Le assicurazioni sui terremoti. All'estero...

04 Luglio 2009   10:07  

In molti paesi sviluppati esiste una cosa chiamata assicurazione obbligatoria contro i danni provocati dalle calamità naturali. In Italia non c'è. In Italia, e in questa contingenza a  a L'Aquila,  bastano le rassicurazioni che i soldi si troveranno.
Ecco un bell'articolo sull'argomento di Donatella Porrini uscito sulla Voce.info


COME ASSICURARSI DALLE CALAMITA' NATURALI

di Donatella Porrini 21.04.2009

Si torna a parlare di un'assicurazione obbligatoria contro i danni provocati dalle calamità naturali. Si avrebbe così una distribuzione uniforme del costo dei rischi. Le tecniche assicurative consentirebbero una stima equa dei danni e dei risarcimenti. I danni privati verrebbero coperti da un'industria privata, lasciando all'intervento dello Stato le spese di primo soccorso e di ripristino dei luoghi pubblici. Le compagnie di assicurazione punterebbero a ridurre i risarcimenti futuri attraverso un'opera di monitoraggio e di incentivo all'applicazione di misure preventive.

Anche se l'Italia è un paese esposto alle calamità naturali (terremoti, dissesti idrogeologici, eruzioni vulcaniche, eccetera), solo quando si verifica un grave evento si parla di politiche economiche volte a trovare le risorse per coprire i danni a persone, ambiente e attività produttive. Attualmente non esiste alcuna legge che imponga allo Stato di indennizzare tali danni. Èperò prassi consolidata che dopo ogni calamità il governo intervenga con provvedimenti specifici, per esempio una tassa una tantum, e reperisca così somme di denaro per effettuare gli interventi di soccorso, ripristinare le strutture viabilistiche, indennizzare i danni subiti da enti pubblici, dai privati e dalle imprese. A livello legislativo, non è stato mai formalizzato alcun criterio sulla base del quale debbano essere distribuite queste somme.
Il terremoto che si è abbattuto sull’Abruzzo, nella sua drammaticità e gravità, ha provocato ingenti danni economici e ha riportato alla ribalta la questione dell'assicurazione sulle calamità naturali.

LO STATUS QUO

Occorre prima di tutto sgombrare il campo dai dubbi sull'assicurabilità. Nonostante capacità previsionali (purtroppo) molto limitate, le compagnie di assicurazione sono in grado di offrire polizze sulle calamità naturali, e in particolare sui terremoti, sulla base delle probabilità di accadimento in un determinato contesto territoriale utilizzando le serie storiche disponibili, che permettono di definire anche le zone a rischio sismico.
Al problema dell'ingente entità dei danni, che potrebbe comportare difetti di solvibilità per le compagnie di assicurazione, si può ovviare tramite il ricorso a un pool assicurativo che preveda che ogni compagnia partecipi al danno solo in misura della sua quota di mercato in premi. E può essere previsto un massimale per i rimborsi, oltre il quale le catastrofi richiederebbero l’intervento residuale dello Stato.
Malgrado ciò, nel caso concreto dell'Aquila e dei paesi vicini, si stima che il sisma abbia provocato danni per circa 2-3 miliardi di euro, ma solo 300 milioni saranno versati dai gruppi assicurativi a causa della bassa penetrazione delle polizze sui terremoti. (1)
In particolare, sono soprattutto le aziende medio-grandi a essere assicurate contro le calamità naturali, una parte limitata di aziende medio-piccole e pochissimi privati cittadini.
Dunque, la domanda degli italiani per questo tipo di polizze è molto ridotta, specie se si fa un confronto con la ben più ampia diffusione in altri paesi, Stati Uniti e Giappone in particolare, come si può vedere dalla tabella 1.

OBBLIGATORIA O VOLONTARIA?

Già nel 1995 la Commissione tecnica per la spesa pubblica raccomandava che venisse sviluppato un sistema di copertura assicurativa. Poi la Finanziaria per il 2005, varata dal ministro Domenico Siniscalco, aveva previsto una sorta di “Rc casa” per riparare i danni provocati da calamità naturali: in pratica, all’assicurazione contro l'incendio dell'abitazione avrebbe dovuto essere abbinata anche un’assicurazione contro terremoti, maremoti, frane, alluvioni e fenomeni vulcanici. Entrambe le proposte prevedevano un sistema su base sostanzialmente volontaria.
Ma il mercato privato non si è sviluppato e allora in questi giorni si è parlato di un'assicurazione di tipo obbligatorio. Immediate si sono levate le critiche: perché imporre una assicurazione in modo generalizzato? E perché affidare il compito di gestire questo business proprio alle assicurazioni? Èevidente che sarà necessaria una corretta definizione della cornice regolamentare e del sistema di vigilanza affinché le compagnie offrano polizze con caratteristiche tali da non essere inique.
Dall'esperienza degli altri paesi europei si evince che esistono diverse tipologie di polizze (vedi tabella 2). Gli assicuratori italiani propendono per una differenziazione a seconda della rischiosità, dell’ampiezza dell’immobile e dell’eventuale adozione di accorgimenti che limitino i danni, come nel caso di costruzioni antisismiche. E propongono una definizione dei premi all’interno di un intervallo che, secondo il presidente dell’Ania Fabio Cerchiai, dovrebbe essere tra 100 e 250 euro.
Per il resto, le compagnie di assicurazione, come nell'offerta di altri prodotti assicurativi, dovrebbero risolvere alcune imperfezioni. Per quanto riguarda il moral hazard, la polizza dovrebbe prevedere un modello contrattuale che scoraggi comportamenti scorretti: copertura parziale del rischio tramite franchigie e scoperti, clausole che premino i comportamenti corretti, per esempio escludendo il risarcimento in caso di scorrettezze. Per quanto riguarda l’adverse selction, l'obbligatorietà della polizza annulla il problema che finiscano per assicurarsi solo i soggetti ad alto rischio, mentre l'offerta da parte di un pool di compagnie eviterebbe anche il problema del “cream skimming” e dunque che vengano selezionati da parte delle compagnie solo i clienti a più basso rischio.
I vantaggi dall'applicazione di un sistema di assicurazione obbligatoria sulle calamità naturali possono essere così sintetizzati: attraverso le polizze assicurative ci sarebbe una distribuzione uniforme del costo dei rischi con un effetto per così dire “solidaristico”; le tecniche assicurative consentirebbero una stima equa dei danni e dei conseguenti risarcimenti; i danni privati verrebbero coperti da un'industria privata che si basa su meccanismi di mercato, lasciando all’intervento pubblico le spese di primo soccorso e di ripristino dei luoghi pubblici. Infine, sarebbe nell'interesse delle compagnie di assicurazione ridurre i risarcimenti futuri attraverso un'opera di monitoraggio e di incentivo all'applicazione di misure preventive idonee, con un effetto di parziale privatizzazione dei controlli.


(1)Dati della AIR Worldwide, società che si occupa di modelli di rischio da catastrofi.

 


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