Magnitudo del terremoto, 5.8 o 6.3? Tutte e due

Sismologi da tutto il mondo riuniti a L'Aquila

13 Maggio 2009   15:02  

Dopo il terremoto del 6 aprile l’interrogativo più diffuso che rimbalza soprattutto sulla rete riguarda la reale intensità del sisma. Il primo dato reso noto parla di una magnitudo 5.8, altre interpretazione, soprattutto statunitensi, hanno assegnato all’evento magnitudo 6.3.

La risposta è che sono vere tutte e due le cifre, perchè la violenza di un terremoto si può misurare in diversi modi, utilizzati per scopi diversi: misurare subito la grandezza di un sisma, oppure misurare, dopo un certo tempo, la sua energia. La magnitudo Richter o magnitudo locale fornisce una stima della grandezza dei terremoti. Deriva dall'ampiezza di un sismogramma, è rapida da valutare ed è, generalmente, la prima stima della grandezza di un sisma.

La magnitudo momento deriva invece dal prodotto fra area di faglia, dislocazione e resistenza della roccia, ossia dal "momento sismico". La sua determinazione richiede un certo tempo e fornisce la migliore stima dell'energia del terremoto. Le due misure possono essere diverse, stante la diversa modalità di valutazione.

In particolare per il terremoto aquilano la magnitudo Richter è 5.8, mentre la magnitudo momento è 6.3. Per capire il danno sono invece fondamentali la localizzazione e la profondità dell'epicentro, insieme alla presenza e alla vulnerabilità delle costruzioni, che sono valutate attraverso altri parametri, come l'intensità macrosismica.

La Commissione internazionale istituita con ordinanza della presidenza consiglio dei Ministri - riunita ieri e oggi a L'Aquila - ha ricevuto dal commissario Guido Bertolaso il mandato di indicare linee guida su come utilizzare osservazioni antecedenti al sisma per comprendere l’arrivo del fenomeno e fornire delle conoscenze scientifiche nella previsione dei terremoti. Previsione che ad oggi, ha ribadito Tom Jordan del California Earthquake Center, non è ancora possibile in modo deterministico, ma solo probabilistico, non essendo cioè in grado di definire luogo, momento e intensità del sisma.

Nonostante i passi avanti che la commissione ha dichiarato di aver fatto negli ultimi dieci anni nella previsione probabilistica, nessun tecnico della Protezione civile prima del 6 aprile aveva evidentemente tenuto in mente le modalità con cui avvenne il terremoto del 700 a L’Aquila, che fu preceduto da mesi di scosse minori.

Marco Signori


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