Lo schianto fu fatale per una sua amica, condanna soft

03 Giugno 2010   10:20  

Un misto di dolore e rabbia avvolge la famiglia di Chiara Taborre, studentessa 19enne, che il 9 aprile del 2009, è morta sul colpo a bordo di un'auto guidata da un coetaneo neopatentato.

Chiara era in macchina con due amici sulla Lungofino a Città Sant'Angelo quando l'Honda Civic si è schiantata contro altre due vetture vicino alla rotatoria delle Quattro Strade.

Agli altri tre ragazzi, i due amici seduti sul sedile posteriore con Chiara in mezzo, e il guidatore, è andata meglio, anche se rimasero gravemente feriti.

Il giovane alla guida è finito sotto processo, ma avendo chiesto e ottenuto il patteggiamento della pena, il gup lo ha condannato a un anno e 8 mesi ritenendolo colpevole di omicidio colposo e lesioni e riconoscendo l’aggravante della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Ma il ragazzo, potrà godere della sospensione condizionale della pena e non andrà in carcere così come potrà riottenere la patente che gli era stata revocata.

La famiglia Taborre è decisa a continuare la battaglia legale contro un provvedimento considerato inspiegabile dall’avvocato Melania Navelli, pronta a percorre ogni strada fino alla Corte europea.

Una sentenza troppo cauta per ripagare la morte della giovane, che non avrebbe fatto giustizia, con la famiglia di Chiara che ha accettato soltanto una somma come anticipo del risarcimento che verrà stabilito dal giudice civile.


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