Legge "anti-sindaci", il quadro completo delle dimissioni

Gli amministratori pronti a correre per l'Emiciclo

31 Luglio 2008   10:22  
Sembra chiaro il quadro delle dimissioni imposte dalla legge 51/2004, meglio nota come "legge anti-sindaci", soprattutto per i sindaci di Comuni con più di 15mila abitanti, i presidenti di Provincia e gli assessori provinciali che vogliono presentarsi alle elezioni regionali. Alla scadenza dell'altroieri si sono dimessi, per rimuovere le cause di ineleggibilità, il presidente della Provincia di Pescara, Giuseppe De Dominicis (Pd), e gli assessori provinciali dell'Aquila Celso Cioni (Dc) e di Teramo Antonio Assogna (Prc). In riferimento ai sindaci, si sono dimessi il primo cittadino di Teramo, Gianni Chiodi, e di Celano, senatore Filippo Piccone, entrambi di Forza Italia, entrambi in corsa per la candidatura alla presidenza della Giunta per il Pdl. Nelle file del Pd hanno lasciato l'incarico il sindaco di Giulianova, Claudio Ruffini, già presidente della Provincia di Teramo, e Franco Di Bonaventura, alla guida del Comune di Roseto degli Abruzzi. In tutti i Comuni arriveranno i commissari per gestire la fase pre-elettorale. A questo gruppo dirigente vanno aggiunti componenti di società regionali e dipendenti regionali, i cui nomi non sono emersi. Coloro che, per candidarsi devono rispettare i dettami della legge 51/2004 - approvata dalla precedente Giunta di centrodestra e mai cancellata dal centrosinistra - dopo le dimissioni devono, per 90 giorni prima della presentazione delle liste, non esercitare funzioni legate alla carica o all'ufficio ricoperto. Intanto, oggi, all'ordine del giorno della seduta straordinaria all'Emiciclo, chiesta da dieci consiglieri regionali del Pd, ci sarà la cancellazione della legge. Scontati gli scontri e le polemiche tra le forze politiche, per un provvedimento legato a una legge già in vigore che dovrebbe essere cancellata da un Consiglio regionale che però può solo fare l'ordinaria amministrazione, vista la crisi istituzionale e le elezioni anticipate, in seguito all'inchiesta giudiziaria per presunte tangenti nella sanità che ha decapitato la Giunta.

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