassa integrazione guadagni ordinaria.
Giovanna Di Carlo