'Ndrangheta, la DIA confisca del patrimonio a imprenditore di Gioia Tauro, operava anche in Abruzzo

01 Giugno 2016   09:15  

Una maxi confisca di beni da 324 milioni di euro è in corso di esecuzione, da parte del personale della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di un imprenditore del settore oleario con interessi anche nei comparti alberghiero, immobiliare e dei servizi in Calabria (in particolare nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Catanzaro), ma anche in Abruzzo e in Toscana. 

L'intero capitale sottoposto a confisca, stimato in oltre 324 milioni di euro, è costituito dal patrimonio aziendale e societario di numerose società, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari.

Societa', immobili, automezzi, titoli finanziari: e' un vero proprio impero economico, il cui valore e' stimato in 324 milioni di euro, quello confiscato stamane dalla Dia di Reggio Calabria a Vincenzo Oliveri, 62 anni, noto imprenditore operante nel settore oleario con interessi nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria - in particolare nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Catanzaro - ma anche in Abruzzo e in Toscana.

La Dia ha eseguito un decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria. Oliveri, figlio del defunto Matteo Giuseppe, e' socio, insieme al fratello Antonio, di 51 anni, in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni Ottanta e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale le cui attivita', partendo dal settore oleario, si sono diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso. 

Oliveri e' stato coinvolto in diversi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, conclusi con provvedimenti di prescrizione o amnistia.

Di recente era stato arrestato per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in ordine all'indebita percezione di contributi erogati a favore di aziende facenti parte del suo Gruppo imprenditoriale.

Per i giudici del Tribunale reggino i motivi della confisca sono basati sull'ingente patrimonio accumulato dall'imprenditore nel tempo, considerato frutto di attivita' imprenditoriali illecite , oltre che sulla sproporzione tra i redditi dichiarati e quelli percepiti.

La confisca ha riguardato 15 societa' (di cui e' stata disposta la confisca della sola quota dell'imprenditore), 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari (aiuti all'agricoltura) che gli davano diritto a percepire dall'Agea la somma di circa 1,6 milioni di euro annui, e svariati conti correnti societari e personali.

Le aziende confiscate - e' stato precisato - proseguiranno comunque la loro attivita' tramite amministratori giudiziari. 


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