Fra i sette sindaci che hanno preso le distanze dalla manifestazione di oggi a L'Aquila - indetta per chiedere una legge ad hoc per la ricostruzione, misure straordinarie per la ripresa economico-occupazionale, e un trattamento fiscale equiparato a quello di Umbria e Marche - c'è il primo cittadino di Villa Sant'Angelo Pierluigi Biondi, Pdl.
Rispondendo alla lettera di Ettore Di Cesare, uno degli animatori del presidio di piazza Duomo, dalle pagine de ilcapoluogo.it, Biondi se la prende con uno "strisciante pregiudizio negli animi di alcuni degli organizzatori della manifestazione".
"È proprio per questo che domani (oggi, ndr) non verrò - prosegue Biondi - per la disinformazione che spandete a piene mani, per il pressappochismo con cui state affrontando il nostro dramma, per la scarsissima conoscenza dei problemi veri di quei cittadini che pur pretendete di rappresentare (in virtù di quale delega?)".
Aggiunge il sindaco di Villa Sant'Angelo: "Siete innamorati degli slogan, delle parole d’ordine, dei concetti preconfezionati. La vostra proposta politica assomiglia a uno di quegli orribili prodotti surgelati che, quando non si ha voglia di cucinare, si passano due minuti nel microonde e sono lì belli pronti da digerire. Beh, a me le idee prêt-à-porter non piacciono. E mi fanno paura quelli che non hanno mai dubbi, che vedono il mondo in bianco e nero: da una parte le tenebre dall’altra la luce. D’altronde è una dottrina molto antica e che ha saputo resistere al tempo, così come spesso capita alle religioni: il teologo che nel III secolo ne fu iniziatore si chiamava Mani, da cui derivarono il manicheismo e i manichei. Ne avrà certamente sentito parlare durante i suoi studi, oppure in una canzone di Guccini (perché avete smesso di ascoltarlo, accidenti?): sono quelli che urlano 'o con noi o traditore'.
Sentir parlare con questa sicurezza di responsabilità, di colpe, di inganni mi spaventa. È una pratica politica che ha avuto la sua fortuna principale nel Novecento europeo. E non vado oltre.
Su quali basi, poi, - prosegue Biondi - fondate queste inossidabili certezze? Su cifre inventate, sull’interpretazione di procedure che non avete letto, su leggi che non conoscete (e sì che ne avete anche presentata una…). Chi le ha dato la stima dei 20 miliardi di euro per la ricostruzione? Non ci sono riuscito io, nel mio piccolo, a Villa Sant’Angelo, a quantificare i danni e c’è riuscito lei? Mi dica come ha fatto, forse ha dati in suo possesso che non ho. Se è così, la prego, me li dia. Se non è così, invece, o è un mago o un millantatore. E se ne servissero 30? O 40?
La verità è che nessuno lo sa, per un fatto molto semplice: prima di spendere, le risorse vanno impegnate, e servono progetti. Non progetti ideali o parlati ma progetti 'in carne ed ossa'. Disegni, relazioni, conti. Ha presente? Roba che non si fa dall’oggi al domani, soprattutto con gli organici di cui disponiamo. A proposito: ha la minima idea del 'mazzo' che si fanno i dipendenti, gli amministratori, i sindaci dei piccoli comuni? Delle ore che lavorano? Del tempo che tolgono alla famiglia e alla vita privata? Lo sa cosa significa far coincidere i weekend di vacanza, con gli appuntamenti per raccogliere fondi? No, vero? E allora come si permette di dire che gli enti locali, in quota parte, si portano sulle spalle il peso della 'tragica situazione'? Vuole passare qualche giorno al mio fianco o a quello di qualunque altro collega primo cittadino? Le assicuro che è molto più difficile che almanaccare nelle assemblee o frequentare artisti engagées.
La ricostruzione non è un’ideologia rigida ed immutabile. La ricostruzione sono idee che si muovono, che si confrontano, che si scontrano. È partecipazione, scelta, decisione. È fatica quotidiana. È sofferenza e gioia. Infine è istituzionale e pubblica. Ma soprattutto è onestà intellettuale e morale. L’onestà di riconoscere che se la città è chiusa, disabitata, spettrale lo si deve solo al terremoto. Se i vicoli e le piazze sono piene di macerie, pure.
Cosa c’entra il governo? Cosa c’entrano il Commissario, la Struttura tecnica, i sindaci? Parlate tanto del modello Friuli ma avete mai incontrato gli amministratori locali? O solo i professori che hanno scritto i libri? Chiedete a un qualsiasi ex sindaco di lassù quanto è duro far partire la ricostruzione, quante carte ci vogliono, quanti problemi da risolvere ancor prima di iniziare.
Le linee guida da studiare, i capitolati tecnici da redigere, gli uffici di piano da allestire: e parliamo solo della prima fase, tra l’altro già in gran parte condivisa ed attivata con la struttura commissariale. Le sembrano tanti nove mesi per organizzarsi in aree omogenee, perimetrare i centri storici, indicare gli ambiti di ricostruzione, individuare gli aggregati edilizi, studiare una soluzione possibile al problema macerie?
Ingannatore è chi vuole nascondere tutto ciò e mistifica la realtà a proprio uso e consumo, facendo leva sulla disperazione e la buona fede degli aquilani.
Ma sa cosa mi indigna più di ogni altra cosa? L’uso strumentale che della nostra tragedia fanno gli agitatori di professione, quelli che non si sono visti quando c’era da faticare nelle tendopoli, e che domani si ritroveranno sotto le amate bandiere nero-verdi di cui non gliene frega un bel nulla. Così come non gli importa dell’Aquila e dei suoi cittadini ma solo di Berlusconi. Custodi al contrario del dogma dell’infallibilità del capo. Opposti ma simili. L’Aquila non sarà mai la loro. L’Aquila è della gente onesta che lavora, delle famiglie che tirano a campare con i figli disoccupati, degli operai in cassa integrazione, degli artigiani e dei commercianti che hanno visto tutta la vita passargli avanti in un istante. L’Aquila è degli anziani che soffrono negli alberghi, dei giovani senza punti di riferimento. Questa è L’Aquila oggi. E non la risolvete con le vostre leggi organiche, con i vostri dibattiti senza fine, con le passerelle delle firme illustri. La soluzione è una sola: è una parola, un verbo. Il più abusato ma meno praticato della storia degli uomini. Lavorare" conclude Biondi.