Libro e convegno a Pescara sulle "Donne abruzzesi nel mondo"

Organizzato da Anfe, Cram e Comune di Pescara

15 Giugno 2008   14:31  
Il libro di Diana Mazzone, “Donne abruzzesi nel mondo”, pubblicato dall’Anfe (Associazione nazionale famiglie emigrate), con il patrocinio del Cram Regione Abruzzo, è stato presentato nella sala consiliare del Comune di Pescara che ha pure sostenuto l’iniziativa. L’occasione ha dato vita ad un interessante dibattito sulla Donna abruzzese nel mondo, moderato dal giornalista Pierluigi Spiezia, con protagonisti, insieme alla Mazzone, Donato Di Matteo, presidente del Cram e assessore regionale ai Trasporti e Mobilità, l’onorevole Marisa Bafile, in rappresentanza delle 39 donne intervistate o raccontate per la pubblicazione, e i tre assessori "in rosa" della Giunta comunale di Pescara: l’onorevole Maria Vittoria D’Incecco (Politiche sociali e Sanità), Paola Marchegiani (Cultura) e Simona Di Carlo (Turismo). Inoltre, Learco Saporito, presidente dell’Anfe nazionale, Oriano Notarandrea, dell’Agenzia di promozione culturale della Regione, l’onorevole Alberto Riardi, che ha ricordato la figura dell’abruzzese Maria Federici, fondatrice dell’Anfe in Italia e deputata della Costituente, e il professor Patrizio Serafino che ha parlato dei 60 anni di attività appena compiuti dall’Associazione.Un saluto “competente” è stato quello di Franco Santellocco, presidente degli Abruzzesi d’Algeria e componente il Cram e il Cgie per l’Africa, una delle massime autorità internazionali nel panorama dell’Emigrazione italiana nel mondo.

La Marchegiani, nel trasmettere i saluti del sindaco Luciano D’Alfonso, assente per sopraggiunti impegni istituzionali, ha detto di sentirsi “molto vicina ai nostri emigrati, per il fatto di non poter stare con la propria famiglia, di non poter vedere le proprie colline, di non poter guardare  la Majella o la Bella Addormentata. Credo sia un dolore molto grande per chi come noi ama la nostra terra; però c’è anche da dire che andare via a volte, rappresenta un possibilità di crescita, di andare avanti per tante cose”. Il problema delle donne, ha detto l’Assessore-medico “è ancora grande: non sono stati fatti tanti passi avanti. Personalmente, parlo anche a nome delle mie colleghe che sentono spesso il peso di fare politica ed essere donne, perché i tempi della politica sono tempi particolari, forse un po’ maschili. Se non ci fosse la quota rosa del 10% in Giunta riservata alle donne, penso che non sarei diventata assessore”.

Se le donne sono poche nelle istituzioni sono molte e qualificate nel Cram: Di Matteo ha sostenuto molto l'elezione di Ana Maria Michelangelo (italo-venezuelana) alla vicepresidenza della Consulta degli abruzzesi nel mondo, perchè è donna ed è giovane. Nella foto, la Michelangelo è con Rita Blasioli che, oltre a rappresentare il Brasile nel Cram è addirittura presidente dell'InterComites (Comitato degli italiani all'estero) del più grande Paese dell'America Latina, dove vivono 25 milioni di italiani. Nel libro della Mazzone, le altre componenti il Cram intervistate sono Rosetta Romagnoli e Ivana Fracasso, rispettivamente presidentesse delle Federazioni degli abruzzesi in Usa e Canada. Infine, Anna Maria Martella, che vive in Argentina.

Altre tre protagoniste del libro, oltre alla Bafile, erano ieri in sala consiliare, fra il nutrito pubblico: Daniela Nerini, che guida in Austria il Coordinamento delle Donne italiane e dove sta costituendo l'associazione degli abruzzesi, Francesca Granchelli, italo-venezuelana, molto impegnata, col suo Faiv, nel dare assistenza ai connazionali indigenti e malati in Venezuela, paese dove vive anche Anna Taraschi, pure Lei giunta da Caracas per l'occasione, insieme a suo marito Amedeo Di Lodovico, imprenditore pioniere dell'associazionismo abruzzese nel Paese sudamericano, dove è pure presidente della Fondazione "Abruzzo solidale". Questo Ente è stato voluto da Di Matteo per erogare assistenza ai corregionali in difficoltà, anche istituendo una polizza assicurativa sanitaria integrativa di quella voluta dal Governo Prodi, riservata, però solo a chi è cittadino italiano. Quella finanziata dal Cram, invece, è per chi è abruzzese ma ha dovuto rinunciare come tanti alla cittadinanza, quando era impossibile averla doppia con quella venezuelana, opzione a cui sono stati costretti molti emigrati per lavorare. 

