Le solite scosse, la primavera, L'Aquila di Piovene

22 Marzo 2010   09:30  

La terra ha tremato ancora nel cuore inquieto della notte. Ben sei scosse, la più forte del 2.2 alle ore 5.45, con epicentro nei pressi di Barisciano. In compenso ieri è anche tornata la primavera. E L'Aquila nonostante tutto era bella e luminosa, come la vide lo scrittore Guido Piovene, tanti anni fa.

''Una luce già di montagna splende nelle vie dell'Aquila e penetrando anche nei vicoli più stretti dei quartieri vecchi, porta uno scintillio nell'ombra.

Dovunque si sente lo spazio. Perciò L'Aquila è gaia. Posta ad oltre 700 metri il più alto se non erro tra i capoluoghi di provincia italiani dopo Enna e potenza, è una città che respira.

Lo sguardo, appena trova un varco subito va lontano, con l'immediatezza di un corpo sommerso che viene a galla, fino al Gran Sasso e al Sirente, dominanti la vasta conca. I portici i molti caffè sono pieni di folla, dal centro si raggiungono senza fatica grandi giardini panoramici, E' una specialità della vita italiana avere raramente l'aspetto infelice.

La prima impressione de l'Aquila è questa felicità di respiro. Poi una fastosa

edilizia recente, banche cinematografica, compagnie di assicurazioni, di un numero e di una mole che sembrano sproporzionate. Lo stile rivela che furono concepiti in anni fascisti, una piccola Roma ministeriale e funzionaria si è sovrapposta alla vecchia città. Basta però girare dietro questa facciata perché riemerga intorno cordiale e sincera L'Aquila di una volta.

non si può chiamarla antica, se si eccettuano alcune oasi monumentali. là Maggior parte dei palazzi va dal rinascimento tardo al barocco, pochi sono gli avanzi gotici, per lo più incamerati dentro muri di altro stile.

Negli edifici sono scritte le vicende agitate non soltanto dell'arte, ma della storia dell'Abruzzo. E questa la nostra regione che fu più devastata dai terremoti, nessun centro ne rimase esente, e L'Aquila ne subì una serie. Così l'arte abruzzese appare come smozzicata dai cataclismi, e ciò che oggi vediamo è un avanzo. ''

da ''Viaggio in Italia'', 1956


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