Nuove testimonianze al processo sul crollo del Convitto nazionale

Un tecnico: dissi che era pericoloso farci dormire i ragazzi

17 Dicembre 2011   18:28  

Rinviata al 6 marzo per l'esame degli imputati e la discussione l'udienza sul crollo del Convitto nazionale Cotugno dove la notte fra il 5 e 6 aprile persero la vita Luigi Cellini (15 anni), Ondreiy Nouzovsky (17) e Marta Zelena (16) e per questo per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi, sono imputati Livio Bearzi, preside dell'istituto, e Vincenzo Mazzotta, dirigente della Provincia de L'Aquila.

Tra i testimoni ascoltati stamane, l'assessore comunale Ermanno Lisi al quale e' stato chiesto di ricordare se la struttura del Convitto fosse stata presa in considerazione dal Comune de L'Aquila come alternativa alla "De Amicis", chiusa in seguito alla scossa del 30 marzo 2009: "Non era uno stabile inserito nelle possibili scelte perche' non avevamo fatto alcun sopralluogo dunque non potevamo sapere se fosse affidabile o meno. Comunque lo abbiamo escluso a priori dato che erano in corso alcuni lavori".

I lavori a cui fa riferimento Lisi erano quelli che erano da poco cominciati al Liceo classico.

Il titolare dell'impresa edile Quirino Giammaria ha raccontato di essere stato piu' volte all'interno del Convitto per organizzare gli interventi che gli erano stati affidati per la struttura contigua del Liceo ma che nel corso di questi incontri non gli capito' di vedere danni strutturali nei locali.

Dopo e' stata la volta di Renato Diamante, all'epoca dei fatti tecnico di una societa' privata incaricata di effettuare dei controlli nel plesso dal punto di vista della sicurezza nei luoghi di lavoro. L'uomo ha sostenuto in aula di aver detto all'imputato Bearzi e al direttore amministrativo, dopo aver effettuato il sopralluogo all'interno dell'edificio, di non far dormire i ragazzi all'interno di una stanza in cui era visibile l'umidita' nelle pareti e dove erano visibili i mattoni del soffitto.

Infine in aula anche gli educatori Luciano Carissimi e Giancarlo Filauro. I due hanno confermato la presenza di infiltrazioni nello stabile e in particolare nella stanza numero 9 dove "a gennaio, un periodo molto piovoso, cadde dell'intonaco".


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