Il Consiglio di Stato riconosce come vittime del terrorismo anche chi non subì lesioni fisiche nell’attentato di Nassiriya.
A distanza di quasi 21 anni dall'attentato che devastò la base militare Maestrale a Nassiriya, il brigadiere Lucio Cosenza, originario di Chieti, ha finalmente ottenuto il riconoscimento che attendeva. Il Consiglio di Stato ha stabilito che anche coloro che rimasero coinvolti nella strage del 12 novembre 2003, pur senza riportare ferite fisiche, sono da considerarsi a pieno titolo vittime del terrorismo. Una decisione storica, destinata a creare un precedente importante in giurisprudenza.
In quel tragico giorno, un camion carico di esplosivo sfondò l’ingresso della base, strappando la vita a dodici carabinieri, cinque soldati e due civili, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva. L’Italia intera si fermò di fronte a una delle peggiori tragedie che coinvolse il nostro Paese durante le missioni internazionali. Da allora, sono passati 7.639 giorni di ricordi, commemorazioni e battaglie legali.
Cosenza, oggi 49 anni e ancora in servizio come brigadiere capo con qualifica speciale nell'Arma dei carabinieri, era presente in Iraq durante l'attacco, fortunatamente senza riportare ferite. Tuttavia, il trauma psicologico e l’angoscia di quei momenti lo hanno accompagnato per anni. La recente sentenza riconosce che anche chi ha vissuto l'orrore senza subire danni fisici diretti merita tutela e risarcimento come vittima di atti terroristici.
Questa decisione apre un nuovo capitolo nel riconoscimento dei diritti di chi ha servito lo Stato in contesti pericolosi, estendendo il concetto di "vittima" oltre il semplice danno fisico. Cosenza è stato uno dei tanti militari inviati in missione con l’obiettivo di ristabilire ordine e sicurezza in Iraq, e il suo caso rappresenta una vittoria per tutti coloro che hanno vissuto l'incubo di Nassiriya e simili attacchi.
L’attentato alla base Maestrale non solo ha lasciato ferite fisiche e psicologiche nei superstiti, ma ha anche innescato un acceso dibattito politico in Italia, portando alla dedicazione di numerose piazze e strade in memoria delle vittime. Le conseguenze di quel tragico evento continuano a pesare sulla coscienza collettiva del Paese, ma questa sentenza fornisce un barlume di giustizia per chi ha sofferto senza voce per tanti anni.
Lucio Cosenza ha vissuto due decenni tra il ricordo di quei momenti e la lunga battaglia burocratica per vedersi riconoscere il proprio ruolo di vittima del terrorismo. Oggi, grazie alla decisione del Consiglio di Stato, può finalmente trovare un po' di pace. La sentenza non si limita a offrire un risarcimento economico, ma segna un punto fermo nella storia della giurisprudenza italiana, stabilendo un importante precedente per le future vittime di eventi terroristici.
Questo caso rappresenta una pietra miliare per tutti i militari che hanno prestato servizio nelle missioni internazionali e si sono trovati coinvolti in attacchi di matrice terroristica. L'iter legale che ha portato a questa decisione, sebbene lungo, ha posto l'attenzione su un aspetto finora poco considerato: il trauma psicologico che questi uomini e donne portano con sé, anche se non visibile all’esterno.
Le implicazioni di questa sentenza potrebbero essere ampie e influenzare futuri procedimenti legali, ridefinendo i confini di cosa significa essere una vittima di terrorismo.