Lo Stato non è Cosa Nostra

Ieri ad Anno Zero

09 Ottobre 2009   13:03  

Tutto cominciò da un'agenda rossa. Non era un diario come tutti gli altri, ma quello su cui il giudice Paolo Borsellino annotava le sue impressioni durante i colloqui con i collaboratori di giustiza. Lo portava sempre con sè, custodendolo gelosamente. Il 19 luglio del 1992, il giorno della strage di via Capaci, era nella sua borsa, rimasta miracolasemnte intatatta anche dopo l'esplosione della bomba, causa della morte del magistrato. Un segno del destino? A quanto pare no, visto che quella agenda è stata fatta accuratamente sparire, anche se, a più di 12 anni da quel tragico evento, non si sa chi l'abbia presa.
Come dicevo, in quel diario potrebbero esserci elementi importanti per mettere in luce i rapporti tra Cosa Nostra e Stato. Rapporti intensi e frequenti, a quanto pare. La sentenza definitiva del Borsellino bis conferma, infatti, che l'esecuzione della strage di via d'Amelio sia partita proprio dalle nostre Istituzioni. Nasce da qui la cosiddetta Seconda Repubblica, con molti volti noti coinvolti in un piano di sangue, andato davvero a buon fine.
Non sono le solite chiacchere da bar, perchè a confermalo ci sono le carte processuali. Qualcuno dei nostri rappresentanti ha pensato che dialogare con la mafia non fosse reato, compiendo un atto di alto tradimento nei confronti dello Stato. Coloro che dovessero risultare invischiati in questa assurda vicenda, dovrebbero essere immediatamente mandati nel luogo loro più adatto: il carcere.
Ma l'agenda rossa è sparita, così al momento è impossibile conoscere l'identità dei collusi, i quali magari ora vivono in una condizione di perennne ricatto da parte di chi ha in mano questo prezioso documento. Ecco che in Italia ci troviamo, per l'ennesima volta, davanti ad una situazione anomala. Sappiamo che “La Seconda Repubblica affonda i suoi pilastri nel sangue”, come disse il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Palermo Antonio Ingroia, ma non ci è dato di conoscere chi li abbia sporcati. Facile dire il popolo è sovrano, ma in questa situazione io, parte di questo popolo, mi sento con le mani legate e un fastidioso senso di disgusto. La verità ci rende liberi, ed io mi sento prigioniero della menzogna.
Non abbiamo, allora, nessuna speranza? Io credo nella necessità di continuare a combattere. Il 26 di settembre, c'è stata una grande manifestazione a Roma, organizzata da Salvatore Borsellino, fratello del giudice.
Tutto è cominciato da un'agenda rossa, e non è ancora finito. L'agenda di Paolo non si trova, ma ci sono quelle di milioni di italiani con la testa alta pronti a chiedere giustizia e verità. Hanno ucciso un uomo, ma non le nostre coscienze, quelle di chi vuole bene al suo Paese e non lo sopporta in mani sporche. Lo stato non è Cosa Nostra!

Francesco Balzano








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