Legge terremoto, i sindaci del cratere pronti alle dimissioni: "Di Barca non ci fidiamo"

"Dal governo nessuna visita ai borghi, non possono capire"

11 Luglio 2012   17:26  

E’ un emendamento di fatto “blindato” quello che tutti chiamano legge, del terremoto, della ricostruzione o ancora legge Barca. Un emendamento ad un ampio e sostanziale decreto chiamato “Crescita” sul quale il Governo chiederà la fiducia al Parlamento a partire da domani. Una legge, piccola, un solo articolo “67” declinato in 6 parti.

E sarà una notte insonne per i sindaci del cratere e il sindaco dell'Aquila, perché quella legge non può rimanere così come è ovvero come il ministro Fabrizio Barca l’ha presentata ieri.

Così come è scritta significa la morte dei borghi aquilani. Nella legge scompare ogni opportunità di ricostruire le case dei non residenti inserite in agglomerati in cui non sia presente una prima casa.

Case di questo tipo nei paesi del cratere ce ne sono tante e costituiscono il tessuto culturale, sociale ed economico del circondario.Si potrebbe dire che se in Emilia l’economia si basa sull’industria, in Abruzzo, in quello montano l’economia è turistica, e quei borghi rappresentano il cuore dello sviluppo economico, presente e futuro, dell’Aquila e i suoi dintorni.

Oggi una riunione tardiva tra i sindaci e il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che in una conferenza stampa successiva hanno detto chiaramente: "O la legge si modifica, o il futuro non esiste."

L’ultimatum dei 56 sindaci arriva domani nel pomeriggio, quando il decreto sviluppo “Crescita” che contiene l’articolo 56 entrerà in discussione al Parlamento, discussione che di fatto non ci sarà, perché per sul decreto si porrà la fiducia. Solo stanotte dunque si può ottenere ciò che è assente, mentre il decreto è in Commissione.Passaggio difficilissimo.

I sindaci, rappresentati da Emilio Nusca, lo dicono chiaro: "Se non riapparirà ciò che era presente in bozza e che avevamo concordato con Barca, riconsegneremo le deleghe."

Due i problemi sostanziali, il primo è quello suddetto delle seconde case, il secondo e non per importanza, riguarda la presenza assenza degli uffici territoriali. Uffici voluti dai sindaci e concessi con un’ordinanza recente dal Commissario Chiodi, presenti nella bozza della legge, assenti nella versione definitiva.

“Al loro posto - spiegano i sindaci - ci sono due mega uffici, definiti Uffici Speciali, uno per L’Aquila, uno per i paesi, uffici costruiti e gestiti da Roma che di fatto ci commissariano.”

“Le cose devono tornare a quattro giorni fa, alla bozza - spiega Nusca - vanno bene gli Uffici speciali che controllino ma le deleghe per gestire le pratiche della ricostruzione devono rimanere a noi. Avevamo quantificato tutto con Barca, e tutto scompare nella versione definitiva della legge.”

“Dobbiamo spingere per i borghi, o lo otteniamo quanto chiesto o non c’è futuro - spiega Piero Di Stefano - dobbiamo far capire al governo che i borghi sono la nostra economia, sono i nostri monumenti sui quali gli emigranti hanno investito.”

Margini di manovra possibili ci sono, ma pochi di fatto: “Ricostruire i borghi è conditio sine qua non della nostra economia, e possiamo ottenerlo senza spese - spiega il sindaco Cialente. Il decreto è blindato dal MEF e dalla Ragioneria dello Stato. Modifiche possibili ci sono, sono quelle relative a scelte che non modifichino la spesa, su quelle possiamo trovare l’accordo con Barca.”


I sindaci lo dicono chiaro: “Non ci fidiamo di Barca, ci aveva promesso cose in che erano nella bozza e sono scomparse poi, ma siamo pronti a rimettere le nostre deleghe. Vengano e commissarino tutto se non possiamo ricostruire.”

E sulla questione sollevata in mattinata dalle opposizioni sul rischio dell’evidenza pubblica per la ricostruzione del centro storico dell’Aquila, Di Stefano spiega: “Quegli articoli che lo prevedono abbiamo proposto di eliminarli, sarebbe ingestibile una situazione del genere per il comune e si aggiungerebbero altri soggetti attuatori tutti da individuare.”

Una corsa contro il tempo, quella dei sindaci, un lavoro di mesi cancellato con la spugna, che ora deve essere rifatto lottando, la verità si vedrà già domani. E il rischio è che la situazione aquilana sia stata completamente travisata e i sindaci lo dicono chiaro: “Per capire dovrebbero venire nei nostri borghi, invece non si è visto mai nessuno.” 

di Barbara Bologna


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