Domani Venerdì 11 settembre, in tutta Italia, si terrà la "Marcia delle donne e degli uomini scalzi" per dire no ai muri del razzismo e dell'intolleranza che crescono in tutta Europa e per chiedere corridoi umanitari sicuri, un sistema di diritto di asilo europeo (il superamento del regolamento di Dublino), un'accoglienza dignitosa per i profughi e lo smantellamento di tutti i luoghi di "detenzione" dei migranti.
A Pescara l'appuntamento è alle 17.30 sul Ponte del Mare - Madonnina del Porto, percorreremo il tratto di spiaggia dal molo nord alla Nave di Cascella e poi attraverso Piazza 1° maggio, Piazza della Rinascita raggiungeremo Piazza Sacro Cuore.
Aderiscono alla marcia di solidarietà: Arci, Amnesty International , Coordinamento regionale Migranti, Emergency , Rete Primo Marzo, Ass. Alis,Collettivo studentesco Pescara, Cgil - Camera del Lavoro, Ass.Movimentazioni, Sinistra Ecologia Libertà , Rifondazione Comunista, Pd, Gd,Cooperativa sociale Il Mandorlo.
Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare per chiedere con forza i primi quattro necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino
I 4 punti sono parte integrante dell'appello "Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi" lanciato nei giorni scorsi da Venezia che si trova integralmente al link che segue http://donneuominiscalzi.blogspot.it/
Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.