Ieri finalmente con un colpo di reni si è schiacciato l'acceleratore nella rimozione delle macerie. Piazza Palazzo è stata invasa dai mezzi, ruspe camion e bobcat, dell'Esercito e dei Vigili del fuoco che al tramonto avevano portato via 300 tonnellate di detriti.
E i numeri sono improvvisamente cambiati: il sindaco Cialente ha parlato di diecimila tonnellate di macerie in centro storico - e non più di quaatro milioni e mezzo - che potranno essere rimosse con poco più di un mese.
I militari e i pompieri hanno lavorato tutto il giorno, davanti palazzo Margherita, con i carabinieri del Noe, la polizia, i tecnici di Arta, Asm e Asl. Si sono differenziate le macerie a mano, come fino adesso avvenuto nella cava ex Teges: le componenti di pregio e utili per la ricostruzione - come tegole, mattoni - saranno accuratamente conservati, il terriccio e le pietre sbriciolate finiranno nelle cave.Il tutto avviene con l'ausilio di una ruspa che "spalma" per terre i detriti che vengono controllati e separati.
Le difficoltà maggiori si incontreranno comunque nei vicoli e in quei palazzi implosi che al loro interno sono pieni di macerie.
E' la municipalizzata del Comune dell'Aquila, Asm, che con i suoi uomini si occupa della separazione e dello smaltimento dei rifiuti pericoli che dovessero essere contenuti nelle macerie e, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni architettonici, assicura la accurata separazione delle macerie dai beni di interesse architettonico e dai beni di valore anche simbolico.
Ad Arta e Asl spetterà la vigilanza per impedire che i rifiuti vengano caricati in modalità indifferenziata, mentre la Direzione regionale del lavoro vigilerà sulla sicurezza dei lavoratori impegnati nell’intero processo.
Saranno invece le singole ditte - quelle che sono a lavoro per le messe in sicurezza e i puntellamenti - a rimuovere le macerie che producono con la propria attività e a depositarle nelle piazze individuate dal Comune dove poi interverranno i soggetti pubblici.
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