Si è concluso con 32 condanne e pene complessive di 200 anni di carcere il lungo processo relativo a un'organizzazione dedita all'immigrazione clandestina, che ha coinvolto imprenditori e falsi consulenti locali. Le multe totali ammontano a 8 milioni di euro, mentre otto imputati sono stati assolti. L'indagine, avviata dai carabinieri nel 2009 a seguito del crac di una lavanderia, ha portato nel 2012 all'arresto di 26 persone. Il processo è iniziato nel 2019.
Questi i principali condannati dal tribunale di Pescara:
L'indagine partì dal fallimento di una lavanderia che coinvolse Andrea Piccioni, ora condannato a 6 anni di reclusione. Il caso si è ampliato rivelando un’organizzazione criminale che facilitava l'ingresso illegale di cittadini pakistani, bengalesi e indiani in Italia, attraverso documenti falsi e complicità di imprenditori locali.
L'inchiesta ha smascherato un gruppo di 11 persone ai vertici, tra cui cinque promotori pakistani. Utilizzavano intermediari per reclutare persone in Pakistan, Bangladesh e India, sfruttando imprenditori locali per falsi nulla osta lavorativi. Ogni immigrato pagava circa 12.000 euro per entrare in Italia, soldi che venivano divisi tra committenti, intermediari e imprenditori corrotti.
L'organizzazione ha fatto entrare in Italia circa 500 persone, generando un giro d'affari di diversi milioni di euro. Le accuse di associazione a delinquere sono cadute in prescrizione, ma le condanne restano per violazione delle norme sull’immigrazione (Decreto Legislativo 286/98).