Libertà di stampa: un anno nero per l'Italia. Reporter senza frontiere bacchetta le democrazie

25 Gennaio 2012   17:01  

 E' al 61° posto l'Italia, nella nota classifica stilata da Reporter senza Frontiere sulla libertà di stampa

 Un anno grigio il 2011 ma non solo per lo stivale.

L'organizzazione internazionale punta il dito contro le grandi democrazie, dove la situazione è peggiorata nel corso dell'ultimo anno. Un esempio eclatante è quello degli Stati Uniti, che dal 20mo posto della classifica 2010 precipitano al 47mo. Fa peggio anche l'Italia che perde 12 posizioni scivolando alla 61ma.

"La parola-chiave del 2011 è stata repressione." scrive nel report rsf. "La libertà d’informazione non è mai stata così tanto associata alla democrazia. I giornalisti, con le loro cronache, non hanno mai infastidito così tantoi nemici della libertà. E nemmeno gli atti di censura e gli attacchi fisici ai giornalisti sono mai stati così numerosi."

 

Nella classifica redatta dall'organizzazione internazionale, l'Italia precipita dal 49mo al 61mo posto, ben al di sotto di tutti i principali Stati europei. "Uno scivolone - spiega ancora l'associazione - che "si giustifica con la fase del declino del berlusconismo, quando il conflitto d'interesse è deflagrato in tutta la sua potenza e il peso lasciato dal precedente governo è ancora presente soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l'intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete. Entrambe le proposte sono state abbandonate".  

Finlandia e la Norvegia confermano il loro primato ex aequo, seguite da Estonia, Paesi Bassi, Austria, Islanda, Lussemburgo, Svizzera. Ma anche a Germania (18mo posto), Polonia (24) Regno Unito (28), Francia (38), Spagna (39), Romania (49) e Bosnia Erzegovina (59).

Sempre rimanendo in Europa, le posizioni peggiori sono occupate dalla Bulgaria (80) e dalla Grecia (70). 


Nella top ten, gli unici Paesi non europei sono Capo Verde e il Canada, rispettivamente al nono e decimo posto. E Capo Verde, insieme alla Namibia, è per la prima volta tra i primi 20: gli osservatori dell'associazione internazionale hanno rilevato che nei due Paesi africani non vi è alcun tipo di pressione sull'attività giornalistica. In fondo alla classifica rimangono Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.

Le buone notizie riguardano ad esempio la Tunisia, che sale al 134mo posto. L'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde invece 39 posizioni e scivola alla 166ma. 


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