Le case provvisorie del terremoto del 1915 ancora abitate ad Avezzano

28 Agosto 2011   09:26  

A proposito di Map, Case, e altra edilizia provvvisoria definitiva nel cratere sismico aquilano, segnaliamo un interessante articolo a firma di Nino Motta unscito ioggi sul quotidiano Il Centro.

Cupello, la vergogna delle baracche del dopo terremoto
NINO MOTTA


Furono costruite dopo il terremoto del 1915 che sconvolse la Marsica e rase al suolo Avezzano. Dovevano garantire un tetto a chi aveva perso tutto. E avere un carattere provvisorio. Giusto il tempo di assegnare agli inquilini un alloggio più decente. Poi dovevano essere abbattute. Sono passati quasi 100 anni e quelle baracche, qualcuna è anche abitata, sono ancora lì: a testimonianza dell’incapacità delle amministrazioni che si sono succedute a eliminare una simile vergogna. Non è un bel biglietto da visita per il quartiere Cupello.
 Un quartiere in forte espansione (conta già 4mila abitanti), dove in alcune zone mancano ancora i servizi primari. Le baracche si trovano proprio di fronte alla chiesa della Santissima Trinità, costruita nei primi anni Settanta. La parrocchia è l’unico centro di aggregazione del quartiere. Intoppi burocratici hanno impedito finora di dotarla di strutture adeguate.
L’intenzione del parroco, don Ennio Tarola, è quella di utilizzare un’area, a ridosso della stessa parrocchia, per costruirvi l’oratorio, un salone per convegni e un parco giochi. I bambini così non sarebbero più costretti a giocare per strada.

A tal fine è stato già presentato Comune un progetto redatto gratuitamente da un professionista avezzanese. Tale area, insieme a quella su cui è sorta la chiesa e la casa parrocchiale, era di proprietà del Comune, ma, all’inizio degli anni Settanta, è stata ceduta alla Curia, in cambio di un terreno a nord della città. Il fatto è che su quell’area si trovano delle casette asismiche, abitate da due famiglie. Per realizzare le strutture di cui ha parrocchia ha bisogno, occorre che le casette vengano buttate già. Ma finché le famiglie che vi abitano non le avranno lasciate, ciò non sarà possibile. Tanto più che, per renderle abitabili, vi hanno speso dei soldi. Il parroco, però, non dispera che, di fronte alla prospettiva di una casa nuova, da costruire nelle vicinanze, magari col contributo della curia, le due famiglie possano decidersi di andar via. In questi giorni il parroco avrà degli incontri con le famiglie interessate per trovare una soluzione. L’area in questione per altro è nel totale degrado. E con la pioggia diventa un acquitrino. La stradina che l’attraversa e che collega la chiesa con via Marcantonio Colonna non è asfaltata e neppure illuminata. Così di notte, per i passanti, può diventare una trappola. Stupisce poi che, sebbene la chiesa sia stata costruita da quasi 40 anni, l’area intorno non sia stata ancora pavimentata.

La chiesa è di tutti. Il Comune, pertanto, non può tirarsi indietro. Degna di attenzione è l’iniziativa di suor Benigna, la religiosa conosciuta ad Avezzano e Sulmona per avere passato la vita ad alleviare le sofferenze di chi è stato privato della libertà. Poco distante dalla chiesa c’è una villa confiscata a un rom e assegnata al Comune. L’edificio dovrebbe ospitare degli ex detenuti, in attesa del loro reinserimento nella società. Ma il quartiere Cupello deve fare i conti anche con altri problemi molto seri. In alcune zone l’illuminazione pubblica e la rete fognaria sono carenti e quando piove le cantine si allagano. I marciapiedi sono dissestati e pieni di buche. Via Garibaldi e via Sant’Andrea dagli automobilisti vengono scambiate per autodromi. Basterebbe intensificare i controlli. In via Cupello ci sono quotidiani parcheggi selvaggi. Finora le proteste dei cittadini non hanno sortito alcun effetto. Don Ennio Tarola ha anche proposto al Comune la costruzione, al posto delle baracche davanti alla chiesa, di un ampio parcheggio per i residenti del quartiere. Che cosa farà l’amministrazione? Non è d’accordo per il parcheggio, abbatta le baracche e vi costruisca delle case popolari. Ma si decida una volta per tutte a cancellare dalla città la vergogna delle baraccopoli.


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