"Non c'è più tempo per aspettare domani" gli studenti universitari di Napoli abbracciano L'Aquila

Dall'Università Federico II a L'Aquila per vedere la realtà

06 Maggio 2013   10:06  

Il magistrale intervento di Tomaso Montanari, professore dell'Università Federico II di Napoli ha aperto il convegno di tutti gli storici dell'arte ieri a L'Aquila.

Un pomeriggio che è servito soprattutto a far comprendere, da parte di Montanari, che L'Aquila non può restare sola: "Dobbiamo metterci a disposizione dei colleghi aquilani, degli insegnanti, delle sovrintendenze. Con noi L'Aquila non sarà più da sola, la comunità scientifica non deve permetterlo".

Montanari storico dell'arte e giornalista, ha voluto portare a L'Aquila i colleghi, giunti in un migliaio, per fargli vedere una città che solo da vicino mostra la sua realtà.

E con sé Montanari ha portato gli studenti della università Federico II di Napoli.

Al termine del convegno gli studenti di Napoli hanno invaso pacificamente lo spazio tra i banchi della chiesa di San Giuseppe Artigiano in Via Sassa, che ha ospitato il convegno, mostrando cartelli con su scritto "Non c'è più tempo per aspettare domani".

Liberato Schettino, studente di archeologia e storia dell'arte dell'Università Federico II di Napoli ci spiega il senso: "Siamo venuti qui oggi con il professor Montanari per la prima volta. Dopo aver visto la situazione ci siamo sentiti in dovere di dare il nostro contributo. E' una città fantasma, e nel Paese sembra non ci sia la voglia di farla risorgere"

Gli studenti hanno sorpreso tutti con il loro gesto, inatteso, pacifico, e quanto mai adeguato. Perché l'impegno degli storici dell'arte, arriva quando i cittadini quasi non ce la fanno più. Ma è certamente un segno di speranza che gli studenti hanno voluto esemplificare con chiarezza.

"Abbiamo pensato con i nostri cartelli di essere più vicini ai cittadini, di dare una speranza. Il nostro impegno - ha concluso Liberato, in nome di tutti gli altri studenti - è portare la nostra testimonainza fuori di qui, dare forza agli abitanti e generare nuova linfa".

di Barbara Bologna


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