La Mazzone, componente del Cram, ha spiegato come il volume sia nato da una serie di incontri con donne straordinarie, avvenuti durante anni di viaggi e lavoro. Donne abruzzesi  “doc” che, anche lontane dall’Italia, magari oltreoceano, hanno fatto sentire la loro voce e, forti delle proprie radici e dei propri valori, hanno trasformato la coscienza della propria identità in un punto di forza, in uno strumento di incontro, in una ricchezza, per se stesse e per entrambi i paesi di origine e di adozione. Nella società che le ha ospitate hanno sofferto, lottato ma al contempo si sono emancipate; hanno imparato a cavarsela da sole e a ricoprire incarichi prestigiosi nel campo della politica, della cultura e della scuola, ritagliandosi un posto fondamentale all’interno di quel complesso e delicato fenomeno chiamato emigrazione. Le mamme abruzzesi all’estero, vissute in solitudine hanno imparato l’arte della sopravvivenza ed è per questo che hanno innalzato l’autosufficienza a valore essenziale, da trasmettere giorno dopo giorno alle proprie figlie. Ed è proprio su questa linea che si sono susseguiti gli interventi e le testimonianze degli ospiti che hanno partecipato all’evento.Tutte le intervenute all’incontro hanno sottolineato l’importanza di non dimenticare il loro operato di donne che hanno lavorato e lavorano ancora sodo, ma lo fanno nell’ombra, per scoraggiare e cancellare definitivamente gli ultimi residui di discriminazione nei confronti di quello che ancora alcuni considerano il “sesso debole”. Ma per far ciò “oltre ad un sostegno normativo serio, ci vuole un lavoro culturale che parta dall’infanzia”, ha detto la D’Incecco , poiché il pregiudizio è un problema che non riguarda solo le donne, bensì tutta la collettività. “Il messaggio del libro è un invito a trovare la forza di impegnarsi con pazienza  - ha aggiunto l’Assessore-Deputata del Partito democratico, che ha concluso ringraziando le sue protagoniste  - per il coraggio, l’impegno e l’umiltà testimoniati con la propria vita e il proprio lavoro”. E’ stata, però, la Bafile (intervista nel libro) a ricordarci un altro aspetto straordinario di queste mamme–coraggio, che è la solidarietà: “L’emigrante ‘benestante’ dimentica chi, per qualche strano caso della vita, non ce l’ha fatta – ha sottolineato la giornalista italo-venezuelana di origini abruzzesi, oggi responsabile per il Pd degli Italiani in America Latina - ma è proprio allora che la donna riporta l’uomo a quel senso di fratellanza ormai dimenticato”.A concludere l’incontro, il gradito, emozionante, intervento del Coro “Abruzzo in Canto” diretto dal maestro Paolo Martinicchio, che ha dilettato i presenti con la canzone “Gentil donna migrante”, “Vola vola” e altre canzoni tradizionali del folklore abruzzese e con un simpatico balletto popolare i costume, a degna conclusione di una mattinata dedicata alle “gentili” e “forti” donne abruzzesi all’estero, che ci spingono a riscoprire e a non dimenticare il volto “rosa” dell’emigrazione, che per troppo tempo è rimasto celato.

“Dobbiamo dire grazie alle donne Abruzzesi emigrate”, ha detto Di Matteo, che ad esse riconosce il compito di aver mantenuto forte il legame con la propria regione. Il Presidente del Cram ha, quindi, ricordato il cambio di marcia sotto la sua guida: “C’è stata una trasformazione dell’atteggiamento delle istituzioni verso l’emigrazione poiché si è passati da una prima fase assistenziale a una seconda fase, in cui è stata fatta un’analisi storica dettagliata, osservando non solo il dramma delle famiglie, ma osservando il coraggio di coloro che hanno  affrontato questa sfida. In questa seconda fase si è cominciato a guardare alle opportunità e ai vantaggi derivanti dai nostri emigrati, che hanno contribuito alla crescita del paese ospitante, dove molti sono diventati protagonisti. Le nostre persone si sono rimboccate le maniche per dare un contributo forte e, dall’altro lato, la nostra regione ha dato contributi per sostenere i nostri connazionali in difficoltà. Bisogna, quindi, tener presente – ha proseguito Di Matteo - che l’immigrazione femminile è stata diversa da quella maschile. Le donne, infatti, hanno avuto maggiori difficoltà e hanno vissuto situazioni più complesse che però hanno evidenziato la loro tenacia. Dobbiamo dire grazie alle nostre donne e a tutti coloro che hanno contribuito a creare legami con l’Abruzzo. Lo Stato ha un po’ abbandonato gli emigranti, ma l’Abruzzo è vicino e rimane vicino “umanamente” e con fatti concreti. C’è bisogno di calore umano: i nostri connazionali hanno bisogno di sentirsi riconosciuto il proprio impegno e il proprio lavoro. Non ci dobbiamo allontanare, gli emigranti devono rimanere cittadini di serie A”.

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