Le bombe dell'Immacolata

Il bombardamento della Zecca dell'Aquila

08 Dicembre 2012   18:30  

Lina Tizzi, il 19 dicembre del 2006 inviò alla stampa una lettera in cui deplorava le Istituzioni per la completa dimenticanza della tragedia occorsa il giorno dell'Immacolata a causa di uno dei bombardamenti che la città subì nell' ultimo conflitto mondiale.
Oggi anniversario dell'Immacolata e del bombardamento della Zecca dell'Aquila ancora una volta nessuno ha ricordato questa tragedia.
Noi vogliamo riproporvi la lettera, dandovi appuntamento ai prossimi giorni quando pubblicheremo testimonianze ed interviste realizzate in occasione delle riprese del documentario "Le bombe dell'Immacolata" da noi realizzato in collaborazione con Walter Cavalieri, studioso e storico aquilano.

"Coltivare la memoria per costruire il futuro"

Gianfranco Di Giacomantonio

«Anche quest’anno l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, è passata sotto silenzio la tragedia aquilana della Zecca, quasi si voglia rimuovere il ricordo di 19 giovani morti nei reparti di “verifica e numerazione” dell’officina Zecca della Banca d’Italia, centrata da una delle bombe sganciate da una squadriglia americana di bombardieri provenienti da Foggia.
 Era l’8 dicembre 1943 quando i giovani operai, avvertito il pericolo, cercarono di guadagnare l’uscita, ma furono ostacolati dalle guardie tedesche e questo rese più grave il bilancio delle vittime e dei feriti. Alcuni testimoni raccontano che i resti martoriati delle vittime, delle quali la maggior parte ragazze, vennero raccolti e trasportati nelle camere mortuarie dell’Ospedale San Salvatore, mentre i feriti venivano trasportati dalla Croce Rossa o a piedi sulle barelle dagli uomini dell’Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea).
 Era un inferno. Si incontravano persone che gridavano e correvano verso la Zecca per conoscere la sorte dei propri cari; i superstiti del disastro, atterriti, cercavano di raggiungere il centro, mentre schegge impazzite e detriti proiettati dalle esplosioni verso la città, procuravano altri feriti. Accorrevano sul posto, oltre ai civili, anche i frati di Santa Chiara e l’Arcivescovo Confalonieri che presero parte attiva alle opere di soccorso; lo stesso Arcivescovo sollevò con una spalla una trave di legno del tetto consentendo di estrarre dalle macerie alcuni feriti. Alla Zecca ci fu il maggior numero di vittime aquilane che insieme ai 9 Martiri appartengono al nostro recente passato che alcuni cercano di cancellare sotto un pretestuoso e riduttivo revisionismo storico. Noi abbiamo il dovere di non dimenticarli per un impegno di responsabilità civile cui nessuno deve sottrarsi perché le nuove generazioni si rendano conto che le guerre sono inutili e causano solo lutti e lacerazioni. Non recidiamo, quindi, il filo della memoria, che è lo strumento insostituibile per restituire vita e attualità a ciò che è sepolto dal passare veloce del tempo e dallo stravolgimento delle cose.
 Noi Aquilani abbiamo il dovere di onorare non solo la memoria dei 9 Martiri, ma anche quella delle 19 vittime della Zecca e proponiamo all’Amministrazione Comunale di intitolare una strada della città dell’Aquila a perenne ricordo di queste ultime: Fulvia Andreassi, Antonina Bucchiarone, Vanda Ciaglia, Domenica Diavola, Maria Corradini, Lucia Angelosante, Clementina Del Vecchio, Fulvio Di Benedetto, Romolo Fattori, Berardino Moscardi, Vanda Riceputi, Ubaldo Riga, Italia Sansone, Claudia Scimmia, Elisa Sebastiani, Ernestina Stinziani, Elena Taccalite, Giovanna Tessari, Francesca Virgili».


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